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17 ESPRESSIVE LOCUZIONI
1.TENÉ 'A
SALUTE D' 'A CARRAFA 'E ZECCA.
Letteralmente:avere la consistenza della caraffa
della Zecca. Ossia essere gracilissimo e cagionevole di salute quasi come
l'ampolla di litri 0,727 (usata per le tarature) esistente presso la
Zecca di Napoli, ampolla che era di
sottilissimo vetro e perciò fragilissima.
|
2.TENGO 'E
LAPPESE A CQUADRIGLIÈ, CA MM'ABBALLANO PE CCAPA.
Letteralmente: Ò le matite a quadretti che mi
ballano in testa. Presa alla lettera la locuzione non significherebbe niente.
In realtà "lappese a quadrigliè" è la corruzione dell'espressione
latina lapis quadrellata, seu opus reticulatum antica tecnica di costruzione
muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce
laterali e tenendo la base rivolta verso l'esterno, ed il vertice verso
l'interno, piccole piramidi di tufo o altra pietra, per modo che chi
guardasse il muro, così costruito, avesse l'impressione di vedere una serie
di quadratini orizzontati diagonalmente. Questa costruzione richiedeva
notevole precisione ed attenzione con conseguente applicazione mentale tale
da procurare nervosismo ed agitazione.
|
3.PARÉ 'A
SPORTA D''O TARALLARO.
Sembrare la cesta del venditore dei taralli. La
locuzione è usata innanzi tutto per indicare chi, per motivi di lavoro o di
naturale instabilità, si sposta continuamente, come appunto il venditore di
taralli che con la sua cesta, per smaltire tutta la merce fa continui lunghi
giri. C'è poi un'altra valenza della locuzione. Poiché gli avventori di
taralli son soliti servirsi con le proprie mani affondandole nella cesta
colma di tartalli per scegliere, alla stessa maniera c'è chi consente agli
altri di approfittare e servirsi delle sue cose, ma lo fa più per indolenza
che per magnanimità.
|
4.LÀSSEME
STÀ CA STONGO'NQUARTATO!
Lasciami perdere perché sono irritato, scontroso,
adirato. Per cui non rispondo delle mie reazioni... La locuzione prende il
via dal linguaggio degli schermidori: stare inquartato, ossia in quarta
posizione che è posizione di difesa, ma anche di prevedibile prossimo attacco
il che presuppone uno stato di tensione massima da cui possono scaturire le
più varie reazioni.
|
5.SE
FRUSCIA PINTAURO, D''E SFUGLIATELLE JUTE 'NNACITO.
Si vanta PINTAURO delle sfogliatelle inacidite.
Occorre sapere che Pintauro era un antico pasticciere napoletano che,
normalmente, produceva delle ottime sfogliatelle dolce tipico inventato
peraltro dalle suore del convento partenopeo detto Croce di Lucca. La
locuzione è usata nei confronti di chi continua a pavoneggiarsi vantandosi di
propri supposti meriti, anche quando invece i risultati delle sue azioni sono
piuttosto deprecabili.
|
6.CARCERE,
MALATIA E NNECISSITÀ, SE SCANAGLIA 'O CORE 'E LL'AMICE.
Carcere, malattia e necessità fanno conoscere la
vera indole, il vero animo, degli amici.
|
7.MURÍ CU
'E GUARNEMIENTE 'NCUOLLO.
Letteralmente: morire con i finimenti addosso. La
locuzione di per sé fa riferimento a quei cavalli che temporibus illis,
quando c'erano i carretti e non i camioncini, tiravano le cuoia per istrada, ammazzati
dalla fatica, con ancóra i finimenti addosso.Per traslato l'espressione viene
riferita, o meglio veniva riferita a quegli inguaribili lavoratori che
oberati di lavoro, stramazzavano, ma non recedevano dal compiere il proprio
dovere.... Altri tempi! Oggi vallo a trovare, non dico uno stakanovista, ma
un lavoratore che faccia per intero il suo dovere...
|
8.NISCIUNO
TE DICE: LÀVATE 'A FACCIA CA PARE CCHIÚ BBELLO 'E ME.
