RADDOPPIAMENTO DELLA CONSONANTE Q
Spendo
qui di sèguito qualche parola per chiarire quale sia – a mio avviso - la
miglior soluzione grafica per indicare il raddoppiamento consonantico della
lettera Q.
Premesso
che nel napoletano non son poi molte le parole che conservano come iniziale la
lettera Q (e tra di esse rammento: quacche [assimilazione di qualche], quaccheduno [assimilazione per
adattamento di qualche+ et+ uno],quaccosa[assimilazione
per adattamento di qualche+cosa],quaglia
[ dal lat. *quacŭla], quaglià[
adattamento del lat. coagŭlare],quanno [assimilazione del lat. quando],quatto [ dal lat.quattuor→quatt(u)or→quatto],
quattuordice[dal lat. quat(t)uordĕcim], quaranta[ da un lat. pop. quadranta→qua(d)ranta, da
quadràginta per il lat. class. quadragìnta,] e poche altre) mentre alcune altre (cfr.
cuièto [dal lat. quietus, der. di quies
-etis «quiete»], cuietà [=acquietare da un
lat. tardo quietare] e talora cuoto [=
quoziente dal lat. quotus]) ànno dismesso l’etimologica Q per sostituirla con
la piú comoda C. Tanto premesso, rammento che
la lettera Q, ereditata dall’alfabeto latino, compare solo
nella sequenza qu per rappresentare il
cosiddetto
nesso labiovelare (costituito da una occlusiva velare sorda, la Q, e
dalla U semiconsonante), ed è una lettera in sovrappiú perché indica il
medesimo suono indicato dalla C, come si nota confrontando cuoco e
quale; le grafie diverse si giustificano solo risalendo al latino cocus
e qualis.
Per
questa ragione la Q “ottiene anche le stesse proprietà” della C,
come si legge nel
Vocabolario
della Crusca (1612), “salvo che, dovendosi raddoppiare, il C gli
si pone davanti, in
sua
vece come in ad es:acqua dal lat.
aqua-m.Non esistono deroghe (nel napoletano) mentre le uniche deroghe a quest’uso generale del
raddoppiamento
del Q compaiono, nell’italiano, per il lemma soqquadro (soqquadrare,
soqquadrato) ed in un
altro
caso, biqquadro (e, sul suo esempio, talora anche in
beqquadro).Faccio
notare che questa insolita e
circoscritta grafia qq è nata certamente per analogia: dato che i
rafforzamenti, nella maggior parte dei casi, vengono indicati raddoppiando il
segno della consonante, in italiano sul
modello
di sommossa e soppiatto, si è fatto anche soqquadro.Ma non
v’à ragione perché se ne segua l’esempio nel napoletano. Ricordo infine che i
grammatici cinquecenteschi, a partire da Giovanfrancesco Fortunio [ (n. Pordenone -† Ancona 1517), optarono
per la
grafia latineggiante CQ e così essa si impose rapidamente ed
universalmente ed è la medesima ragione per la quale nel raddoppiamento
consonantico iniziale della Q propugno l’uso del CQ contrariamente a quanto propone l’amico Carlo Iandolo che, mi
pare, opti per un QQ poco latineggiante e che ricorda troppo l’italiano soqquadro
grafia che già nel passato grammatici del
calibro di Amerindo Camilli (Pronuncia e grafia dell’italiano, p. 38) trovò tra le eccezioni fastidiose ed assurde alla stregua del biqquadro
ed opinò che si potesse e fósse meglio scrivere bicquadro
e socquadro”.
Perché
non seguire il suo consiglio anche per il napoletano che, come il volgare, è
figlio del latino sia pure parlato?
Brak
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