DDIO PERDONA,
SANGIUANNE NO!
Anche questa volta faccio sèguito
ad un
quesito rivoltomi dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi
impongono di riportar solo le iniziali
di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi dell’antica
e quasi desueta locuzione partenopea in epigrafe,nel tentativo – spero
fruttuoso - di fare un po’ di luce sul
suo significato ed uso atteso che l’amico N.C. mi à comunicato, per le vie brevi, di una sua erronea e perciò inaccettabile interpretazione originata, temo, dal fatto d’ignorare
il significato e portata della voce napoletana sangiuanne. Mettiamoci all’opera; d’acchito e troppo
semplicisticamente qualcuno, (cosí
come à fatto l’amico N.C. ) traduce ad litteram l’espressione: Dio perdona, san Giovanni no! Messa cosí la faccenda parrebbe quasi che alla luce delle sacre scritture
si dovesse ritenere il Signore Iddio proclive al perdono, laddove il suo precursore e cugino non fósse stato disposto alla medesima
cosa.
Le cose non stanno cosí in quanto, nel suo significato
recondito l’espressione è da intendersi
pregnantemente nel modo che segue: Il
genitore perdona, il padrino no! In effetti la locuzione, deducendolo dalla
realtà vissuta, mette in chiaro che se il destinatario d’un torto o un’offesa è
il genitore costui è incline, propenso a perdonare laddove se il
destinatario d’analogo torto o offesa è
il padrino, il compare o santolo costui quasi per certo sarà avverso,
contrario, indisponibile, indisposto all’indulgenza ed alla remissione; per
solito infatti i genitori, anche quelli d’indole severa, sono o erano [temporibus illis] con i loro
figli piú clementi, indulgenti e miti e
demandavano le paternali, eventuali punizioni o reprimende ai padrini, compari o santoli dei
figlioli che ne avevano maggior soggezione in quanto persone estranee alla
cerchia familiare. Da tutto ciò che ò détto si evince che il deuteragonista
della locuzione in esame non è il santo Giovanni Battista bensí il padrino o
, compare che in pretto napoletano è
détto sangiuanne usando un s.vo
m.le formato dall’agglutinazione funzionale dell’apposizione san(= santo) con il nome proprio Giuanne (=Giovanni). Ci troviamo infatti
in presenza di una degradazione semantica d’un nome proprio, ridotto a nome comune con
riferimento al san Giovanni Battista precursore e cugino del Cristo che fu da lui
battezzato nelle acque del Giordano.Nell’inteso napoletano il solo fatto che san
Giovanni battezzasse il Cristo ne fece ipso facto un padrino e/o compare e se ne mutuò il nome
proprio per farne uno comune.
Non mi pare ci
sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato
l’amico N.C. ed interessato qualcun altro
dei miei ventiquattro lettori e chi forte
dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele
Bracale
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