ATTONITO, STUPíTO & dintorni
L’idea di queste paginette nacque all’indomani d’un mio
incontro con l’amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono
ad indicare solo le iniziali di nome e cognome)
al quale contestai il fatto che nella lingua italiana le voci in
epigrafe sono spessissimo usate quali sinonimi, essendo ormai invalso l’uso
(anche per colpevole neghittosità (per evitar di parlare di ignoranza…) della
classe docente) di non far distinzioni e di non insegnare ai discenti che esistono
sottili differenze tra i significati dei termini suddetti, differenze che
invece esistono e sono sostanziali attesa la graduazione e/o intensità del
sentimento o sensazione che accompagna or l’uno or l’altro termine; uguale se
non maggiori la graduazione e/o
intensità del sentimento o sensazione che connotano le voci napoletane che
ripetono quelle dell’epigrafe. Cercherò con le pagine che seguono di convincere
del mio assunto l’amico P. G. e qualche
altro dei miei ventiquattro lettori. Cominciamo con le voci dell’italiano:
attonito/a agg.vo m.le o f.le moderatamentemente sbalordito, stupefatto,
sbigottito, quasi stordito; etimologicamente dal lat. attonitu(m)
'stordito dal tuono'
stupito/a, agg.vo m.le o f.le preso da improvviso stupore;
meravigliato, sorpreso; etimologicamente part. pass. del verbo stupíre che è
dal lat stŭpēre con cambio di coniugazione;
allibito/a, agg.vo m.le o f.le sbalordito,ma non
sorpreso,sbiancato in volto per la paura; etimologicamente part. pass. del
verbo allibíre che è dal lat. volg. *allivíre,
deriv. di livíre 'essere livido';
meravigliato/a, agg.vo m.le o f.le sconcertato, pieno di meraviglia, stupito e sorpreso; etimologicamente part. pass. del verbo
meravigliare che è un denominale del lat. mirabilia, propr.
'cose meravigliose', neutro pl. sost. dell'agg. mirabilis
'meraviglioso';
sbalordito/a, agg.vo m.le o f.le intensamente stupefatto, sbigottito, quasi stordito; etimologicamente part. pass. del verbo
sbalordíre che è un denominale di balordo (1 persona sciocca o molto sbadata. 2 (gerg.)
delinquente, malavitoso (dal tardo
lat. bis→ba + lurdu(s)= zoppicante)) con protesi di una s intensiva1 persona sciocca o molto sbadata: proprio la presenza
in posizione protetica della s intensiva (da non confondere con la s protetica dell’italiano dove è distrattiva), che è tipica del
napoletano, mi fa sospettare che la parola a margine sia originariamente
napoletana nella forma sbalurdito adattata
nello sbalordito dell’italiano
;
stupefatto/a; agg.vo m.le o f.le molto intensamente sbalordito ,energicamente sbigottito, quasi
instupidito da e per gli avvenimenti cui assiste o è compartecipe; è
l’aggettivo al culmine della graduazione e/o intensità del sentimento o
sensazione espressi dalle varie voci esaminate; etimologicamente part. pass.
del poco usuale verbo stupefare che è
dal lat. stupefacere→stupefa(ce)re, comp. del tema di stupíre
'intontire, stupire' e facere 'fare';
Come mi pare d’aver chiarito v’è una graduazione tra i varî
termini esaminati che perciò andrebbero
usati scegliendo opportunamente secondo l’intensità del sentimento o sensazione
provati senza fare di ogni erba un fascio.
Ma queste sono pedanterie o
sottigliezze che erano insegnate
dai docenti di mezzo secolo fa; quelli di oggi o non le sanno (per non averle
colpevolmente apprese) o se ne sono al corrente, se ne impipano ed evitano di trasmetterle ai discenti,che d’altra parte
non ànno gran voglia o bisogno di apprendere atteso che usano per comunicare
non piú l’italiano, ma spesso lingue
straniere, linguaggi da iniziati, gerghi,
slang o argot e forse il mio dire risulta
essere un inutile parlare al vento. Ma
completerò l’argomentare!