Nessuno ti dice: Lavati il volto così sarai più
bello di me. Ossia:non aspettarti consigli atti a migliorarti, in ispecie da
quelli con cui devi confrontarti.
|
9.QUANN'
UNO S'À DDA 'MBRIANCÀ, È MMEGLIO CA 'O FFA CU 'O VINO BBUONO.
Quando uno si deve ( cioè:decide) d'ubriacarsi è
meglio che lo faccia con vino buono. Id est: Se c'è da perdere la testa è più
opportuno farlo per chi o per qualcosa per cui valga la pena.
|
10.SCIORTA
E CAUCE 'NCULO, VIATO A CCHI 'E TTÈNE!
Beato chi à fortuna e spintarelle ovvero
raccomandazioni
|
11.ANCAPPA
PE PRIMMO, FOSSERO PURE MAZZATE!
Letteralmente: Acchiappa per primo, anche se
fossero botte! L'atavica paura della miseria spinge la filosofia popolare a
suggerire iperbolicamente di metter le mani su qualsiasi cosa, anche
rischiando le percosse, per non trovarsi - in caso contrario - nella
necessità di dolersi di non aver niente!
|
12.A PPAVÀ
E A MMURÍ, QUANNO CCHIÚ TTARDE SE PO’.
A pagare e morire, quando più tardio sia possibile!
E' la filosofia e strategia del rimandare sine die due operazioni molto
dolorose, nella speranza che un qualche accadimento intervenuto ce le faccia
eludere.
|
13.'NA
VOTA È PPRENA, 'NA VOTA ALLATTA, NUN 'A POZZO MAJE VATTE'
Letteralmente:una volta è incinta, una volta dà
latte, non la posso mai picchiare...Come si intuisce la locuzione era in
origine usata nei confronti della donna. Oggi la si usa per significare la
situazione di chi in generale non riesce mai a sfogare il proprio rancore e o
rabbia a causa di continui e forse ingiustificati scrupoli di coscienza.
|
14.LÈVATE
'A MIEZO, FAMME FÀ 'O SPEZZIALE.
Letteralmente: togliti di torno, lasciami fare lo
speziale...Id est:lasciami lavorare in pace - Lo speziale era il farmacista,
l'erborista, non il venditore di spezie. Sia l'erborista che il farmacista
erano soliti approntare specialità galeniche nella cui preparazione era
richiesta la massima attenzione poiché la minima disattenzione o distrazione
generata da chi si intrattenesse a perder tempo nel negozio o laboratorio
dello speziale avrebbe potuto procurar seri danni: con le dosi in farmacopea
non si scherza! Oggi la locuzione è usata estensivamente nei confronti di
chiunque intralci l'altrui lavoro in ispecie la si usa nei confronti di
quelli (soprattutto incompetenti) che si affannano a dare consigli non richiesti
sulla miglior maniera di portare avanti un'operazione qualsivoglia!
|
15.ARTICOLO
QUINTO:CHI TÈNE 'MMANO À VINTO!
La locuzione traduce quasi in forma di brocardo
scherzoso il principio civilistico per cui il possesso vale titoloInfatti chi
tène 'mmano, possiede e non è tenuto a dimostrare il fondamento del titolo di
proprietà.In nessuna pandetta giuridica esiste un siffatto articolo quinto,
ma il popolo à trovato nel termine quinto una perfetta rima al participio
vinto.
|
16.CU MMUONECE,FEMMENE
PRIEVETE E CCANE, HÊ 'A STÀ SEMPE CU 'A MAZZA 'MMANO.
Con monaci, preti e cani devi tener sempre un
bastone fra le mani. Id est: ti devi sempre difendere: da monaci e preti per
le richieste di oboli,dalle donne per non essere oppressi con analoghe richieste di danaro,o con pretese
comportamentali, dai cani per non
essere morsicati.
|
17.CHI
FRAVECA E SFRAVECA, NUN PERDE MAJE TIEMPO.
Chi fa e disfa, non perde mai tempo. La locuzione
da intendersi in senso antifrastico, si usa a commento delle inutili opere di
taluni, che non portano mai a compimento le cose che cominciano, di talché il
loro comportamento si traduce in una perdita di tempo non finalizzata a
nulla.
