UN’ ANTICA PAROLA NAPOLETANA:CARGIUMMA
Questa volta è stato il
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato e portata del termine
partenopeo in epigrafe da lui
incontrato in un passo del Basile. L’accontento súbito dicendogli che la voce cargiumma
è un antico, desueto, ma icastico s.vo ed agg.vo m.le e f.le
di chiaro carattere dispregiativo che vale moro, africano,negro, turco,persiano
o comunque individuo di pelle scura. La voce, assente in quasi
tutti i calepini del napoletano e
presente solo nell’antico lessico
partenopeo del D’Ambra,ed in quelli
moderni dell’Altamura (che lo saccheggia)
e del D’Ascoli, tuttavia fu voce usata temporibus illis dal Basile e da altri antichi autori che con
détto termine definirono le caratteristiche somatiche della popolazione di
origine mediorientale, razziata in guerra o comprata nei mercati degli
schiavi.Successivamente, a far tempo dalla fine del 1700 la voce fu usata
dispregiativamente per indicare genericamente un soggetto moro, africano,negro, turco, persiano o
comunque un individuo di pelle scura.
Di etimologia nei tre lessici che lo riportano nemmeno a
parlarne; il solo D’Ascoli, pur senza
precisarla, parlò d’una derivazione araba ed a mio avviso non fu lontano dal
vero; anche per me infatti si tratta di
una voce nata da un connubio d’ un termine arabo (harāğ) addizionato del suff. umma
collaterale di immo/a, suffisso
per sostantivi (che è possibile trovare come immo o come imma e talora come
amma o umma ) di
valore collettivizzante, ma spesso, come nel caso che ci occupa, di chiaro
sapore dispregiativo, ed è suffisso coniato su di un latino: ime(n) con successivo raddopiamento espressivo
e rafforzativo della emme fino a
giungere ad immo/imma/amma/umma. Interessante il percorso semantico seguíto per giungere alla voce in esame:
con il termine harāğ
gli arabi indicarono una particolare tassa al cui pagamento erano tenuti tutti coloro che schiavi, prigionieri razziati in guerra o acquistati al mercato non volessero abiurare la propria religione
per abbracciare quella di Maometto; a
Napoli nell’inteso comune si ipotizzò che tutti
coloro che fossero mori,
africani,negri, turchi,persiani, orientali o comunque individui di pelle scura fossero o direttamente
schiavi, prigionieri razziati in guerra
o acquistati al mercato o quanto meno discendenti di quegli schiavi,
prigionieri razziati dai quali gli arabi esigevano una tassa e per indicarli
onnicomprensivamente si servirono della voce araba harāğ→ har(ā)ğ→cargi addizionandola del suffisso collettivizzante
dispregiativo umma sino ad ottenere cargiumma voce icastica, ma purtroppo desueta laddove potrebbe tornare ancóra utile a’ giorni nostri quando
Napoli, oramai multietnica, risulta,
spesso fastidiosamente, invasa da mori,
africani,persiani ed orientali.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste due paginette.Satis
est.
Raffaele Bracale
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