lunedì 9 marzo 2020

LIBIDINOSO, LUSSURIOSO etc.


LIBIDINOSO, LUSSURIOSO etc.
Questa volta tenterò di rispondere  adeguatamente  ad un  quesito dell’amico P.G. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di  chiarire esattamente quali siano i termini del napoletano che rendono quelli dell’italiano riportati in epigrafe.Mi accingo alla bisogna mettendo prima  a fuoco portata, significato e valenza delle voci dell’italiano per poi illustrare quelle napoletane. Principiamo:
libidinoso/a agg.vo m.le o f.le che è preso/a, dominato/a da libidine, cioé forte desiderio sessuale o piú generalmente  desiderio smodato | che esprime libidine, che è effetto di libidine; voce dal lat. libidinosu(m);
lussurioso/a  s.vo ed agg.vo m.le o f.le
a.   Chi/che à il vizio della lussuria, che è dominato dalla lussuria,cioè abbandono ai piaceri del sesso; desiderio ossessivo e smodato di soddisfare tali piaceri: uomo lussurioso , donna lussuriosa; anche sost., un lussurioso, una lussuriosa; in partic., i lussuriosi, i peccatori carnali dell’Inferno e del Purgatorio dantesco (collocati rispettivam. nel 2° cerchio e nel 7° girone).
b.   Pieno di lussuria, caratterizzato da lussuria: sguardi, pensieri  lussuriosi; vita lussuriosa, trascorsa nella lussuria, abbandonandosi con intemperanza e viziosamente ai piaceri dei sensi.; voce dal lat. luxuriosu(m).
Le due voci esaminate sono d’uso corrente, mentre le successive due che prenderò in esame, quantuque sinonimi delle precedenti son d’uso letterario e perciò scarsamente utilizzate. 
lascivo/a agg.vo m.le o f.le che à o dimostra lascivia cioè sensualità licenziosa; che è pieno/a di lascivia o induce alla lascivia; voce dal lat. lascivu(m);
lúbrico/a agg.vo m.le o f.le 1 (lett.) sdrucciolevole, scivoloso, viscido, sgusciante:
2 (fig.come nel caso che ci occupa) che offende il pudore; indecente, osceno/a, | di persona, che fa o dice cose oscene;
voce dal lat. lubricu(m).
Rammento che correntemente, ma erroneamente la voce è usata come lbríco/a
In italiano non mi risulta esistano altri sinonimi, per cui passiamo al napoletano dove incontriamo:
carnalaccio/carnalazzo agg.vo m.le e solo  m.le impudico, licenzioso, dedito ai piaceri della carne; voce derivata dal lat. tardo carnal(em) addizionato con accio/azzo
suffisso che continua il lat. -aceu(m), usato per formare sostantivi e aggettivi alterati con valore peggiorativo.

fojuto agg.vo m.le e solo  m.le bella antica  voce abbondantemente desueta, registrata peraltro dal solo insostituibile Raffaele D’Ambra  che valse
1 eccitato sessuale (riferito ad animali e, in senso spreg. come nel caso che ci occupa , anche a persone)
2 (estens.) bramoso, smanianoso, insaziabile.
voce denominale di foja (eccitazione sessuale,  frenesia, smania[ dal lat. furia(m)→fu(r)ia(m)→foja]; temo che moltissimi compilatori di lessici napoletani abbiano sorvolato sulla voce un po’ perché desueta ed un po’ perché avrebbero dovuto dilungarsi per distinguere la voce a margine dalla voce affatto, del tutto diversa  fujuto  che nel significato di scappato via è il part. pass. agg.to dell’infinito fují [ dal lat. tardo fugirefují, per il class. fugere];   

rattuso agg.vo m.le e solo  m.le  Pieno/a di foia, acceso/a di libidine, salace, lascivo, licenzioso,incline ed aduso al palpeggiamento furtivo; quanto all’etimo della voce sposo la tesi di chi( come l’amico  Carlo Iandolo) vi legge un deverbale di (g)rattà [ nel senso estensivo  di palpare,toccare tastare, palpeggiare] addizionato in funzione di suffisso dell’agg.vo uso = abituato a, solito [dal lat. usu(m), part. pass. di uti 'usare'], non convincendomi semanticamente l’idea di chi (cfr. Cortelazzo) ipotizzò una derivazione dal lat. raptus part. pass. di răpĕre= trascinar via; 
verruto agg.vo m.le e solo  m.le 1 bizzoso, capriccioso, stizzoso 2 aduso a capricci stizzosi, a  stravaganze, a voglie irrazionali ed estensivamente (come nel caso che ci occupa) anche  a quelle lussuriose, libidinose; per ciò che riguarda l’etimologia dell’agg.vo in esame bisogna rammentare che esso è stretto parente del s.vo verrizzo = bizza, capriccio ,stranezza, voglia irrazionale  riferite o ai bambini o alle donne, nella presunzione che un uomo fatto, difficilmente possa lasciarsi prendere da bizze o capricci; il termine verruto o alibi  verrezzuso, riferito ad un uomo fatto, sta ad indicare un soggetto proclive alla lussuria o libidine, cosí come ò détto dal significato estensivo di verrizzo.Per concludere occorre precisare che anche l’etimologia del termine verrizzo donde il verruto che ci occupa, non è tranquillissima ; la maggior parte dei compilatori dei lessici , che accolgono il termine se la sbrigano con un’annotazione pilatesca: etimo incerto/etimo oscuro.
Qualche altro, lasciandosi però chiaramente trasportare dal significato estensivo della parola, propone una timida paretimologia, legando la parola verrizzo, al termine verro che è il porco non castrato atto alla riproduzione, nella pretesa idea che il verro sia portato, almeno nell’immaginario comune, a pratiche libidinose, ma la proposta paretimologia poco mi convince.
A mio sommesso parere, penso che la parola verrizzo  possa tranquillamente derivare dall’unione del verbo velle rotacizzato in verre con il sostantivo izza agganciandosi semanticamente ad un comportamento originariamente iracondo, stizzoso e poi capriccioso, stravagante,strano; la voce izza è piú nota nella forma varia ed intensiva bizza (ma sia izza che bizza provengono dall’antico sassone hittja/hizza = ardore).
Partendo da vell(e)+izza si può pervenire a verrizzo con tipica alternanza della liquida L→R, successivo affievolimento della piena E tonica mutatasi nella evanescente E e maschilizzazione del termine passato da verrizza a verrizzo adattamento resosi necessario per indicare un difetto (che comunque comportando una manifestazione d’ardore si intende maschile).Partendo da verr-izzo si è pervenuti a verr-uto addizionando la radice verr con il suff. uto
suffisso deriv. dal lat. -utu(m), usato per formare aggettivi che esprimono la natura o la forma caratteristica di una persona o di una cosa.
E qui giunto mi fermo convinto d’avere esaurito l’argomento,  d’aver adeguatamente risposto al quesito dell’amico P.G.   e sperando d’avere interessato  i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est.
R.Bracale Brak

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