Brak
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17 ESPRESSIVE LOCUZIONI
1.TENÉ 'A
SALUTE D' 'A CARRAFA 'E ZECCA.
Letteralmente:avere la consistenza della caraffa
della Zecca. Ossia essere gracilissimo e cagionevole di salute quasi come
l'ampolla di litri 0,727 (usata per le tarature) esistente presso la
Zecca di Napoli, ampolla che era di
sottilissimo vetro e perciò fragilissima.
|
2.TENGO 'E
LAPPESE A CQUADRIGLIÈ, CA MM'ABBALLANO PE CCAPA.
Letteralmente: Ò le matite a quadretti che mi
ballano in testa. Presa alla lettera la locuzione non significherebbe niente.
In realtà "lappese a quadrigliè" è la corruzione dell'espressione
latina lapis quadrellata, seu opus reticulatum antica tecnica di costruzione
muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce
laterali e tenendo la base rivolta verso l'esterno, ed il vertice verso
l'interno, piccole piramidi di tufo o altra pietra, per modo che chi
guardasse il muro, così costruito, avesse l'impressione di vedere una serie
di quadratini orizzontati diagonalmente. Questa costruzione richiedeva
notevole precisione ed attenzione con conseguente applicazione mentale tale
da procurare nervosismo ed agitazione.
|
3.PARÉ 'A
SPORTA D''O TARALLARO.
Sembrare la cesta del venditore dei taralli. La
locuzione è usata innanzi tutto per indicare chi, per motivi di lavoro o di
naturale instabilità, si sposta continuamente, come appunto il venditore di
taralli che con la sua cesta, per smaltire tutta la merce fa continui lunghi
giri. C'è poi un'altra valenza della locuzione. Poiché gli avventori di
taralli son soliti servirsi con le proprie mani affondandole nella cesta
colma di tartalli per scegliere, alla stessa maniera c'è chi consente agli
altri di approfittare e servirsi delle sue cose, ma lo fa più per indolenza
che per magnanimità.
|
4.LÀSSEME
STÀ CA STONGO'NQUARTATO!
Lasciami perdere perché sono irritato, scontroso,
adirato. Per cui non rispondo delle mie reazioni... La locuzione prende il
via dal linguaggio degli schermidori: stare inquartato, ossia in quarta
posizione che è posizione di difesa, ma anche di prevedibile prossimo attacco
il che presuppone uno stato di tensione massima da cui possono scaturire le
più varie reazioni.
|
5.SE
FRUSCIA PINTAURO, D''E SFUGLIATELLE JUTE 'NNACITO.
Si vanta PINTAURO delle sfogliatelle inacidite.
Occorre sapere che Pintauro era un antico pasticciere napoletano che,
normalmente, produceva delle ottime sfogliatelle dolce tipico inventato
peraltro dalle suore del convento partenopeo detto Croce di Lucca. La
locuzione è usata nei confronti di chi continua a pavoneggiarsi vantandosi di
propri supposti meriti, anche quando invece i risultati delle sue azioni sono
piuttosto deprecabili.
|
6.CARCERE,
MALATIA E NNECISSITÀ, SE SCANAGLIA 'O CORE 'E LL'AMICE.
Carcere, malattia e necessità fanno conoscere la
vera indole, il vero animo, degli amici.
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7.MURÍ CU
'E GUARNEMIENTE 'NCUOLLO.
Letteralmente: morire con i finimenti addosso. La
locuzione di per sé fa riferimento a quei cavalli che temporibus illis,
quando c'erano i carretti e non i camioncini, tiravano le cuoia per istrada, ammazzati
dalla fatica, con ancóra i finimenti addosso.Per traslato l'espressione viene
riferita, o meglio veniva riferita a quegli inguaribili lavoratori che
oberati di lavoro, stramazzavano, ma non recedevano dal compiere il proprio
dovere.... Altri tempi! Oggi vallo a trovare, non dico uno stakanovista, ma
un lavoratore che faccia per intero il suo dovere...
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8.NISCIUNO
TE DICE: LÀVATE 'A FACCIA CA PARE CCHIÚ BBELLO 'E ME.
