‘O CURZO ‘E VAVO ‘INT’Ô CURZO ‘E VAVELLA
Premettoo che la datatissima espressione in epigrafe da
un po’ tutti gli addetti ai lavori e/o gli appassionati ad un dipresso è
ritenuta una canzonatura dei laudatores tempori acti o chi di chi si ostini a rammentare accadimenti e fatti di tempi estremamente remoti; tanto détto mette conto soffermarsi per cercare di
chiarire a cosa ci si riferisca con il termine “curzo”, faccenda che sino ad
oggi pare che nessuno abbia messo a
fuoco o, quanto meno, vi abbia posto mano. Lo fa indegnamente il sottoscritto che si rifiuta di accettare
l’ipotesi che, temporibus illis, fu proposta improvvidamente da qualcuno quando
riferendosi al “curzo” l’intese “condotto, canale” fermandosi alla prima
taverna dei calepini che traducono appunto “curzo” in primis come “condotto, canale” e poi come “ strada cittadina lunga ed
elegante”; a sommesso, ma deciso avviso del sottoscritto nè l’una, nè l’altra accezione
si può attagliare al “curzo” della locuzione in esame in quanto
semanticamente nè l’una, nè l’altra possono significare o identificare
gli avvenimenti risalenti all’epoca del
nonno frammisti a quelli della nonnina cosí come si è da sempre intesa l’espressione.
A questo punto chiarisco che reputo che
il “curzo” della locuzione in esame altro non sia che l’abbreviazione di comodo
del sostantivo “tras-curzo” che,deverbale di trascorrere, vale discorso,ragionamento,dissertazione,chiacchierata,allocuzione
e simili, tutti termini che, essi sí!, posson ben riferirsi a quelli potuti udire, a
mo’ di insegnamento, dal nonno e dalla nonna e che impressi nella mente di chi
li apprese nostalgicamente vengano costantemente riportati dai laudatores tempori acti de quo.
Sottolineo che la voce Vavo (= nonno) fu la
maschilizzazione dell’originario vava (=nonna[da ava con reduplicazione
infantile]) di cui vavella è il diminutivo.
Satis est. Raffaele Bracale
Nessun commento:
Posta un commento