venerdì 24 novembre 2017

VARIE 17/1182



1.FÀ CUOFENO SAGLIE E CUOFENO SCENNE.
Letteralmente: far cesto sale e cesto scende - Il Cuofeno (dal latino cophinus) è un particolare cesto di vimini piú stretto alla base e provvisto di manici, per il trasporto delle merci piú varie. La locuzione significa: lasciare che le cose vadano secondo la loro naturale inclinazione, evitare di interessarsi di qualche cosa, non curarsi di nulla.In origine l’espressione era di pertinenza dei lavoratori dell’edilizia e faceva riferimento al consiglio/ordine che il cosiddetto capomanipolo dava ad ogni sottoposto addetto allo sgombero dei calcinacci di demolizione o al trasporto dei materiali da costruzioni calati(i primi) o issati (i secondi) per il tramite di funi e carrucole affinché non impedissero con malaccorti interventi la salita e la discesa delle ceste ricolme.
2.FÀ 'E CCOSE A CAPA 'E 'MBRELLO.
Agire a testa (manico) di ombrello. Il manico di ombrello è usato eufemisticamente in luogo di ben altre teste. La locuzione significa che si agisce con deplorevole pressappochismo, disordinatamente, grossolanamente, alla carlona e senza criterio.
3.FÀ 'E SCARPE A CQUACCHED'UNO.
Letteralmente: Fare le scarpe a qualcuno. Id est: conciar male, ridurre a cattivo partito qualcuno fino al punto di approntargli la morte. L'espressione deriva dall'usanza che si teneva a Napoli, di far calzare ai morti di un certo rango - per l'ultimo viaggio - delle scarpe nuove, conservate all'uopo dai familiari.
4.FÀ 'E SCARPE A UNO E CCOSERLE 'NU VESTITO.
Letteralmente: confezionare scarpe ad uno e cucirgli un vestito.Id est: far grave danno a qualcuno conciandolo male, riducendolo  a cattivo partito  fino al punto di approntargli la morte; oppure piú modestamente  augurargli di decedere e procederne alla vestizione come accadeva  un tempo allorché  alla morte di qualcuno gli si metteva indosso un abito nuovo e gli si facevano calzare scarpe approntate a bella posta.
5.FÀ FETECCHIA.
Ad litteram: emettere una vescia, ma per traslato mancare completamente il risultato di un’azione.
I l termine in epigrafe à un variegato ventaglio di significati nella parlata napoletana, ma tutti riconducibili al primario significato di vescia, scorreggia non rumorosa, scoppio silenzioso simile a quello del fungo che giunto a maturazione esplode silenziosamente emettendo le spore; col termine fetecchia , restando nell’ambito della silenziosità,viene indicato altresí lo scppio non riuscito di un fuoco d’artificio, e piú in generale un qualsiasi fallimento o fiasco di un’operazione non giunta a buon fine
Per ciò che attiene l’etimologia, tutti concordemente la fanno risalire al latino foetere nel suo significato di puzzare - tenendo presente il primario significato di fetecchia, ma anche negli altri significati c’è una sorta di non olezzo che pervade la parola.e la riconduce al foetere latino.
Brak

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