Nessuno ti dice: Lavati il volto così sarai più
bello di me. Ossia:non aspettarti consigli atti a migliorarti, in ispecie da
quelli con cui devi confrontarti.
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9.QUANN'
UNO S'À DDA 'MBRIANCÀ, È MMEGLIO CA 'O FFA CU 'O VINO BBUONO.
Quando uno si deve ( cioè:decide) d'ubriacarsi è
meglio che lo faccia con vino buono. Id est: Se c'è da perdere la testa è più
opportuno farlo per chi o per qualcosa per cui valga la pena.
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10.SCIORTA
E CAUCE 'NCULO, VIATO A CCHI 'E TTÈNE!
Beato chi à fortuna e spintarelle ovvero
raccomandazioni
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11.ANCAPPA
PE PRIMMO, FOSSERO PURE MAZZATE!
Letteralmente: Acchiappa per primo, anche se
fossero botte! L'atavica paura della miseria spinge la filosofia popolare a
suggerire iperbolicamente di metter le mani su qualsiasi cosa, anche
rischiando le percosse, per non trovarsi - in caso contrario - nella
necessità di dolersi di non aver niente!
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12.A PPAVÀ
E A MMURÍ, QUANNO CCHIÚ TTARDE SE PO’.
A pagare e morire, quando più tardio sia possibile!
E' la filosofia e strategia del rimandare sine die due operazioni molto
dolorose, nella speranza che un qualche accadimento intervenuto ce le faccia
eludere.
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13.'NA
VOTA È PPRENA, 'NA VOTA ALLATTA, NUN 'A POZZO MAJE VATTE'
Letteralmente:una volta è incinta, una volta dà
latte, non la posso mai picchiare...Come si intuisce la locuzione era in
origine usata nei confronti della donna. Oggi la si usa per significare la
situazione di chi in generale non riesce mai a sfogare il proprio rancore e o
rabbia a causa di continui e forse ingiustificati scrupoli di coscienza.
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14.LÈVATE
'A MIEZO, FAMME FÀ 'O SPEZZIALE.
Letteralmente: togliti di torno, lasciami fare lo
speziale...Id est:lasciami lavorare in pace - Lo speziale era il farmacista,
l'erborista, non il venditore di spezie. Sia l'erborista che il farmacista
erano soliti approntare specialità galeniche nella cui preparazione era
richiesta la massima attenzione poiché la minima disattenzione o distrazione
generata da chi si intrattenesse a perder tempo nel negozio o laboratorio
dello speziale avrebbe potuto procurar seri danni: con le dosi in farmacopea
non si scherza! Oggi la locuzione è usata estensivamente nei confronti di
chiunque intralci l'altrui lavoro in ispecie la si usa nei confronti di
quelli (soprattutto incompetenti) che si affannano a dare consigli non richiesti
sulla miglior maniera di portare avanti un'operazione qualsivoglia!
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15.ARTICOLO
QUINTO:CHI TÈNE 'MMANO À VINTO!
La locuzione traduce quasi in forma di brocardo
scherzoso il principio civilistico per cui il possesso vale titoloInfatti chi
tène 'mmano, possiede e non è tenuto a dimostrare il fondamento del titolo di
proprietà.In nessuna pandetta giuridica esiste un siffatto articolo quinto,
ma il popolo à trovato nel termine quinto una perfetta rima al participio
vinto.
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16.CU MMUONECE,FEMMENE
PRIEVETE E CCANE, HÊ 'A STÀ SEMPE CU 'A MAZZA 'MMANO.
Con monaci, preti e cani devi tener sempre un
bastone fra le mani. Id est: ti devi sempre difendere: da monaci e preti per
le richieste di oboli,dalle donne per non essere oppressi con analoghe richieste di danaro,o con pretese
comportamentali, dai cani per non
essere morsicati.
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17.CHI
FRAVECA E SFRAVECA, NUN PERDE MAJE TIEMPO.
Chi fa e disfa, non perde mai tempo. La locuzione
da intendersi in senso antifrastico, si usa a commento delle inutili opere di
taluni, che non portano mai a compimento le cose che cominciano, di talché il
loro comportamento si traduce in una perdita di tempo non finalizzata a
nulla.
