mercoledì 29 novembre 2017

VARIE 17/1206



1.JIRSENE ‘MPILO ‘MPILO
Ad litteram: andarsene di pelo in pelo Id est: deperire, consumarsi a poco a poco. Espressione usata in riferimento a chi per malnutrizione, inedia si indebolisca, esaurendosi, consumandosi, deperendosi al segno che, iperbolicamente, se ne possano contare i singoli peli.
2.JIRSENE ‘NZOGNA ‘NZOGNA
 Ad litteram: andarsene sugna sugna locuzione che non attiene alla sfera culinaria, ma che è usata per commentare il lento consumarsi o deperirsi di una persona che si sciolga quasi a mo’ di sugna ‘nzogna s.vo f.le = sugna, strutto; preciso súbito che la voce napoletana a margine che rende l’italiano sugna o strutto è voce che va scritta ‘nzogna con un congruo apice (‘) d’aferesi (e qui di sèguito dirò il perché) e non nzogna privo del segno d’aferesi, come purtroppo càpita di trovare scritto. Ciò detto passiamo all’etimologia e sgombriamo súbito il campo dall’idea (maldestramente messa in giro da qualcuno che nzogna, (non ‘nzogna) possa essere un adattamento dell’ antico italiano sogna(sugna) con protesi di una n eufonica e dunque non esigente il segno d’aferesi (‘) e successivo passaggio di ns→nz, dal latino (a)xungia(m), comp. di axis 'asse' e ungere 'ungere'; propr. 'grasso con cui si spalma l'assale del carro'; occorre ricordare che nel tardo latino con la voce axungia si finí per indicare un asse di carro e non certamente il condimento derivato dal grasso di maiale liquefatto ad alta temperatura, filtrato, chiarificato, raffreddato e conservato in consistenza di pomata per uso alimentare, mentre gli assi dei carri venivano unti direttamente con la cotenna di porco ancóra ricca di grasso. Ugualmente mi appare fantasiosa l’idea (D’Ascoli) che la napoletana ‘nzogna possa derivare da una non precisata voce umbra assogna per la quale non ò trovato occorrenze di sorta! Messe da parte tali fantasiose proposte, penso che all’attualità, l’idea semanticamente e morfologicamente piú perseguibile circa l’etimologia di ‘nzogna sia quella proposta dall’amico prof. Carlo Iandolo che prospetta un in (da cui ‘n) illativo + un *suinia (neutro plurale, poi inteso femminile)= cose di porco alla cui base c’è un sus- suis= maiale con doppio suffisso di pertinenza: inus ed ius; da insuinia→’nsoinia→’nzogna.
3.JIRSENE ‘NZUOCOLO
Ad litteram: Andarsene in dondolo, farsi sospingere come in altalena, lasciandosi dolcemente ciondolare; per traslato l’espressione vale: godere beatamente e con voluttà dei piaceri dei sensi ed il collegamento semantico si coglie tenendo presente l’apparentamento tra il piacere che procura l’abbandonarsi al festoso dondolio in altalena e quello che procura l’abbandonarsi al godimento dei sensi;
jírsene = andarsene forma verbale formata dall unione dell’’infinito jí (dal lat. ire) con in posizione enclitica i pronomi atoni se (pron. pers. m.le e f.le di terza pers. sg. e pl. si usa in Luogo della forma pronominale atona se davanti ai pron. pers. lo, la, li, le e alla particella ne, in posizione sia enclitica sia proclitica: s’ ‘o lassaje scappà (se lo lasciò scappare); s’ ‘a vedette brutta(se la vide brutta); s’ ‘e mmettette dint’â sacca(se li intascò); gudersela (godersela); se ne jette(se ne andò); jennosene (andandosene), e ne (pron. m.le e f.le , sg. e pl. [forma atona che si usa in posizione sia enclitica sia proclitica; è sempre posposta ad altro pron. atono che l'accompagni e si può elidere davanti a vocale: es. jírsen’ ‘e capa]).
‘nzuocolo = in dondolo, in altalena e per traslato in godimento, in sollucchero; etimologicamente la voce è per la maggior parte degli addetti ai lavori ritenuta di etimo sconosciuto; ma a mio avviso è formata da un in→’n + il s.vo zuocolo (dondolo, altalena e per traslato godimento dal lat. jŏculu(m)→zuocolo (giuoco, scherzo, facezia).
4.JIRSENE A CCASCETTA nell’espressione TE NE VAJE A CCASCETTA!
Letteralmente: ANDARSENE A CASSETTA.nell’espressione TE NE VAI  A CASSETTA! La cassetta in questione è quella del cocchiere di carrozza padronale o del vespillone : il posto piú alto, ma anche il piú scomodo e il piú faticoso da raggiungere, delle antiche vetture da trasporto passeggeri vivi o morti che fossero. L'espressione viene usata quando si voglia sottolineare la eccessiva dispendiosità o fatica cui si va incontro, impegnandosi in un'azione ritenuta gravosa per cui se ne sconsiglia il porvi mano; infatti l’espressione viene usata a salace consiglio verso chi si accinga a cominciare qualcosa gravosa e probabilmente inutile; spesso la locuzione è preceduta da un imperioso siente a mme, lassa perdere (ascoltami, lascia perdere).
5.JIRSENE A CCALASCIONE
Ad litteram: ANDARSENE A CALASCIONE Id est: sciupare irrimediabilmente cose od azioni, tenendo un comportamento non consono, inadeguato, inadatto. Espressione che viene riferita per dileggio a chi perda il suo tempo in inutili occupazioni [come quella di strimpellare uno strumento musicale, nella fattispecie un colascione] invece di attendere in maniera . idonea, opportuna, adeguata, appropriata, atta, confacente, conforme, apposita, giusta, ad hoc al da farsi per raggiungere uno scopo o dar corso ad azioni giuste e produttive. colascione/calascione s.vo m.le strumento musicale in tutto simile ad un liuto a 10 corde di uso popolare nei secc. XVI e XVII, soprattutto nell'Italia meridionale. Etimologicamente nel napoletano dallo spagnolo colachón che è dal greco: dal gr. kaláthion 'piccolo paniere'(per la forma della cassa armonica dello strumento); strumento un po’ differente dal primitivo colascione che aveva solo due o tre corde; questo a dieci corde, détto anche tiorba fu suonato con l’ausilio di una grossa penna tonda di cuoio detta taccone e s’ebbe perciò la tiorba a taccone , strumento musicale d’accompagnamento,di cui dico, quasi antesignano del basso.
BRAK

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