ZEFFUNNO & dintorni
Eccoci a dire di una antica (cfr. i vocabolaristi Andreoli e P.P.Volpe) parola partenopea: zeffunno usatissima un tempo ed ancóra
in uso, sia pure in una tipica espressione che poi illustrerò, nel parlato
partenopeo, parola che se usata direttamente quale sost. masch. traduce le voci
italiane: rovina, abisso, baratro e che invece se usata accompagnata ad un
verbo, in funzione quasi modale, preceduta dalla preposizione a (
a zzeffunno ) acquista differenti
significati o particolari sfumature dei pristini significati che qui di sèguito vedremo.
Come ò detto, in primis la
voce zeffunno
(in origine usata come sinonimo
di prufunno) valse
le voci italiane: rovina, abisso, baratro
ed etimologicamente risultò un
deverbale del tardo latino *subfunnare→suffunnare
(precipitare, subissare) per il class. sub-fundere , mentre la voce prufunno dal lat. profundu(m), comp. di pro-
'davanti' e fundus 'fondo'; propr. 'che à il fondo innanzi, piú in là'(con
chiusura della sillaba lunga d’avvio ō→u
e consueta assimilazione progressiva nd→nn) valse le voci
italiane: orrido,precipizio e segnatamente usata al plurale (e con
l’aggiunta dello specificativo ‘e casa (‘e) riavulo)= l’inferno ( ‘e prufunne ‘e casa riavulo= l’inferno); di talché passata la voce prufunno/e
ad indicare una cosa cosí brutta
da incutere paura al solo nominarla (inferno)
, si smise di usarla come sinonimo di zeffunno che sebbene avesse accezione negativa, non
raggiungeva mai quella spaventosa relativa all’inferno!
E passiamo all’uso… modale di a zzeffunno.
- Mannà a zzeffunno= mandare in rovina, ridurre
taluno in miseria; il verbo mannà= mandare cosí come l’italiano è
dal lat. mandare 'affidare,
ordinare', ricondotto a (in) man(um) dare 'dare in mano'; nella voce
napoletana si noti la consueta assimilazione progressiva nd→nn. Come si evince
dalla traduzione in italiano,nell’espressione a margine la voce zeffuno
mantiene l’originario significato di rovina
, ma acquista anche quello estensivo e totalizzante di miseria; all’incirca le medesime accezioni di zeffunno si ritrovano
nell’espressione:
-Jí a zzeffunno = andare in rovina, precipitare in miseria
espressione usata a Napoli,
solitamente per riferirsi a chi per i
piú svariati motivi quasi sempre da addebitare a sue colpe, abbia dilapidato
ingenti patrimonî quasi mai acquisiti con il lavoro e piú spesso ricevuti in
eredità.
Dell’ infinito del verbo jí = andare (derivato del
lat. ire) ò già detto numerose volte
per cui qui mi limito a sottolineare che
graficamente esso va reso jí e
non
í o i’ (come pure erroneamente qualcuno fa…), in quanto esso infinito jí è
il solo modo corretto di riprodurre in un unico comprensivo modo anche l’infinito ghí altra forma del verbo andare in napoletano,
forma con rafforzamento consonantico che si ritrova ad es.
nell’espressione a gghí a gghí = a tempo a tempo ed in talune voci della
coniugazione dell’infinito jí come ghiammo
per jammo – ghiate per jate – ghienno per jenno etc.
-
chiovere
a zzeffunno = piovere
a profusione, copiosamente in maniera esorbitante; in questo
caso ( che è poi quasi l’unico nel quale oggi venga usata l’espressione a zzeffunno…) la voce zeffunno si riallaccia quasi al suo
verbo d’origine *suffunnare= cadere in
profondità o in abbondanza, per significare appunto che si tratta solamente di una pioggia estremamente copiosa,
anche se non è errato sospettare che nell’espressione chiovere a zzeffunno non sia
estranea l’idea che una pioggia
tanto copiosa possa determinare problemi
al manto stradale fino a procurare sprofondamenti
e/o gravi dissesti del suolo.
l’infinito chiovere= piovere è un derivato del tardo lat. Lat.
plovere, per il class. pluere con il tipico passaggio di pl a chi come è in chiú
che è da plus o in chiazza da platea etc.
In chiusura mi permetto un piccolo passo all’indietro per tornare
al sostantivo di partenza e ricordare
che cosí come affermò il Puoti a Napoli con la voce zeffunno si intese oltre che rovina,
abisso, baratro etc. ( cfr. Galiani) anche
grande quantità, enorme massa come fu
nell’espressione Viato a isso, tène ‘nu
zeffunno ‘e denare!= (Beato lui, à
una gran quantità di danaro! ) o nell’espressione: Tiene mente, so’ cadute ‘nu zeffunno ‘e prete! = (Guarda, è precipitata un’enorme massa di
pietre!).
Per amor di completezza
dirò però che oggi la frase Viato a isso,
tène ‘nu zeffunno ‘e denare!= (Beato
lui, à una gran quantità di danaro! ), si renderebbe con un piú moderno ed
usato Viato a isso, tène ‘nu tummolo ‘e
denare!= (Beato lui, à una gran
quantità di danaro! ), oppure con un
Viato a isso, tène ‘nu cuofano ‘e
denare!= (Beato lui, à una gran
quantità di danaro! ) dove la voce tummolo
estensivamente = gran
quantità, ma letteralmente sta per tomolo : misura di
capacità per gli aridi che era tipica dell'Italia meridionale; nel Napoletano
equivaleva a 55,5 litri,
in Sicilia a 27,5 litri
l’etimo della voce tummulo è Dall'ar.
thumn; propr. 'un ottavo', mentre il termine cuofano
estensivamente = gran quantità, letteralmente
sta per cofano: cassa munita di
coperchio; forziere con etimo dal tardo
lat. cophinu(m) 'cesta', dal gr. kóphinos con tipica dittongazione ŏ→uo nella sillaba tonica d’avvio
ed apertura della sillaba atona fi→fa.
raffaele
bracale 31/05/07
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