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17 ESPRESSIVE LOCUZIONI
1.TENÉ 'A
SALUTE D' 'A CARRAFA 'E ZECCA.
Letteralmente:avere la consistenza della caraffa
della Zecca. Ossia essere gracilissimo e cagionevole di salute quasi come
l'ampolla di litri 0,727 (usata per le tarature) esistente presso la
Zecca di Napoli, ampolla che era di
sottilissimo vetro e perciò fragilissima.
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2.TENGO 'E
LAPPESE A CQUADRIGLIÈ, CA MM'ABBALLANO PE CCAPA.
Letteralmente: Ò le matite a quadretti che mi
ballano in testa. Presa alla lettera la locuzione non significherebbe niente.
In realtà "lappese a quadrigliè" è la corruzione dell'espressione
latina lapis quadrellata, seu opus reticulatum antica tecnica di costruzione
muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce
laterali e tenendo la base rivolta verso l'esterno, ed il vertice verso
l'interno, piccole piramidi di tufo o altra pietra, per modo che chi
guardasse il muro, così costruito, avesse l'impressione di vedere una serie
di quadratini orizzontati diagonalmente. Questa costruzione richiedeva
notevole precisione ed attenzione con conseguente applicazione mentale tale
da procurare nervosismo ed agitazione.
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3.PARÉ 'A
SPORTA D''O TARALLARO.
Sembrare la cesta del venditore dei taralli. La
locuzione è usata innanzi tutto per indicare chi, per motivi di lavoro o di
naturale instabilità, si sposta continuamente, come appunto il venditore di
taralli che con la sua cesta, per smaltire tutta la merce fa continui lunghi
giri. C'è poi un'altra valenza della locuzione. Poiché gli avventori di
taralli son soliti servirsi con le proprie mani affondandole nella cesta
colma di tartalli per scegliere, alla stessa maniera c'è chi consente agli
altri di approfittare e servirsi delle sue cose, ma lo fa più per indolenza
che per magnanimità.
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4.LÀSSEME
STÀ CA STONGO'NQUARTATO!
Lasciami perdere perché sono irritato, scontroso,
adirato. Per cui non rispondo delle mie reazioni... La locuzione prende il
via dal linguaggio degli schermidori: stare inquartato, ossia in quarta
posizione che è posizione di difesa, ma anche di prevedibile prossimo attacco
il che presuppone uno stato di tensione massima da cui possono scaturire le
più varie reazioni.
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5.SE
FRUSCIA PINTAURO, D''E SFUGLIATELLE JUTE 'NNACITO.
Si vanta PINTAURO delle sfogliatelle inacidite.
Occorre sapere che Pintauro era un antico pasticciere napoletano che,
normalmente, produceva delle ottime sfogliatelle dolce tipico inventato
peraltro dalle suore del convento partenopeo detto Croce di Lucca. La
locuzione è usata nei confronti di chi continua a pavoneggiarsi vantandosi di
propri supposti meriti, anche quando invece i risultati delle sue azioni sono
piuttosto deprecabili.
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6.CARCERE,
MALATIA E NNECISSITÀ, SE SCANAGLIA 'O CORE 'E LL'AMICE.
Carcere, malattia e necessità fanno conoscere la
vera indole, il vero animo, degli amici.
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7.MURÍ CU
'E GUARNEMIENTE 'NCUOLLO.
Letteralmente: morire con i finimenti addosso. La
locuzione di per sé fa riferimento a quei cavalli che temporibus illis,
quando c'erano i carretti e non i camioncini, tiravano le cuoia per istrada, ammazzati
dalla fatica, con ancóra i finimenti addosso.Per traslato l'espressione viene
riferita, o meglio veniva riferita a quegli inguaribili lavoratori che
oberati di lavoro, stramazzavano, ma non recedevano dal compiere il proprio
dovere.... Altri tempi! Oggi vallo a trovare, non dico uno stakanovista, ma
un lavoratore che faccia per intero il suo dovere...
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8.NISCIUNO
TE DICE: LÀVATE 'A FACCIA CA PARE CCHIÚ BBELLO 'E ME.
