FRASEOLOGIA NAPOLETANE CON IL VERBO PARLÀ
Parte terza
I - Parlà mazzecato Ad litteram:parlare masticato, profferir parole
masticate id est parlare con
reticenza; esprimersi con riluttanza,
con vaghezza ed ambiguità sottacendo
fattio situazioni anche importanti di
cui pertimore o per colpevole menefreghismo, sciatteria, indolenza, noncuranza
non si voglia far verbo come si comporterebbe chi parlasse tenenendo la
bocca occupata da un boccone, per cui sarebbe costretto a non esprimersi con
chiarezza e lo facesse quasi triturando le parole che risulterebbe non
intellegibili, quasi sbocconcellate.
mazzecato =
masticato, mordicchiato, triturato con i denti;
etimologicamente è il p.p. aggettivato dell’infinito mazzicare/mazzecare/mazzecà = mordere,
masticare dal lat. tardo masticare→mazzicare, che è dal gr. mastichân,
deriv. di mástax -akos 'bocca'.
L- Parlà ‘nfijura Ad litteram:parlare in figura, profferir parole figurate
id est parlare non chiaramente,
ma con tropi,allusioni, metafore esprimersi con circospezione e con vaghezza e ciò soprattutto in presenza
di minori affrontando argomenti delicati. L’espressione a lato è una sorta
d’invito rivolto ad adulti che si trovassero a parlare in presenza di minori di
argomenti non consoni all’età di costoro; la medesima esortazione la si ritrova
nell’espressione Mantenímmoce pulite, ca ce
stanno 'e ccarte janche!
Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi; teniamo a mente che ci son presenti dei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente toccare argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile rispondere.
Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi; teniamo a mente che ci son presenti dei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente toccare argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile rispondere.
‘M - Parlà a spaccastrómmole
Ad litteram:parlare a spaccatrottole id est: esprimersi in maniera concitata, a
ruota libera senza nesso o senso, quasi alla maniera dei matti, con la medesima
sconclusionata foga d’eloquio di quei scugnizzi (monelli) che nel giuoco dello strummolo (trottolina lignea) quando
avessero l’opportunità di sbreccare o addirittuta di spaccare la trottolina dell’avversario
perdente si esaltavano al punto da profferire emozionate parole convulse e
prive di senso buttate fuori a casaccio.
a spaccastrommole locuzione
avverbiale modale formata dalla unione della preposizione semplice a ( dal lat. ab/ad secondo che indichi
provenienza oppure destinazione o , come qui, modo) con l’agglutinazione della
voce verbale spacca (3° p. sg. ind.
pres. dell’infinito spaccare/spaccà (dal
longob. *spahhan 'fendere') con strommole pl. f,le metafonetico del sg.
m.le strummolo.
Rammento che con il
termine strúmmolo , nella parlata napoletana, si
indica un semplicissimo giocattolino, che ormai è sotterrato sotto la coltre
del tempo andato: trattasi di una sorta di trottolina di legno a forma di cono o piccola
pigna con il vertice costituito da una
punta metallica infissa nel legno e con numerose scalanature incise su tutta la
superficie in modo concentrico e parallelo rispetto al vertice, in dette
scanalature viene avvolta strettamente una cordicella (talvolta addirittura
impeciata per aumentarne resistenza e durata) che à lo scopo di imprimere un
moto rotatorio allo strúmmolo , una
volta che detta corda sia stata velocemente srotolata e portata via dallo strúmmolo mediante uno strappo secco per modo che la trottolina lanciata in
terra prenda a girare vorticosamente su se stessa facendo perno sulla punta
metallica: piú abile è il giocatore e di miglior fattura è lo strúmmolo , tanto maggiore sarà la velocità della roteazione e la sua durata . Se invece lo strúmmolo è di scadente fabbricazione , il piú delle
volte risulterà scentrato e non bilanciato rispetto alla punta, per cui il suo
prillare risulterà di breve o
nulla durata: in tali casi si suole dire che lo strúmmolo è ballarino o tiriteppe, volendo con tale ultima
onomatopea indicare appunto la non
idoneità del giocattolino. Allorchè poi
alla scentratezza dello strúmmolo
si unisca una cordicella non
sufficientemente lunga, tale cioè da non permettere di imprimere forza al moto rotatorio dello strúmmolo si usa dire: s’è aunito ‘a funicella corta
e ‘o strúmmolo tiriteppe e tale espressione è usata quando si voglia
fotografare una situazione nella quale concorrano due iatture, come nel caso ad esempio di una persona incapace
ed al contempo sfaticata o di un artigiano poco valente fornito, per giunta di ferri del mestiere
inadeguati, rammentando un famoso modo di
dire che afferma che sono i ferri ca fanno ‘o masto e cioè che un buono
aretiere è quello che posside buoni ferri...o magari – per concludere - quando
concorrono un professore eccessivamente severo ed un alunno parimenti svogliato.
Per tornare allo strúmmolo rammentiamo un altro modo di dire: cu
chestu lignammo se fanno ‘e strummole id est: con questo legno si
fanno le trottoline;
questo modo di dire à una doppia significazione:
A
– È con questo legno, non con altro, che
si fanno le trottoline...ovvero : ciò che volevate io facessi,andava fatta nel
modo con cui la ò eseguita...
B – Con il legno che mi state conferendo si fanno
trottoline, non chiedetemi altri manufatti; cioè: se non avrete ciò che vi
aspettavate da me , sarà perché mi avrete dato materiali inadatti allo scopo, ,
non per mia inettitudine o incapacità.
Prima di accennare all’etimologia, ricordiamo ancora che uno
strúmmolo costruito male per cui gira per poco tempo e
crolla in terra risultante perditore era detto per dileggio: strúmmolo scacato.
Nel giuoco dello strúmmolo il maggior rischio che correva il perdente tra
due contendenti era quello di vedersi scugnare (e per incidens,
rammenterò che da tale verbo deriva la parola scugnizzo)
il proprio strúmmolo da quello del vincitore che lanciava il
proprio strúmmolo violentemente contro quello
dell’avversario tentando di sbreccarlo
con la punta acuminata del proprio strúmmolo
, se non addirittura di spaccare la trottolina del perditore.
Pacifica
la etimologia dello strúmmolo protagonista di un
gioco addirittura greco se non antecedente e greca è l’etimologia della parola
che viene dritto per dritto dal greco strómbos
che in primis indicò la grossa conchiglia di un mollusco
gasteropodo dei mari caldi con conchiglia a spira ripetuta nel disegno delle
scanalature della trottolina; lo strómbos
greco trasmigrato nel latino
fu stròmbus
da cui con consueta assimilazione progressiva mb→mm si arrivò a strummus
donde con il suffisso diminutivo olus,si
ottiene strúmmolo con il suo esatto
significato di trottolina.Rammento che il s.vo sg. strummolo è maschile, ma à
un doppio plurale: l’uno m.le strummoli (usato
ovviamente per indicare piú trottoline) l’altro
f.le metafonetico strommole (usato
sia per indicare piú trottoline e segnatamente nella locuzione a spaccastrommole sia per indicare per
traslato divertito delle sesquipedali fandonie, delle sciocchezze madornali
quali sono delle insulse parole o affermazioni appaiabili ad un giuoco come
giuoco è lo strummolo.
(segue)
r.b.
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