15 ICASTICHE
LOCUZIONI
1.PUOZZ'AVÉ
MEZ'ORA 'E PETRIATA DINTO A 'NU VICOLO ASTRITTO E CA NUN SPONTA, FARMACIE
'NCHIUSE E MIEDECE GUALLARUSE!
Imprecazione malevola rivolta contro un inveterato nemico cui si augura di sottostare ad una mezz'ora di lapidazione subíta in un vicolo stretto e cieco, che non offra cioè possibilità di fuga; a maggior cordoglio poi gli si augura di non trovare farmacie aperte in cui reperire medicamenti e/o linimenti ed imbattersi in medici affetti da ernie inguinali e pertanto lenti al soccorso.
Imprecazione malevola rivolta contro un inveterato nemico cui si augura di sottostare ad una mezz'ora di lapidazione subíta in un vicolo stretto e cieco, che non offra cioè possibilità di fuga; a maggior cordoglio poi gli si augura di non trovare farmacie aperte in cui reperire medicamenti e/o linimenti ed imbattersi in medici affetti da ernie inguinali e pertanto lenti al soccorso.
2. AJE VOGLIA ‘E METTERE RUMMA: ‘NU STRUNZO
NUN ADDIVENTA MAJE BBABBÀ
È inutile aggiungere rum, uno stronzo non
diverrà mai un babà. Letteralmente:
Puoi anche irrorarlo con parecchio rum,tuttavia uno stronzo non diventerà mai
un babà. Id est: un cretino, uno sciocco per quanto si cerchi di agghindarlo,
edulcorare o esteriormente migliorare, non potrà mai essere una cosa diversa da
ciò che è...; non potrà mai diventare buono gustoso ed appetibile come un babà,
restando pur sempre la stomachevole cosa che è!
Per legge naturale per quanto si tenti di
edulcorarlo, uno stronzo non potrà mai trasformarsi in un dolce saporito come un babà; alla stessa
stregua: per quanto lo si cerchi di migliorare, uno sciocco, un imbecille non
potrà mai cambiare in meglio la propria sfavorevole natura;
aje voglia ‘e locuzione verbale, in uso anche nella lingua italiana
nella valenza di insistere inutilmente in un tentativo: ài voglia a (o di) strillare, tanto non
ti sente nessuno, per quanto tu possa strillare, non ti sentirà nessuno;
anche ellittico: ài voglia!: è
inutile;
mettere = mettere, porre, aggiungere, disporre
collocare dal Lat. mittere 'mandare' e 'porre,
mettere';
rumma =
rum acquavite ottenuta
per lo piú dalla distillazione della
melassa di canna da zucchero fermentata.la voce inglese rum è derivata da rum- bustious 'chiassoso, violento', con
allusione al comportamento degli ubriachi bevitori della suddetta acquavite; la
voce napoletana rumma è coniata su quella inglese con una tipica
paragoge, ma qui di una piena a finale
(invece della consueta e semimuta) e raddoppiamemento
espressivo della m etimologica fino
a formare la seconda sillaba ma della voce rumma,
come altrove tramme←tram,barre←bar
etc.
strunzo =
stronzo, escremento solido di forma
cilindrica e figuratamente persona stupida, odiosa
etimologicamente dal longobardo strunz 'sterco';
addiventa =diventa voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito addiventà = divenire, venire a essere,
trasformarsi in derivato dal lat. volg. ad+ *deventare, forma rafforzata (vedi prep. ad) di quella
intensiva deventare del lat. devenire
= divenire; da notare la
particolarità che la voce verbale a
margine (indicativo presente) è resa in italiano con il futuro, tempo che –
quantunque esistente nelle coniugazioni dei verbi napoletani – è pochissimo
usato, preferendogli un presente in funzione futura o altrove costruzioni del
tipo aggi’ ‘a = devo da;
maje = mai, in nessun tempo, in nessun caso derivato dal
latino magi(s)= piú con
caduta della sibilante finale e della g intervocalica sostituita da una j di transizione e con paragoge della semimuta finale e al posto della i ;
babbà = babà tipico dolce partenopeo (
tuttavia non originario in quanto pare importato a Napoli, sotto il regno di Ferdinando
I di Borbone, da pasticcieri francesi (chiamati a Napoli da Maria Carolina e
richiesti a sua sorella Maria Antonietta)che l’avevano mutuato da dolcieri
polacchi che s’ era portato dietro nel suo esilio parigino il re Stanislao Leszczinski, re di Polonia dal
1704 al 1735.e che una leggenda, priva di supporti storici, vuole inventore - per puro caso - del dolce ) di pasta
soffice e lievitata, intrisa di uno sciroppo al rum. La voce napoletana, con
tipico raddoppiamento espressivo della seconda labiale esplosiva, è dal fr. baba→babbà, che è dal
polacco baba '(donna vecchia')in
quanto il dolce per la sua morbidezza ben s’addice alla bocca sdentata d’una
vecchia!
3.SI 'A
MORTE TENESSE CRIANZA, ABBIASSE A CHI STA 'NNANZE.
Letteralmente: Se la morte avesse educazione porterebbe via per primi chi è piú innanzi, ossia è piú vecchio... Ma, come altre volte si dice, la morte non à educazione, per cui non è possibile tenere conti sulla priorità dei decessi.
crianza s.vo f.le =creanza,compitezza,buona
educazione, gentilezza; voce dallo sp.
crianza, deriv. di criar 'allevare,
educare', che è dal lat. creare 'creare'
abbiasse voce verbale 3° p. sg. cong. imperfetto dell’infinito abbiare/abbià
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4.PURE 'E
CUFFIATE VANNO 'MPARAVISO.
