FARE/FÀ “UNU RAPRUÉ”
La carissima amica M.
P. F. (di cui per motivi di riservatezza, mi limito ad indicare le sole
iniziali di nome e cognome) mi à chiesto notizie circa la desueta espressione
in epigrafe; le rispondo qui di sèguito
augurandomi di contentare lei e qualche altro dei miei consueti ventiquattro
lettori.
L’espressione antica e desueta in epigrafe è un’evidente corruzione del
parlato usata al posto di fare/fà unu
rappulé/rapplé a sua volta doppia
morfologia d’un unica sostantivazione francesizzante ricavata da un originario rappuliare= racimolare, raggranellare, raccattare e per estensione far man bassa d’ogni cosa, ripulire completamente;
il verbo rappuliare (da cui il deverbale rappulé
= gracimolo, raspollo,
racchio) è un denominale del latino grappulus→(g)rappul(us);
il passaggio semantico tra ciascun
rametto di un grappolo d'uva, piccolo grappolo d'uva, piccolo residuo di qualcosa
(racimolo) e l’azione espressa con il racimolare, raggranellare,
raccattare e per estensione far man
bassa d’ogni cosa, ripulire completamente si coglie tenendo presente che del
piccolo grappolo d’uva non se ne rimane che il raspo cosí come chi ripulisce
qualcosa completamente non lascia che avanzi.M’auguro d’essere stato esauriente
e chiaro, d’aver contentata
lei e qualche altro dei miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est.
Raffaele Bracale
Nessun commento:
Posta un commento