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DATATE LOCUZIONI
1 -TURNÀ 'A STIMA A CQUACCUNO
Ad litteram: render
la stima a qualcuno; id est:
riconfermare la fiducia o anche
il rispetto a qualcuno cui, per errore o
transeunti, futili motivi erano stati
tolti.
2 -UNA NE FA E CCIENTO
NE PENZA
Ad litteram: una
ne fa e cento ne progetta Locuzione
che fotografa il comportamento
iperattivo di chi si dedichi , ma non si sa con quanto successo, a troppe
iniziative di varia portata; la locuzione è usata altresí per stigmatizzare,anche se bonariamente, la
ipercinecità di un ragazzo attivamente impegnato a fare innumerevoli
marachelle.
3 - UOCCHIE CHINE E MMANE
VACANTE
Ad litteram: occhi
pieni e mani vuote; cosí si suole dire di chi, o per suo demerito o per
sopravvenute contrarietà insormontabili,
non riesce a raggiungere il
risultato sperato e resti a bocca asciutta o mani vuote e si debba contentare
di veder prossimo il risultato sperato, senza però avere la capacità o
possibilità di toccarlo con le mani
ossia
realizzarlo; in
chiave piú becera, ma simpatica la
locuzione fu usata per stigmatizzare la situazione di chi, attratto da procaci,
provocatorie rotondità femminili si doveva contentare di guardare, senza poter
toccar con mano e quindi senza potersi
regolare nel modo ricordato altrove.
4 -UOCCHIE 'NFRONTE
NUN NE TIENE?
Ad litteram: occhi
sulla fonte non ne ài? Icastica ed ironica domanda retorica che si suole
rivolgere, per redarguirlo, a chi colpevolmente distratto o disattento sia
incorso in errori che si ritenga siano
stati provocati dal fatto che egli non
abbia esattamente guardato o badato a
ciò che faceva, quasi non fosse munito di occhi.
5 -UH, ANEMA D''E
PIERE 'E PUORCHE!
Locuzione esclamativa
intraducibile ad litteram atteso che è
impossibile che le zampe di un maiale abbiano quell'anima che iperbolicamente, ma erroneamente, nella
locuzione viene chiamata in causa;
il senso celato della
locuzione è: che esagerazione!, cosa mi vai raccontando?, è incredibile ciò che
mi dici!, come incredibile sarebbe un maiale provvisto nelle zampe o altrove di
anima.
6 -UOCCHIE SICCHE
Ad litteram:occhi
seccati, o - meglio - seccanti,cioè:
occhi capaci di seccar, prosciugare coloro contro cui vengon rivolti(ossia
arrecar danno a
qualcuno sino a prosciugarne i succhi vitali). Cosí, come in epigrafe, vengono
chiamati i menagramo, gli jettatori, tutti coloro che con i loro sguardi sono
ritenuti capaci di grandemente
danneggiare qualcuno, non con azioni proditorie, ma semplicemente guardandolo.
7 -USO NUN METTERE E
USO NUN LEVÀ
Ad litteram: non
creare (nuove) abitudini e non
toglierne; id est: lascia stare il mondo cosí com'è; non impegnarti a
tentare di cambiarlo introducendo nuove abitudini che
specialmente se si concretano in liberalità, omaggi e donativi nei
confronti di terzi, diventano con il trascorrere del tempo eccessivamente
onerosi e difficili se non impossibile
toglier via; la cosa vale anche quando si trattasse di togliere inveterate
abitudini; il tentativo di estirparle potrebbe ingenerare malumori nei terzi
che vedendo eliminati o lesi alcuni pregressi privilegi potrebbero
ribellarsi anche violentemente.
8 -UH, SSEVERE 'E
PAZZE !
Esclamazione
impossibile da tradurre ad litteram che viene pronunciata nell'osservare situazioni o accadimenti ritenuti
cosí strani ed improbabili da destare gran meraviglia, stupore e/o
rabbia, nell'intento di sottolineare che
quelle situazioni o accadimenti son cose da matti, quasi incredibili.
Strana locuzione
quella in epigrafe dove con ogni
probabilità il termine ssevere è
corruzione dell'espressione francese: c'est vrai ( de
foux) (è veramente da folli); la stranezza della espressione napoletana
consiste nel fatto che ci si è
limitati nella sua formulazione, alla
sola corruzione della prima parte di quella francese: c'est vrai,
completandola con il termine toscano:
pazzi esatta traduzione del francese
foux.