Andiamo oltre e passiamo alle voci del napoletano che
ordinerò in ordine di graduazione
cunfuso/a, agg.vo m.le o f.le
1 disordinato, messo alla rinfusa: n’ammasso cunfuso ‘e perecoglie(un ammasso confuso di oggetti non identificati) mescolato ad altri:rummané cunfuso ‘mmiez’â folla( restare confuso fra la folla)
2 vago, indistinto; non chiaro: ‘nu ricordo cunfuso,parole cunfuse(un ricordo confuso; parole confuse);
1 disordinato, messo alla rinfusa: n’ammasso cunfuso ‘e perecoglie(un ammasso confuso di oggetti non identificati) mescolato ad altri:rummané cunfuso ‘mmiez’â folla( restare confuso fra la folla)
2 vago, indistinto; non chiaro: ‘nu ricordo cunfuso,parole cunfuse(un ricordo confuso; parole confuse);
3 che prova vergogna o emozione; turbato,
imbarazzato: rummanette cunfuso
sentennose repigliato(restò confuso di
fronte al rimprovero); voce
dal lat. confusu(m)→cunfusu(m), part. pass. di confondere→cunfonnere
'confondere';
affuscato/a, agg.vo m.le o f.le
1reso contenutamente fosco/a,quasi oscurato/a, privato/a della
lucentezza o della trasparenza e dunque abbebbiato/a, reso/a confuso/a e
privato/a del discernimento chiaro; anche nella forma intr. pron. farse, addeventà affuscato (farsi,
diventare fosco): ‘o cielo s’è affuscato;
ll’aria se sta affuscanno(il
cielo si è offuscato; l’aria
si sta offuscando.)2 sbalordito/a,
senza parole, per qualche moderata impressione che colpisca l’animo: essere
affuscato per lo stupore, per lo spavento;
etimologicamente
la voce è il part. pass. di affuscà← dal lat. tardo *affuscare←ab-fuscare collaterale
di offuscare,
deriv. di fuscus 'fosco, scuro,confuso';
alleccuto/a,- alluccuto/a, agg.vo m.le o f.le blandamente stordito/a,
frastornato/a, intontito/a, istupidito/a, stranito/a, disorientato/a come
colui/colei che sia stato sgridato in maniera veemente e ne sia rimasto
confuso/a, inebetito/a, smarrito/a,etc. etimologicamente la voce è costruita sia pure adottando un
suffisso da part. pass) sul s.vo
allucco= grido che a sua volta è lat.
tardo alucus, ulucus e uluccus (di origine onomatopeica) che di per sé è
l’allocco (uccello rapace notturno con occhi grandi e rotondi, piumaggio
bruno, coda corta e arrotondata (ord. Strigiformi)) del quale per sineddoche
del suo verso stridente si ricavò la
voce lapoletana allucco= grido; rammento che l’autentico part. pass. che
rende in napoletano lo sgridato dell’italiano è alluccato dall’inf. alluccà = gridare,
urlare[dal lat. volg. *adloquicare→alloq(ui)care→ alloccare→alluccà intensivo
di loqui];
maravigliato/a, agg.vo m.le o f.le meravigliato/a,
contenutamente agitato/a, ma non
inquietato/a, scombussolato/a, preoccupato; etimologicamente la voce è costruita (sia pure adottando,
come per la voce precedente, un suffisso
da part. pass) sul s.vo maraviglia= meraviglia;
‘mpressiunato/a, agg.vo m.le o f.le moderatamente scosso, turbato, spaventato;
etimologicamente part. pass. del verbo ‘mpressiunà
che è un denominale di ‘mpressione
dal lat. impressione(m)→’mpressione, deriv. di impressus,
part. pass. di imprimere 'imprimere'*allivíre, deriv. di livíre
'essere livido';
sturduto/a, agg.vo m.le o f.le
molto sbalordito, intontito, frastornato, quasi privo di sensi,
tramortito; etimologicamente part. pass. del verbo sturdí=stordire, frastornare, intontire; sturdí è un deriv. di tordo,
nel senso fig. di 'uomo semplice, balordo', col pref.intensivo s-;
stuóteco/stòteca, agg.vo e s. m.le o f.le letteralmente ( con derivazione
etimologica da un incrocio delle voci latine stu(ltum) + (idio)ticu(m) è lo/a stolto/a,il/la rimbambito/a, lo/la
stordito/a inveterati e per ampliamento
semantico l’ignorante, l’idiota, il/la rozzo/a;
stunato/a, agg.vo m.le o f.le chi è messo o si trova in uno stato di grande apprensione e di turbamento al segno di
apparire turbato, sconcertato, confuso; in primis la voce a margine 1 si
dice di persona che stona, che è poco intonata; di strumento, che è male
accordato, che non à l'intonazione giusta; di nota, che è eseguita fuori tono;
(fig.) una cosa non opportuna, fuori luogo 2 (fig.) che
non si armonizza col resto; e sempre figuratamente poi vale quanto ò indicato in prima battuta; etimologicamente part. pass. del verbo stunà= stonare, poi stordire,
frastornare, intontire; stunà nell’accezione
