martedì 16 aprile 2019

‘NFACCI’Ê DENARE, PURE PÀTEMO È ‘NU PARENTE LASCO.


‘NFACCI’Ê DENARE, PURE PÀTEMO È ‘NU PARENTE LASCO.
Mi è stato chiesto, via e-mail,  dal  caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrare significato e portata della locuzione in epigrafe.  Gli ò cosí risposto: Mi chiedi di un’antica e giammai desueta locuzione usata per rammentare e fustigare  l’interessato egoismo  della natura umana che induce taluni gretti  individui a dimenticarsi dei sacri vincoli parentali e tenerli in non cale,al segno che un pessimo soggetto, posto davanti al dilemma se sia piú cogente   la prospettiva di lucrar danaro o la necessità di sentirsi legato ad un genitore  dall’affetto   filiale, non esita ad optare per la prima considerando persino il proprio padre, che lo à generato!..,  un congiunto sí, ma  lontano che pertanto non unisca, sentimentalmente e moralmente , piú di tanto. Rammento che in napoletano il “lontano”   riferito a  rapporto di parentela, che non sia molto forte è reso con l’aggettivo “lasco” [che è dall’ acc.vo  lat. laxu-m addizionato del suffisso “icus” donde *laxicum→lasscum→lascum ] che vale altresí allentato, rilassato.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A.  ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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