martedì 9 aprile 2019

‘O CURZO ‘E VAVO ‘INT’Ô CURZO ‘E VAVELLA


‘O CURZO ‘E VAVO ‘INT’Ô CURZO ‘E VAVELLA

Premettoo che la datatissima espressione in epigrafe da un po’ tutti gli addetti ai lavori e/o gli appassionati ad un dipresso è ritenuta una canzonatura dei laudatores tempori acti o chi di chi si ostini  a rammentare accadimenti e fatti  di tempi estremamente remoti; tanto détto  mette conto soffermarsi per cercare di chiarire a cosa ci si riferisca con il termine “curzo”, faccenda che sino ad oggi pare che  nessuno abbia messo a fuoco o, quanto meno, vi abbia posto mano. Lo fa indegnamente  il sottoscritto che si rifiuta di accettare l’ipotesi che, temporibus illis, fu proposta improvvidamente da qualcuno quando riferendosi al “curzo” l’intese “condotto, canale” fermandosi alla prima taverna dei calepini che traducono appunto “curzo”  in primis come “condotto, canale”  e poi come “ strada cittadina lunga ed elegante”; a sommesso, ma deciso avviso del sottoscritto nè l’una, nè l’altra accezione si può attagliare al “curzo” della locuzione in esame  in quanto  semanticamente nè l’una, nè l’altra possono significare o identificare gli avvenimenti  risalenti all’epoca del nonno frammisti a quelli della nonnina cosí come si è da sempre intesa l’espressione. A questo punto  chiarisco che reputo che il “curzo” della locuzione in esame altro non sia che l’abbreviazione di comodo del sostantivo “tras-curzo” che,deverbale di trascorrere, vale discorso,ragionamento,dissertazione,chiacchierata,allocuzione e simili, tutti termini che, essi sí!,  posson ben riferirsi a quelli potuti udire, a mo’ di insegnamento, dal nonno e dalla nonna e che impressi nella mente di chi li apprese nostalgicamente vengano costantemente riportati  dai laudatores tempori acti de quo.
Sottolineo che la voce Vavo (= nonno) fu la maschilizzazione dell’originario vava (=nonna[da ava con reduplicazione infantile]) di cui vavella è il diminutivo.
Satis est. Raffaele Bracale

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