che ci occupa è per influsso dal fr. étonner
'stupire', dal lat. volg. *extonare : l’ ex à dato il pref.intensivo s-;
stupetiato/a, agg.vo m.le o f.le istupidito, intensamente
turbato intontito, stordito etimologicamente part. pass. del verbo stupetià= istupidire, poi stordire,
frastornare, intontire stupetià è un adattamento dal lat.volg.*stupitare collaterale del class.stupíre;
spantecato/a, agg.vo m.le o f.le agitato, scosso, inquieto,
preoccupato, molto intensamente turbato addirittura intontito, stordito per
cause le piú varie dal dolore fisico e/o morale, all’amore; etimologicamente part. pass. del verbo spantecà = spasimare, poi stordire,
confondere, disorientare, stordire; spantecà è da
un lat.volg.*ex-panticāre risalente al s.vo pantex
-icis;
‘nfanfaruto/a, agg.vo m.le o f.le
eccessivamente confuso, intontito , inebetito, stranito, smarrito, frastornato
e per ampiamento semantico anche adirato, arrabbiato, irato, infuriato,
alterato, stizzito, irritato; Etimologicamente si tratta di voce denominale del
s.vo ‘nfanfaro(= sciocco, stolto,
deficiente, imbecille, scimunito) voce
ottenuta partendo da un in→’n illativo + il s.vo fanfaro = fanfarone, smargiasso,
millantatore etc. che è a sua volta
dallo spagnolo fanfarrón con tipica
riduzione della erre come càpita ad es. nell’italiano caricare che è dal lat. *carricare
(da carrus): il napoletano carrecà conserva
invece la doppia di *carricare;
‘nzallanuto/a, agg.vo
m.le o f.le eclatantemente confuso/a, stordito/a, intontito/a sino
a non connettere piú. Per entrare nel merito della voce a margine è
giocoforza ch’io mi soffermi sui verbi ‘nzallaní e ‘nzallanirse, dei quali il
secondo rappresenta la forma riflessiva del primo, verbi che entrarono ed ancóra entrano nel comune parlato partenopeo
soprattutto nella forma di participio passato aggettivato ‘nzallanuto/a e spessissimo in unione con i sostantivi viecchio e vecchia: viecchio ‘nzallanuto,
vecchia ‘nzallanuta nei significati di confondere/ confondersi, stordire/stordirsi, intontire/intontirsi e dunque, come ò detto, eclatantemente confuso/a,
stordito/a, intontito/a, che spesso icasticamente riproducono l’atteggiamento ed il
comportamento di persone avanti negli anni, persone che si mostrano, in quasi
tutte le occasioni distratti ed
addirittura talora rimbambiti. I verbi in esame in senso
transitivo, come si evince, si riferiscono alle malevole azioni di coloro che
con il loro fastidioso agire intralciano l’altrui vivere inducendo gli altri in
confusione, in istordimento, in
intontimento e/o distrazione tali da indurre in errore (cfr. Statte zitto ca me staje ‘nzallanenno!= Taci
ché mi stai frastornando!), mentre usati in senso riflessivo raccontano la
confusione, lo stordimento l’intontimento
in cui incorrono spontaneamente soprattutto le persone anzione che usano mostrarsi anche coscientemente e
per cattiva volontà, distratti, disattenti, frastornati quasi gloriandosi di
questo loro status che ritengono ineludibile e di pertinenza
della loro età avanzata. Ma spesso si tratta di un atteggiamento di comodo!
Ciò detto veniamo a trattare della questione etimologica dei
verbi da cui trae il part. pass. a margine.
La faccenda non è delle piú tranquille; una prima scuola di
pensiero (cui peraltro aderisce accanto ad Antonio Altamura, anche l’amico prof. Carlo Iandolo) mette in relazione i verbi ‘nzallaní
– ‘nzallanirse con il verbo latino insanire
(impazzire – perdere i lumi) che avrebbe generato (attraverso l’inserimento
di una non spiegata o chiarita sillaba lu)
*insalunire donde per metatesi sillabica, aferesi
iniziale, cambio ‘ns→’nz e
raddoppiamento espressivo della l→ll ‘nzallanire. Ipotesi interessante ma,
tutto sommato, morfologicamente molto tortuosa. Trovo forse piú perseguibile
l’etimo proposto dall’altro amico l’ avv.to Renato de Falco che alla medesima stregua del fu (parce
sepulto!) prof. Francesco D’ Ascoli pensa di collegare i verbi in epigrafe
con il greco selenizomai= esser
lunatico e dunque stordito, confuso ed inebetito , oppure al verbo zalaino
di significato simile al precedente;l’amico de Falco fa anche di piú e collega al greco zalaino anche l’aggettivo
sostantivato partenopeo zallo che è lo sciocco,l’inesperto, il credulone in ispecie se anche
innamorato di una donna di piccola virtú.
