LIBIDINOSO, LUSSURIOSO etc.
Questa volta tenterò di
rispondere adeguatamente ad un
quesito dell’amico P.G. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono
di riportar solo le iniziali di nome e
cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di chiarire esattamente quali siano i termini
del napoletano che rendono quelli dell’italiano riportati in epigrafe.Mi
accingo alla bisogna mettendo prima a
fuoco portata, significato e valenza delle voci dell’italiano per poi
illustrare quelle napoletane. Principiamo:
libidinoso/a agg.vo m.le o
f.le che è preso/a, dominato/a da
libidine, cioé forte desiderio sessuale o piú generalmente desiderio smodato | che esprime libidine, che
è effetto di libidine; voce dal lat. libidinosu(m);
lussurioso/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le
a. Chi/che à il vizio della lussuria, che è dominato
dalla lussuria,cioè abbandono ai piaceri del sesso; desiderio ossessivo e
smodato di soddisfare tali piaceri: uomo lussurioso , donna lussuriosa; anche
sost., un lussurioso, una lussuriosa; in partic., i lussuriosi, i peccatori
carnali dell’Inferno e del Purgatorio dantesco (collocati rispettivam. nel 2°
cerchio e nel 7° girone).
b. Pieno di lussuria, caratterizzato da lussuria:
sguardi, pensieri lussuriosi; vita
lussuriosa, trascorsa nella lussuria, abbandonandosi con intemperanza e
viziosamente ai piaceri dei sensi.; voce dal lat. luxuriosu(m).
Le
due voci esaminate sono d’uso corrente, mentre le successive due che prenderò
in esame, quantuque sinonimi delle precedenti son d’uso letterario e perciò
scarsamente utilizzate.
lascivo/a agg.vo m.le o f.le che à o dimostra lascivia cioè sensualità licenziosa; che
è pieno/a di lascivia o induce alla lascivia; voce dal lat. lascivu(m);
lúbrico/a agg.vo m.le o
f.le 1 (lett.) sdrucciolevole, scivoloso, viscido,
sgusciante:
2 (fig.come nel caso che ci occupa) che offende il pudore; indecente, osceno/a, | di persona, che fa o dice cose oscene; voce dal lat. lubricu(m).
2 (fig.come nel caso che ci occupa) che offende il pudore; indecente, osceno/a, | di persona, che fa o dice cose oscene; voce dal lat. lubricu(m).
Rammento che correntemente, ma
erroneamente la voce è usata come lbríco/a
In italiano non mi risulta
esistano altri sinonimi, per cui passiamo al napoletano dove incontriamo:
carnalaccio/carnalazzo agg.vo m.le e
solo m.le impudico, licenzioso, dedito ai piaceri della carne; voce derivata
dal lat. tardo carnal(em) addizionato con accio/azzo
suffisso che continua il lat. -aceu(m), usato per formare sostantivi e aggettivi alterati con valore peggiorativo.
suffisso che continua il lat. -aceu(m), usato per formare sostantivi e aggettivi alterati con valore peggiorativo.
fojuto
agg.vo m.le e solo m.le bella antica voce abbondantemente desueta, registrata
peraltro dal solo insostituibile Raffaele D’Ambra che valse
1 eccitato sessuale (riferito ad animali e, in senso spreg.
come nel caso che ci occupa , anche a persone)
2 (estens.) bramoso, smanianoso, insaziabile.
2 (estens.) bramoso, smanianoso, insaziabile.
