‘A FORCA È FFATTA P’’O PUVERIELLO
Il motto in epigrafe da tradursi ad litteram: Il capestro s’addice al povero è un icastico proverbio da intendersi in
piú modi a seconda del significato che si dà alla parola puveriello; interpretata nel senso piú comune la voce puveriello vale poveretto, indigente,
bisognoso, nullatenente e cioè misero, meschino, ed il motto,in tal caso, à quasi
una valenza storica stando a significare
che un tempo chi fosse povero, indigente,
bisognoso, nullatenente, misero, meschino e commettesse qualche grave reato
comportante la pena di morte doveva attendersi soltanto un’esecuzione
infamante, vergognosa, disonorevole, ignominiosa quale quella
del capestro, della forca e non poteva aspirare alla fucilazione o
decapitazione esecuzione decorosa quando non addirittura onorevole che era
riservata ai nobili, ricchi, facoltosi,
abbienti; intesa in senso esteso la voce
puveriello vale manigoldo, furfante,
canaglia, farabutto, malfattore, traditore, ed
allora il motto si attaglia a chiunque compresi nobili, ricchi, facoltosi, abbienti che nel
delinquere si fossero comportati in maniera infamante, vergognosa, disonorevole,
ignominiosa come accadde nel caso del
tradimento,o della lesa maestà da
parte d’un militare (cfr. il caso dell’ammiraglio borbonico F.sco Caracciolo (Napoli, 18 gennaio
1752 –† Napoli, 28 giugno
1799) macchiatosi
d’ambedue le colpe) che - condannato a
morte – fu afforcato e non fucilato o decapitato come per solito accadeva con i
militari condannati a morte per altri gravi reati come ad es. codardía o
disobbedienza in battaglia.
Forca s.vo f.le forca, capestro,
1 attrezzo agricolo per rimuovere fastelli di paglia,
fieno ecc., ricavato da un lungo ramo biforcuto in modo da costituire un manico
terminante in due denti appuntiti (rebbi) | fatto a forca, biforcato
2 (estens.) qualsiasi oggetto in forma di forca
3 (ed è il ns. caso) patibolo per eseguire impiccagioni, formato generalmente da uno o due pali verticali infissi nel terreno e sormontati da un palo orizzontale al quale è appeso il capestro: murí ‘ncopp’â forca (morire sulla forca) | la pena stessa: cundannà â forca (condannare alla forca') jí ncopp’â forca (andare sulla forca), nel linguaggio corrente, solo come imprecazione, di sign. uguale ad 'andare all'inferno, al diavolo, in malora':jate tutte ‘ncopp’â forca (andate tutti sulla forca! ).
4 valico fra due monti.
2 (estens.) qualsiasi oggetto in forma di forca
3 (ed è il ns. caso) patibolo per eseguire impiccagioni, formato generalmente da uno o due pali verticali infissi nel terreno e sormontati da un palo orizzontale al quale è appeso il capestro: murí ‘ncopp’â forca (morire sulla forca) | la pena stessa: cundannà â forca (condannare alla forca') jí ncopp’â forca (andare sulla forca), nel linguaggio corrente, solo come imprecazione, di sign. uguale ad 'andare all'inferno, al diavolo, in malora':jate tutte ‘ncopp’â forca (andate tutti sulla forca! ).
4 valico fra due monti.
Voce dal lat. furca(m)
puveriello s.vo ed agg.vo m.le diminutivo (cfr. i
suff. i+ello)di poveru (dal lat. pauperu(m),
comp. del tema pau- di paucus 'poco' e un deriv. di parere
'produrre'; propr. 'che produce poco') voce che però nel napoletano non viene
usata che come agg.vo (cfr. ‘nu poveru
cristo) mentre come s.vo non viene
quasi mai usata preferendoglisi il diminutivo a margine.Da notare nella
voce in esame la chiusura in u della o
di poveru intesa lunga: ō con il passaggio da un possibile poveriello all’attestato puveriello.
R.Bracale
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