CUNTRORA
Ecco un altro vocabolo che, squisitamente partenopeo,
partito dai lessici della parlata napoletana, è approdato in quelli della
lingua nazionale,(sebbene nella forma di controra) mantenendo inalterati i
significati estensivi di siesta ( che è forse da un lat.: hora sexta), riposo
pomeridiano, ciò che, per intenderci, nell’italiano mediatico (mutuato dal
romanesco) si dice: pennichella (etimologicamente deverbale di un basso latino:
*pendicare→pennicare). Nel suo significato attuale la parola partenopea
cuntrora (che etimologicamente viene dal latino: contra hora id est: ora
contraria, avversa nel senso di inadatta al lavoro, all’applicazione e quindi
da destinarsi al riposo) indica quel lasso di tempo a ridosso dell’ora
meridiana, quando – specie in estate – il sole picchia piú forte e le ore sono
piú calde; poiché nel meridione si è soliti pranzare intorno al suddetto orario
meridiano e far seguire al pranzo il riposo, la siesta, che si fa proprio nelle
ore piú calde e meno adatte al lavoro, ecco che il termine cuntrora è passato
ad indicare non piú solo un certo lasso di tempo, quanto la confortevole stasi
cui si è soliti dedicarsi in quel lasso di tempo: la siesta, il riposo cioè ed
in tale accezione ‘a cuntrora, addolcita in controra è approdata nella lingua
nazionale. In coda a tutto quanto detto rammento che la voce cuntrora
(controra) fu voce antica già in uso a far tempo dalla seconda metà del
seicento e mai desueta e che anticamente indicò qualcosa di leggermente diverso
dalla siesta (stasi, interruzione cioè) e fu addirittura codificata e stabilita
nella sua durata in riferimento soprattutto al lavoro svolto da gli operai alle
dipendenze; al proposito infatti rammento che esistettero durante la giornata
due controre cioè due ben precisi lassi di tempo duranti i quali gli operai
dismettevano temporaneamente il lavoro per prendersi un po’ di riposo e/o
rifocillarsi; l’inizio di tali controre era annunciato da nove tocchi di
campane; ora premesso che anticamente il lavoro de gli operai alle dipendenze
d’ un si’ masto (signor maestro/padrone) o di operaie alle dipendenze d’ una
sié maesta (signora maestra/padrona) si svolgeva quotidianamente nei giorni tra
la festa di san Giuseppe ed il primo lunedí di ottobre dalle sei del mattino
sino alla mezzanotte, mentre negli altri mesi veniva svolto sino a due ore dopo
la mezzanotte, ciò premesso dirò che la prima delle due codificate controre,
quella riservata ad un breve riposo ed un modico asciolvere,si protraeva tra le
ore 14 e le 16 o tra le 17 ed un’ora dopo il tramonto; la cuntrora piú lunga
era quella che si protraeva tra le tre ore di notte (corrispondenti alle ore
24.00) ed il mattino successivo (ore 6.00) durante la quale (dopo la recita
delle preghiere di compieta) gli/le operai/e prendevano l’unico sostanzioso
pasto della giornata ed il meritato riposo. In seguito il riposo notturno
perdette il nome di cuntrora che fu mantenuto per indicare la prima stasi nel
lavoro quotidiano e successivamente fu attribuito al generico riposo
postprandiale, non solo a quello che si prendevano gli/le operai/e per
sbocconcellare una loro merenda.
Raffaele Bracale
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