9 - VA' A FFÀ 'E PPEZZE!
Ad litteram: va’ a
raccattare cenci!
Eufemistica
espressione usata in luogo di altra piú corposa anche se becera, che qui di
seguito illustrerò, per invitare un importuno, fastidioso individuo a liberarci
della sua sgradita presenza, ed andare a raccattare cenci.
10 -VA' A FFÀ 'NCULO!
ma
meglio VALLO A PIGLIÀ 'NCULO!
Superfluo tradurre questi conosciutissimi modi di rendere
l'italiano: va' a quel paese!La variante è sí piú becera, ma quanto piú
corposa, esplicita e dura, atteso che colui cui è rivolta la locuzione
è invitato a tenere nell'ipotetico
rapporto sodomitico la posizione
soccombente, non quella attiva prevista dalla prima locuzione; ambedue però,
come quella del num. precedente, si rivolgono ad un importuno, fastidioso
soggetto, invitato qui a dedicare il suo tempo ad altre attività che non quella
di infastidirci.
Rammento che nel fiorito linguaggio
espressivo popolare talora la prima espressione in esame, (nello sciocco
intento di evitar di pronunciare la parola culo ingiustamente intesa volgare o
becera) viene imbarocchita in va’ a ffà dinto a ‘na chieja ‘e mazzo che ad litteram è: vai a fare (coire) in una piega di sedere dove con il termine piega
di sedere si intende il solco anatomico di separazione delle natiche solco che
icasticamente rappresenta una piegatura di quelle. Nel pronunciare tuttavia
quest’ultima espressione accade che in luogo di pronunciare il termine culo
becero e volgare se ne pronuncia uno analogo: mazzo di talché per ovviare a
tutto ciò qualcuno trasforma eufemisticamente l’espressione in un’altra di
analogo significato, ma che suona va’
a ffà dinto a ‘na chieja ‘e vesta! che ad litteram è: vai a fare (coire) in una piega di veste e
con essa espressione si dà luogo ad una precisazione utilissima ,
con cui si chiarisce che la piega di sedere da prendere in
considerazione è esattamente una piega femminile, cosa che si evince dal fatto
che la veste è un indumento femminile!
chieja sv.vo
f.le =piega, piegatura, ma
anche incavo, solco; voce dal lat. plica-m con consueta risoluzione del
digramma latino pl seguito da vocale nel napoletano chi (cfr.
chiummo←plumbeu(m) - chiazza←platea – pluere→chiovere etc.).
mazzo sv.vo m.le
di per sé in primis è l’ano e poi per sineddoche il culo, il sedere,il deretano, il complesso
delle natiche e dell’ ano complesso
che è tipico degli esseri umani e degli animali quadrupedi di grossa taglia;
gli uccelli come il gallo (cfr. ultra)
non son forniti di natiche, ma del solo ano; cionnonpertanto nella
locuzione ‘a gallina fa ll’uovo e ô vallo
ll’abbruscia ‘o mazzo si preferisce mantenere la voce mazzo riferito al gallo, voce piú rapida
e forse meno volgare de ‘o buco d’’o culo con cui in napoletano, accanto ad altre voci
come fetillo,feticchio, taficchio, màfaro etc. si indica l’ano;etimologicamente la voce mazzo nell’accezione indicata è dall’acc. lat. matia(m)=intestino e la voce femminile matiam è stata poi
maschilizzata ed in luogo di dare mazza à dato mazzo;la
maschilizzazione si rese necessaria per scongiurare la confusione tra
un’eventuale mazza (ano) e la mazza
(bastone) e si addivenne al maschile mazzo
anche tenendo presente che nel napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o
contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú
grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande
rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande
rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande
rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande
rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o
caccavo piú grande de ‘a caccavella; nella fattispecie l’ano, per
vasto che possa essere, è certamente piú piccolo d’ un bastone e dunque mazzo
l’ano/il sedere e mazza il
bastone.
A margine di questa voce rammento che nel napoletano esiste un omofono
ed omografo mazzo che vale però
fascio (di fiori, ortaggi o carte da giuoco) ed à un diverso etimo derivando
non dall’acc. lat. matia(m)=intestino , ma da un nom. lat. med. macĭus.
11 -VA' TE COCCA!