Anche i corbellati vanno in Paradiso. Cosí vengono consolati o si autoconsolano i dileggiati prefigurando loro o auto prefigurandosi il premio eterno per ciò che son costretti a sopportare in vita. Il cuffiato è chiaramente il corbellato cioè il portatore di corbello (in arabo: quffa) |
5.'O PURPO
SE COCE CU LL'ACQUA SOJA.
Letteralmente: il polpo si cuoce con la propria acqua, non à bisogno di aggiunta di liquidi. Id est: Con le persone di dura cervice o cocciute è inutile sprecare tempo e parole, occorre pazientare e attendere che si convincano da se medesime. |
6.'A
GATTA, PE GGHÍ 'E PRESSA, FACETTE 'E FIGLIE CECATE.
La gatta, per andar di fretta, partorí figli ciechi. La fretta è una cattiva consigliera. Bisogna sempre dar tempo al tempo, se si vuol portare a termine qualcosa in maniera esatta e confacente. |
7.FÀ 'E
CCOSE A CAPA 'E 'MBRELLO.
Agire a testa (manico) di ombrello. Il manico di ombrello è usato eufemisticamente in luogo di ben altre teste. La locuzione significa che si agisce con deplorevole pressappochismo, disordinatamente, grossolanamente, alla carlona. |
8.CHI NUN
SENTE A MMAMMA E PPATE, VA A MURÍ ADDÒ NUN È NATO...
Letteralmente: chi non ascolta i genitori, finisce per morire esule. Id est: bisogna ascoltare e mettere in pratica i consigli ricevuti dai genitori e dalle persone che ti vogliono bene, per non incorrere in disavventure senza rimedio. |
9.È
GGHIUTA 'A MOSCA DINT' Ô VISCUVATO...
Letteralmente: È finita la mosca nella Cattedrale. È l'icastico commento profferito da chi si lamenta d' un risibile asciolvere somministratogli, che non gli à tolto la fame. In effetti un boccone nello stomaco, si sperde, quasi come una mosca entrata in una Cattedrale... Per traslato la locuzione è usata ogni volta che ciò che si riceve è parva res, rispetto alle attese... |
10.CU 'NU SÍ
TE 'MPICCE E CU 'NU NO TE SPICCE.
Letteralmente: dicendo di sí ti impicci, dicendo no ti sbrighi. La locuzione contiene il consiglio, desunto dalla esperienza, di non acconsentire sempre, perché chi acconsente, spesso poi si trova nei pasticci... molto meglio, dunque, è il rifiutare, che può evitare fastidi prossimi o remoti.
Letteralmente: dicendo di sí ti impicci, dicendo no ti sbrighi. La locuzione contiene il consiglio, desunto dalla esperienza, di non acconsentire sempre, perché chi acconsente, spesso poi si trova nei pasticci... molto meglio, dunque, è il rifiutare, che può evitare fastidi prossimi o remoti.
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11.LASSEME
STÀ CA STONGO 'NQUARTATO!
Lasciami perdere perché sono irritato, scontroso, adirato. Per cui non rispondo delle mie reazioni... La locuzione prende il via dal linguaggio degli schermidori: stare inquartato, ossia in quarta posizione che è posizione di difesa, ma anche di prevedibile prossimo attacco il che presuppone uno stato di tensione massima da cui possono scaturire le piú varie reazioni. |
12.SE
FRUSCIA PINTAURO, D''E SFUGLIATELLE JUTE 'ACITO.
Si vanta PINTAURO delle sfogliatelle inacidite. Occorre sapere che Pintauro era un antico pasticciere napoletano che, normalmente, produceva delle ottime sfogliatelle dolce tipico inventato peraltro dalle suore del convento partenopeo detto Croce di Lucca. La locuzione è usata nei confronti di chi continua a pavoneggiarsi vantandosi di propri supposti meriti, anche quando invece i risultati delle sue azioni sono piuttosto deprecabili come sarebbero quelli di sfogliatelle inacidite dunque non edibili. |
13.CARCERE,
MALATIA E NECISSITÀ, SE SCANAGLIA 'O CORE 'E LL'AMICE.
Carcere, malattia e necessità fanno conoscere la vera indole, il vero animo, degli amici. |
14.MURÍ CU
'E GUARNEMIENTE 'NCUOLLO.
Letteralmente: morire con i finimenti addosso. La locuzione di per sé fa riferimento a quei cavalli che temporibus illis, quando c'erano i carretti e non i camioncini tiravano le cuoia per istrada, ammazzati dalla fatica, con ancora i finimenti addosso.Per traslato l'espressione viene riferita, o meglio veniva riferita a quegli inguaribili lavoratori che oberati di lavoro, stramazzavano, ma non recedevano dal compiere il proprio dovere.... Altri tempi! Oggi vallo a trovare, non dico uno stakanovista, ma un lavoratore che faccia per intero il suo dovere... |
15.NISCIUNO
TE DICE: LAVATE 'A FACCIA CA PARE CCHIÚ BBELLO 'E ME.
Nessuno ti dice: Lavati il volto cosí sarai piú bello di me. Ossia:non aspettarti consigli atti a migliorarti, in ispecie da quelli con cui devi confrontarti.
brak
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