MACCARUNCIELLE ALLA NORMA NAPOLETANA
Questa ricetta è una mia
sontuosa rivisitazione di un tipico piatto siciliano: la pasta alla
Norma,piatto che deve il suo nome al
notissimo scrittore (poeta e commediografo) catanese Nino Martoglio ( Belpasso, 3 dicembre 1870 – Catania, 15 settembre 1921) il quale allorché –
invitato a pranzo da amici catanesi – si
vide presentato un piatto di maccheroni condito con pomidoro, melanzane fritte e ricotta salata, lo assaggiò ed esclamò: “È una Norma!" ad indicarne la
suprema bontà, paragonandola all'opera
omonima di Vincenzo Bellini.
E veniamo alla
mia rivisitazione:
Ingredienti e dosi per 6
persone
6 etti di
maccheroncelli(mezzanelli) spezzettati in pezzi da 4 – 5 cm. ,
3 etti di ricotta
salata (di pecora),
1 tazzina di
anice,
6 etti di
melanzane lunghe violette napoletane,
3 uova,
un ciuffo di
menta lavato, asciugato e tritato finemente,
farina q.s.
2 cucchiai di
sale fino,
uno spicchio
d’aglio mondato e schiacciato,
5 etti di
pomidoro tipo Roma o Sanmarzano lavati, sbollentati e pelati o in alternativa 5
etti di passata di pomodoro in bottiglia,
1 cipolla dorata
mondata e tritata grossolanamente,
1 etto e mezzo di pecorino grattugiato,
1 bicchiere e
mezzo d’olio d’oliva e.v.p. s. a f.,
abbondante olio
per friggere (arachidi o mais o girasole),
sale fino q.s.
pepe nero q.s.
sale doppio un
pugno.
procedimento
Lavare
ed asciugare le melanzane, troncarne il picciolo con il calice relativo e (senza
sbucciare!) tagliarle in pezzi della grandezza di un indice; sistemare (in piú
strati) i pezzi in un colapasta cospargendo ogni strato con del sale fino: in
tutto ne occorreranno circa 2 cucchiai; coprire con un piattino sormontato da
un peso di 2 kg
ed attendere 30’
affinché le melanzane decantino l’amaro liquido di vegetazione;al termine
sciacquare i pezzi sotto un getto di acqua corrente fredda e strizzarli
opportunamente, ma delicatamente;battere a spuma le uova con sale, pepe, un
cucchiaio di pecorino ed il trito di menta; mandare a temperatura abbondante
olio di semi in un tegame profondo con un aglio mondato e schiacciato che verrà tirato via appena abbia
preso colore; infarinare accuratamente i
pezzi di melanzane,intingerli nelle uova battute e
friggerli nell’olio bollente e profondo, fino a che siano dorate;
frattanto in un altro tegame provvisto di coperchio versare un bicchiere d’olio
e.v.p.s. a f. , portarlo a temperatura unendo il trito di cipolla, farlo dorare
ed aggiungere i pomidoro passati o la passata di pomodoro, salare ad libitum, pepare e portare a cottura
in circa 15 minuti un sugo non troppo
spesso; incoperchiare e tenere in caldo.
Frattanto
in molta (8 litri)
acqua salata (pugno di sale doppio) lessare al dente i mezzanelli spezzettati;
prelevarli con una schiumarola e porli in una zuppiera calda dove in precedenza sia stata stemperata la ricotta
salata con la tazzina di anice;
aggiungere il sugo di pomodoro, rimestare accuratamente ed unire infine le
melanzane dorate e fritte, cospargere
con il pecorino grattugiato ed abbondante pepe nero macinato a fresco;
rimestare ancóra, impiattare e mandare
in tavola questi sontuosi gustosi
maccheroncelli ben caldi.
NOTA
I Maccaruncielle, détti pure
mezzanielle o mezzanelle (se leggermente piú doppi) sono un tipico formato di pasta lunga e doppia, in
uso nella cucina napoletana dove
vengono usati mai cotti interi nella
loro lunghezza, ma tassativamente spezzettati in pezzi di circa 4 o 5 cm.Si tratta di una pasta
che è nota con una forma doppia di nome: una maschile (mezzanielle se di trafila
contenutamente doppia) ed una femminile (mezzanelle se di trafila leggermente piú doppia) ora sia che si
tratti di mezzanelle,
sia si tratti di mezzanielle con
tale formato di pasta ci troviamo di fronte ad un formato molto simile ai perciatelli/pirciatielli, sebbene di calibro maggiore, ci troviamo di fronte cioè al formato che fa da trait d’union tra i
formati doppi e lunghi e quelli di transito come i mezzani (etimologicamente da
un lat. medianu(m), deriv. di medius 'mezzo' atteso che tale
formato di pasta fa quasi da mediano tra i formati lunghi e quelli corti), da
cui con un pretestuoso vezzeggiativo diminutivo traggono il nome sia che lo si
intenda femminile (mezzanelle) sia che lo si intenda maschile (mezzanielle).
Al proposito rammenterò che – come accade spessissimo in napoletano (cfr. cucchiaro/ cucchiara – tammurro/tammorra –
tino/tina etc.) - con il nome
femminile si intende qualcosa di piú grosso del corrispondente maschile con la
sola eccezione di tiano che è inteso
piú grosso di tiana, per cui le mezzanelle ànno un calibro leggermente
maggiore dei mezzanielle; rammenterò altrsí che mentre i perciatelli (in italiano impropriamente
bucatini)formato di pasta quasi simile ai mezzanelli di cui son
solo un po’ piú sottili, possono esser cotti e serviti, per come sono lunghi,
questi a margine, per esser di calibro maggiore devono essere
tassativamente ridotti in pezzi di
altezza di ca 4 – 5 cm. Al proposito di bucatine
– pirciatielle = bucatini – foratini dirò che v’è una differenza tra il bucatino ed il perciatello;
il bucatino s.m. è una pasta alimentare consistente in un grosso
spaghetto piuttosto doppio e bucato per
tutta la sua lunghezza, va da sé che il nome bucatino è da collegarsi al
fatto che tale tipo di pasta è bucata; la medesima bucatura centrale che
percorre la pasta per tutta la sua lunghezza la si ritrova nei pirciatielle grossi
spaghetti piú doppi dei precedenti bucatini; poiché la voce verbale bucare
(perforare) non è napoletana, se ne deduce che tra bucatine e
pirciatielle la pasta piú tipicamente partenopea sia la seconda, atteso che
il verbo bucare (perforare) è reso in napoletano con la voce pircià
(che è dall’antico francese percer) da cui derivano ‘e pirciatielle.
Vini: Corposi vini rossi
campani (Solopaca, Aglianico, Piedirosso, Taurasi) serviti a temperatura
ambiente.
Mangia Napoli, bbona salute!
raffaele bracale
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