Ad litteram: va' a
coricarti Altro modo di invitare
qualcuno a togliersi di torno, ad andar via, a sparire per non importunarci o
tediarci. Qui con modi piú contenuti e gentili rispetto a quelli dei numeri
precedenti, lo si vuol convincere di
liberarci della sua presenza, andandosene a dormire. Talvolta però, atteso
che per coricarsi occorre stendersi su
di un letto, con la locuzione in epigrafe
si adombra il pessimo desiderio
che il soggetto contro cui è rivolta
debba giacere definitivamente disteso!
12 -VATTE A FFÀ
FOTTERE!
Ad litteram: va' a
farti possedere Ma è il medesimo perentorio invito a farsi sodomizzare - sia pure
metaforicamente - contenuto nella variante di cui precedentemente.
13 -VEDÉ 'A MORTE CU
LL'UOCCHIE
Ad litteram: vedere
la morte con gli occhi ; e sarebbe sciocco ed inopportuno chiedere: e con
che altro si può vedere?, atteso che il napoletano è ricchissimo di simili
tautologie, come appunto:'a vista 'e ll'uocchie, puorto 'e mare, palazzo 'e case, etc. tutte
però necessarie a quel tipico
barocchismo dell'eloquio partenopeo.La locuzione si usa per riferire di essersi
trovati in situazioni di vita di relazione o di salute cosí gravi e/o
pericolose da vedere la morte in viso e
di esserne fortunatamente venuti fuori tanto da raccontarne.
14 -VEDÉ COMME SE METTONO
'E CCOSE
Ad litteram: vedere
come evolvono le cose; id est: mettersi in prudente attesa, vagliare e
soppesare le situazioni e decidersi
all'azione solo quando ci si sia resi ben conto di quali pieghe posson prendere
o stanno prendendo le faccende che ci
occupano
15 -VEDERSENE BBENE
Locuzione,
impossibile da tradurre alla lettera, dalla doppia valenza: in primis:
profittare di ciò che ci venga messo a
nostra disposizione, godendone ampiamente, senza remore o misura; con altra
valenza la locuzione è usata per indicare il franco, disinibito comportamento
di chi apertamente affronti
qualcuno e gli dica a muso duro tutto il
fatto suo, senza scrupoli e/o timori reverenziali.
16 -VEDERSE PIGLIATO
DA 'E TURCHE
Ad litteram: vedersi
preso dai Turchi Id est: Essere assalito da grande timore e disperazione ,
trovandosi in situazioni pericolose o cosí ingarbugliate e contorte da non
poterne venire fuori, come temporibus illis dovevano trovarsi i rivieraschi
assaliti continuamente da quei pirati saraceni, tutti ritenuti e detti Turchi
adusi alle piú efferate violenze.
17 -VENÍ FRISCO
FRISCO
Ad litteram:
giungere fresco fresco; detto di chi con
tranquilla faccia tosta si presenti ed entri nel merito di un accadimento già
da gran tempo avviato ed in corso e senza dimostrare di essersi impegnato per
parteciparvi o di avere conclamate capacità organizzative o risolutive, voglia imporre il proprio punto di
vista a dispetto di quanti stiano da gran tempo e con grande impegno
lavorando al progetto de quo.
18 -VENÍ FRISCO E
D''A GROTTA.
Ad litteram: giunger
fresco e dalla grotta; locuzione simile alla precedente con
l'aggravante qui che il soggetto cui si
riferisce avrebbe dovuto concorrere all'accadimento in questione ed invece se ne è a lungo disinteressato, per
presentarsi a reclamare il proprio utile
a giuochi fatti, quando le asperità sono state affrontate e livellate da altri.
L'immagine della
locuzione ripete quella del cocomero
che arriva in tavola solo a fine pasto
dopo essere stato tenuto al fresco artificiale del ghiaccio o a quello naturale
d'una cantina.
19 -VENCERE 'O PUNTO
Ad litteram: vincere
il punto; id est: riuscire, in un contrasto, a far prevalere il proprio
punto di vista, affermandolo e mantenendolo
quasi che esso fosse un premio da conseguire.
20 -VENÍ O SCENNERE
DÂ MUNTAGNA
Ad litteram: venire
o scendere dalla montagna; Detto di chi sia ritenuto sciocco, stupido e
credulone, nella erronea convinzione che coloro che vivono in luoghi impervii
ed appartati siano, nel confronto con i cittadini cosí corrivi, sempliciotti e
creduloni da poterli facilmente circuire ed imbrogliare.
Brak
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