Per ciò che riguarda i verbi in esame mi pare di potere
accettare l’ipotesi di De Falco e di D’Ascoli; ma per quanto riguarda la voce zallo sono di diverso parere e cioè che
il vocabolo zallo, sia o possa essere corruzione di tallo (che è dal lat. thallus,
forgiato sul greco tallòs; di per sé
il tallo è il germoglio, la talea, la giovane foglia tenera , il virgulto che
semanticamente ben potrebbe, per traslato, indicare con la sua tenera
inconsistenza, la accondiscendenza credula dell’inesperto zallo;morfologicamente ci saremmo in quanto è pacifico il passaggio
del lat th al nap. z (cfr. thia→zia),
tuttavia mi sento di poter formulare anche un’altra ipotesi per la voce zallo ipotesi che espongo qui di sèguito.
Atteso che con il
termine zallo (aggettivo
sostantivato) nella parlata napoletana
si intese ed ancóra si intende il babbeo,
l’allocco, lo stupido credulone, occorre rammentare che le medesime
accezioni le à la voce zanno che
ripete in napoletano il termine italiano zanni
equivalente di Giovanni famoso personaggio della commedia
cinquecentesca bergamasca dove lo zanni/Giovanni
era il servo sciocco e credulone; di
talché non è azzardato ipotizzare una rilettura popolare di zanno diventato zallo con sostituzione
(magari a dispetto di qualche norma che presiede la linguistica!) delle nasali nn con
le piú comode ll.
Ultimissima ipotesi è poi che zallo
(=babbeo, allocco, stupido credulone) usato
spessissimo in riferimento (cfr. R.
Viviani) ad un graduato tutore della legge, ad uno sbirro intesi sempre sciocchi, stupidi e creduloni (ibidem: ‘o zallo s’ammocca=
lo sciocco sbirro prende per buona… una fandonia ), possa essere
corruzione di comodo di un originario zaffio
o zaffo che con derivazione
dall’iberico zafio vale uomo
violento, sbirro, ma non è da escludere un collegamento ad un lat. med. zaffo= servitore all’ordine d’un magistrato
(sbirro?).
Da zaffo a zallo il
passo non è lungo, come potrebbe non esserlo
(con buona pace dei linguisti) quello da zanno a zallo!
catarchio s.vo m.le e solo m.le: non è attestato un s.vo f.le catarchia
babbeo, sciocco, debole, stolto, rimbambito,
stordito indebolito,vecchio
decrepito e (come tale) stordito, inebetito, frastornato; etimologicamente
lasciando da parte ogni altra ipotesi poco convincente penso si debba aderire
all’idea del Rohlfs che lesse nel s.vo a margine il greco katárchaios= molto
vecchio;
’ncatarchiato, agg.vo m.le e solo m.le: non è attestato,
quantunque possibile un f.le’ncatarchiata e ciò forse perché il
s.vo precedente da cui deriva l’aggettivo a margine, è s.vo solo maschile;
l’aggettivo a margine vale sciocco, debole, stolto, rimbambito, stordito,
indebolito stordito, inebetito, frastornato sbigottito, avvilito;
smarrizzato/a agg.vo
m.le o f.le à i
medesimi significati del precedente ‘ncatarchiato,
ma
piú intensivamente rappresentati ed è l’aggettivo da porre al culmine di
un’ipotetica scala di graduazione
e/o intensità del sentimento o sensazione che connotano le voci napoletane che
ripetono quelle dell’epigrafe; etimologicamente part. pass. del verbo smarrizzà(rse)=soffrire il mar di mare,
poi stordir(si), frastornar(si), intontir(si); smarrizzà(rse)=è un calco
dello spagnolo marearse di uguale
significato, col pref.intensivo s-:
tipico il passaggio di rs→rz come
tipico e il raddoppiamento espressivo della consonante liquida vibrante della seconda sillaba.
Qui
giunto penso d’aver chiarito ad abundantiam il mio assunto all’amico P. G. ed a qualche
altro dei miei ventiquattro lettori e penso perciò di poter porre il punto
fermo a queste numerose paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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