domenica 16 giugno 2019

ZEFFUNNO & dintorni


ZEFFUNNO & dintorni
Eccoci a dire di una antica (cfr. i vocabolaristi Andreoli e P.P.Volpe) parola partenopea: zeffunno usatissima un tempo ed ancóra in uso, sia pure in una tipica espressione che poi illustrerò, nel parlato partenopeo, parola che se usata direttamente quale sost. masch. traduce le voci italiane: rovina, abisso, baratro  e che invece se usata accompagnata ad un verbo, in funzione quasi modale, preceduta dalla preposizione a ( a zzeffunno ) acquista differenti significati o particolari sfumature dei pristini significati  che qui di sèguito vedremo.
Come ò detto,  in primis la voce zeffunno (in origine  usata come sinonimo di prufunno) valse le voci italiane: rovina, abisso, baratro   ed etimologicamente risultò un deverbale del tardo latino *subfunnare→suffunnare (precipitare, subissare) per il class. sub-fundere , mentre la voce prufunno  dal lat. profundu(m), comp. di pro- 'davanti' e fundus 'fondo'; propr. 'che à il fondo innanzi, piú in là'(con chiusura della sillaba lunga d’avvio ō→u  e consueta assimilazione progressiva nd→nn) valse le voci italiane: orrido,precipizio  e segnatamente usata al plurale (e con l’aggiunta dello specificativo ‘e casa (‘e) riavulo)= l’inferno ( ‘e prufunne ‘e casa riavulo= l’inferno); di talché passata la voce prufunno/e  ad indicare una cosa cosí brutta da incutere paura al solo nominarla (inferno) , si smise di usarla come sinonimo di zeffunno  che sebbene avesse accezione negativa, non raggiungeva mai quella spaventosa  relativa all’inferno!
E passiamo all’uso… modale di a zzeffunno.
- Mannà a zzeffunno= mandare in rovina, ridurre taluno  in miseria; il verbo mannà= mandare cosí come l’italiano è dal  lat. mandare 'affidare, ordinare', ricondotto a (in) man(um) dare 'dare in mano'; nella voce napoletana si noti la consueta assimilazione progressiva nd→nn. Come si evince dalla traduzione in italiano,nell’espressione a margine la voce zeffuno mantiene l’originario significato di rovina , ma acquista anche quello estensivo e totalizzante di miseria; all’incirca le medesime accezioni di zeffunno si ritrovano nell’espressione:
-Jí a zzeffunno = andare in rovina, precipitare in miseria
 espressione usata a Napoli, solitamente per riferirsi a chi per  i piú svariati motivi quasi sempre da addebitare a sue colpe, abbia dilapidato ingenti patrimonî quasi mai acquisiti con il lavoro e piú spesso ricevuti in eredità.
  Dell’ infinito del verbo = andare (derivato del lat. ire) ò già detto numerose volte per cui qui  mi limito a sottolineare che graficamente  esso va reso e non í o i’ (come pure erroneamente qualcuno fa…),  in quanto esso infinitoè il solo modo corretto di riprodurre in un unico comprensivo modo anche  l’infinito ghí  altra forma del verbo andare in napoletano, forma con rafforzamento consonantico che si ritrova ad es. nell’espressione  a gghí a gghí = a tempo a tempo ed in talune voci della coniugazione dell’infinito  come ghiammo per jammo – ghiate per jate – ghienno per jenno etc.
-   chiovere  a zzeffunno = piovere a profusione, copiosamente in maniera esorbitante; in questo caso ( che è poi quasi l’unico nel quale oggi venga usata l’espressione a zzeffunno…) la voce zeffunno si riallaccia quasi al suo verbo d’origine *suffunnare= cadere in profondità o in abbondanza, per significare appunto che si tratta  solamente di una pioggia estremamente copiosa, anche se non è errato sospettare che nell’espressione chiovere a zzeffunno  non sia  estranea l’idea che una pioggia tanto  copiosa possa determinare problemi al manto stradale fino a procurare sprofondamenti e/o gravi dissesti del suolo.
l’infinito chiovere= piovere è un derivato del tardo  lat. Lat.  plovere, per il class. pluere  con il tipico passaggio di pl a chi come è in chiú che è da plus o in chiazza da platea etc.
In chiusura mi permetto un piccolo passo all’indietro per tornare al sostantivo di partenza e  ricordare che  cosí come affermò il Puoti  a Napoli con la voce zeffunno si intese oltre che rovina, abisso, baratro etc. ( cfr. Galiani) anche grande quantità, enorme massa come fu nell’espressione Viato a isso, tène ‘nu zeffunno ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ) o nell’espressione: Tiene mente, so’ cadute ‘nu zeffunno ‘e prete! = (Guarda, è precipitata un’enorme massa di pietre!).
 Per amor di completezza dirò però che oggi la frase Viato a isso, tène ‘nu zeffunno ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ), si renderebbe con un piú moderno ed usato Viato a isso, tène ‘nu tummolo ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ), oppure con un  Viato a isso, tène ‘nu cuofano ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ) dove la voce tummolo estensivamente =   gran quantità,  ma letteralmente sta per tomolo : misura di capacità per gli aridi che era tipica dell'Italia meridionale; nel Napoletano equivaleva a 55,5 litri, in Sicilia a 27,5 litri l’etimo della voce tummulo è Dall'ar. thumn; propr. 'un ottavo', mentre il termine  cuofano estensivamente = gran quantità, letteralmente sta per cofano: cassa munita di coperchio; forziere con etimo dal  tardo lat. cophinu(m) 'cesta', dal gr. kóphinos  con tipica dittongazione ŏ→uo nella sillaba tonica d’avvio ed apertura  della  sillaba atona fi→fa.
raffaele bracale 31/05/07

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