Nessuno ti dice: Lavati il volto così sarai più
bello di me. Ossia:non aspettarti consigli atti a migliorarti, in ispecie da
quelli con cui devi confrontarti.
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9.QUANN'
UNO S'À DDA 'MBRIANCÀ, È MMEGLIO CA 'O FFA CU 'O VINO BBUONO.
Quando uno si deve ( cioè:decide) d'ubriacarsi è
meglio che lo faccia con vino buono. Id est: Se c'è da perdere la testa è più
opportuno farlo per chi o per qualcosa per cui valga la pena.
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10.SCIORTA
E CAUCE 'NCULO, VIATO A CCHI 'E TTÈNE!
Beato chi à fortuna e spintarelle ovvero
raccomandazioni
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11.ANCAPPA
PE PRIMMO, FOSSERO PURE MAZZATE!
Letteralmente: Acchiappa per primo, anche se
fossero botte! L'atavica paura della miseria spinge la filosofia popolare a
suggerire iperbolicamente di metter le mani su qualsiasi cosa, anche
rischiando le percosse, per non trovarsi - in caso contrario - nella
necessità di dolersi di non aver niente!
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12.A PPAVÀ
E A MMURÍ, QUANNO CCHIÚ TTARDE SE PO’.
A pagare e morire, quando più tardio sia possibile!
E' la filosofia e strategia del rimandare sine die due operazioni molto
dolorose, nella speranza che un qualche accadimento intervenuto ce le faccia
eludere.
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13.'NA
VOTA È PPRENA, 'NA VOTA ALLATTA, NUN 'A POZZO MAJE VATTE'
Letteralmente:una volta è incinta, una volta dà
latte, non la posso mai picchiare...Come si intuisce la locuzione era in
origine usata nei confronti della donna. Oggi la si usa per significare la
situazione di chi in generale non riesce mai a sfogare il proprio rancore e o
rabbia a causa di continui e forse ingiustificati scrupoli di coscienza.
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14.LÈVATE
'A MIEZO, FAMME FÀ 'O SPEZZIALE.
Letteralmente: togliti di torno, lasciami fare lo
speziale...Id est:lasciami lavorare in pace - Lo speziale era il farmacista,
l'erborista, non il venditore di spezie. Sia l'erborista che il farmacista
erano soliti approntare specialità galeniche nella cui preparazione era
richiesta la massima attenzione poiché la minima disattenzione o distrazione
generata da chi si intrattenesse a perder tempo nel negozio o laboratorio
dello speziale avrebbe potuto procurar seri danni: con le dosi in farmacopea
non si scherza! Oggi la locuzione è usata estensivamente nei confronti di
chiunque intralci l'altrui lavoro in ispecie la si usa nei confronti di
quelli (soprattutto incompetenti) che si affannano a dare consigli non richiesti
sulla miglior maniera di portare avanti un'operazione qualsivoglia!
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15.ARTICOLO
QUINTO:CHI TÈNE 'MMANO À VINTO!
La locuzione traduce quasi in forma di brocardo
scherzoso il principio civilistico per cui il possesso vale titoloInfatti chi
tène 'mmano, possiede e non è tenuto a dimostrare il fondamento del titolo di
proprietà.In nessuna pandetta giuridica esiste un siffatto articolo quinto,
ma il popolo à trovato nel termine quinto una perfetta rima al participio
vinto.
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16.CU MMUONECE,FEMMENE
PRIEVETE E CCANE, HÊ 'A STÀ SEMPE CU 'A MAZZA 'MMANO.
Con monaci, preti e cani devi tener sempre un
bastone fra le mani. Id est: ti devi sempre difendere: da monaci e preti per
le richieste di oboli,dalle donne per non essere oppressi con analoghe richieste di danaro,o con pretese
comportamentali, dai cani per non
essere morsicati.
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17.CHI
FRAVECA E SFRAVECA, NUN PERDE MAJE TIEMPO.
Chi fa e disfa, non perde mai tempo. La locuzione
da intendersi in senso antifrastico, si usa a commento delle inutili opere di
taluni, che non portano mai a compimento le cose che cominciano, di talché il
loro comportamento si traduce in una perdita di tempo non finalizzata a
nulla.
Brak
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