martedì 24 luglio 2018

A UOCCHIO E CCROCE.


 A UOCCHIO E CCROCE.
Questa volta è stato il  caro amico S. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi de visu di chiarirgli origine  significato e portata dell’ espressione partenopea   in epigrafe.
Principio precisando che si tratta di un’espressione datatissima, attestata già nel ‘500 in qualche scritto di Vincenzo Braca [Salerno, 1566 –†?1614]  un prolifico  scrittore e commediografo salernitano, operante  tra gli ultimi anni del XVI e il primo quarto del XVII secolo ed il cui   nome, è saldamente  associato al genere letterario della cosiddetta “farsa cavaiola” di cui fu il principale, se non il solo autore. Successivamente l’espressione fu recepita nella lingua nazionale diventando ad litteram:  Ad occhio e croce, ma mantenendo il medesimo significato di “misurazione o stima  presa alla buona, a casaccio, basata su un semplice sguardo non approfondito, insomma quasi un sinonimo di “circa”, “più o meno”, “approssimativamente” Ciò détto chiediamoci quale sia l’origine dell’espressione. Sul web circola fantasiosamente  ch’essa sia da ricercare nel mondo della antica sartoria in riferimento al fatto che  i tessitori, nel corso del loro lavoro, potevano rischiare di incappare in qualche problema che finiva per far sfilare dalle “verghe” quanto fino a quel momento tessuto. In questi casi, essi dovevano, ad occhio, riprendere i fili e  rimetterli in tiro, a croce, sulle verghe, come erano prima della sfilatura. In realtà i fatti stanno diversamente e per convincersene basta pensare che già in latino si usava l’espressione: ad oculum (“ad occhio”) per riferirsi a misurazione o stima fatta basandosi su un semplice colpo d’occhio e quella espressione latina è la base della prima parte: “a uocchio” della locuzione partenopea; la seconda parte: “e croce” fu aggiunta in tempi remoti  in ambito contadino napoletano per sottolineare che una  misurazione o stima fatta basandosi su un semplice colpo d’occhio fatta da un contadino veniva immediatamente addizionata di un segno di croce per augurarsi che chiamando a testimone ed in causa il Cielo questi facesse sí che la misurazione o stima fatta fósse il piú veritiera possibile,quanto piú vicina alla realtà. La fantasia del web non à limiti!
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico S.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
R,Bracale

Nessun commento:

Posta un commento