lunedì 22 gennaio 2018

CELIBE



CELIBE.
Questa volta è stato il  caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di indicargli in quali modi si possa rendere in napoletano la voce italiana in epigrafe. Gli ò cosí risposto: caro amico, premesso che la voce italiana di cui mi chiedi [derivata da un lat. celibe-m] indica onnicomprensivamente  una persona di sesso maschile che viva fuori del matrimonio, ti significo che l’idioma  napoletano, al solito, piú esatto, preciso e rigoroso della lingua italiana, à numerosi termini di varia sfumatura usati per render la parola in epigrafe; te li elenco esaminandoli qui di sèguito:
zito/zitolo s.vo m.le  doppia morfologia [di cui la seconda diminutiva della prima] di voce usata per indicare lo sposo novello, quello che à appena contratto il matrimonio, ma non lo à ancòra consumato; quanto  all’etimologia occorre riferirsi ad una base fonosimbolica “cit” usata per indicare alcunché di piccolo; è attestata, con medesimo significato ed origine anche il femminile zita;
zetiello s.vo ed agg.vo m.le voce di medesima etimologia della pregressa, usata però per indicare precisamente in riferimento a  chi è tanto giovane da non essere in età da marito e pertanto ancóra celibe.
surdiero/sultiero s.vo ed agg.vo  m.le  doppia morfologia di una voce etimologicamente dall’iberico “soltero” usata per indicare colui che rifiuta sistematicamente le nozze restando celibe ed in solitudine di affetti perché preferisce, temendoli, non aver legami matrimoniali.
scasato s.vo ed agg.vo m.le voce di uso essenzialmente ironico riferita a colui che, pur essendo in età da marito rifugge dal formare una propria casa, restando ospite in quella dei genitori; quanto  all’etimologia  è voce deverbale di un ricostruito “scasare” opposto di “accasare” ambedue derivati di casa; è attestata, con medesimo significato ed origine anche il femminile scasata
scuitato s.vo m.le antichissima e, purtroppo, pressoché desueta voce dall’iberico “descuidado”di pari significato usata per indicare un giovane che non prende moglie per mantenersi privo di preoccupazioni e senza i problemi derivanti dal metter su famiglia; non è attestata la voce al femminile.
scapulone  s.vo ed agg.vo m.le altra voce usata esclusivamente in senso ironico, riferita ad uomo da gran pezza maturo che non si è accasato, ne lo intende fare cosí come suggerisce l’etimologia della parola deverbale di un lat. “scapolare” ossia fuggire ai legami; l’accrescitivo “one” serve appunto a sottolineare la fermezza del comportamento di eludere il matrimonio a dispetto del tempo che corre. 
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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