voce denominale di foja (eccitazione
sessuale, frenesia, smania[ dal lat. furia(m)→fu(r)ia(m)→foja]; temo
che moltissimi compilatori di lessici napoletani abbiano sorvolato sulla voce
un po’ perché desueta ed un po’ perché avrebbero dovuto dilungarsi per
distinguere la voce a margine dalla voce affatto, del tutto diversa fujuto
che nel significato di scappato
via è il part. pass. agg.to dell’infinito fují [ dal lat. tardo fugire→fují, per il class. fugere];
rattuso agg.vo m.le e solo m.le Pieno/a di foia, acceso/a di libidine,
salace, lascivo, licenzioso,incline
ed aduso al palpeggiamento furtivo; quanto all’etimo della voce sposo la tesi
di chi( come l’amico Carlo Iandolo) vi
legge un deverbale di (g)rattà [ nel senso estensivo di palpare,toccare tastare, palpeggiare] addizionato in funzione di suffisso dell’agg.vo uso = abituato a, solito [dal
lat. usu(m), part. pass. di uti 'usare'],
non convincendomi semanticamente l’idea di chi (cfr. Cortelazzo) ipotizzò una
derivazione dal lat. raptus part. pass. di răpĕre= trascinar via;
verruto agg.vo m.le e solo m.le 1 bizzoso, capriccioso, stizzoso 2
aduso a capricci stizzosi, a
stravaganze, a voglie irrazionali ed estensivamente (come nel caso che ci occupa) anche a quelle lussuriose, libidinose; per ciò che
riguarda l’etimologia dell’agg.vo in esame bisogna rammentare che esso è
stretto parente del s.vo verrizzo = bizza, capriccio
,stranezza, voglia irrazionale riferite o
ai bambini o alle donne, nella presunzione che un uomo fatto, difficilmente
possa lasciarsi prendere da bizze o capricci; il termine verruto o alibi verrezzuso, riferito ad un uomo fatto, sta ad
indicare un soggetto proclive alla lussuria o libidine, cosí come ò détto dal
significato estensivo di verrizzo.Per concludere occorre precisare che anche l’etimologia
del termine verrizzo donde il verruto
che ci occupa, non è tranquillissima ; la maggior parte dei compilatori dei
lessici , che accolgono il termine se la sbrigano con un’annotazione pilatesca:
etimo incerto/etimo oscuro.
Qualche altro, lasciandosi però chiaramente trasportare dal significato estensivo della parola, propone una timida paretimologia, legando la parola verrizzo, al termine verro che è il porco non castrato atto alla riproduzione, nella pretesa idea che il verro sia portato, almeno nell’immaginario comune, a pratiche libidinose, ma la proposta paretimologia poco mi convince.
A mio sommesso parere, penso che la parola verrizzo possa tranquillamente derivare dall’unione del verbo velle rotacizzato in verre con il sostantivo izza agganciandosi semanticamente ad un comportamento originariamente iracondo, stizzoso e poi capriccioso, stravagante,strano; la voce izza è piú nota nella forma varia ed intensiva bizza (ma sia izza che bizza provengono dall’antico sassone hittja/hizza = ardore).
Partendo da vell(e)+izza si può pervenire a verrizzo con tipica alternanza della liquida L→R, successivo affievolimento della piena E tonica mutatasi nella evanescente E e maschilizzazione del termine passato da verrizza a verrizzo adattamento resosi necessario per indicare un difetto (che comunque comportando una manifestazione d’ardore si intende maschile).Partendo da verr-izzo si è pervenuti a verr-uto addizionando la radice verr con il suff. uto
suffisso deriv. dal lat. -utu(m), usato per formare aggettivi che esprimono la natura o la forma caratteristica di una persona o di una cosa.
Qualche altro, lasciandosi però chiaramente trasportare dal significato estensivo della parola, propone una timida paretimologia, legando la parola verrizzo, al termine verro che è il porco non castrato atto alla riproduzione, nella pretesa idea che il verro sia portato, almeno nell’immaginario comune, a pratiche libidinose, ma la proposta paretimologia poco mi convince.
A mio sommesso parere, penso che la parola verrizzo possa tranquillamente derivare dall’unione del verbo velle rotacizzato in verre con il sostantivo izza agganciandosi semanticamente ad un comportamento originariamente iracondo, stizzoso e poi capriccioso, stravagante,strano; la voce izza è piú nota nella forma varia ed intensiva bizza (ma sia izza che bizza provengono dall’antico sassone hittja/hizza = ardore).
Partendo da vell(e)+izza si può pervenire a verrizzo con tipica alternanza della liquida L→R, successivo affievolimento della piena E tonica mutatasi nella evanescente E e maschilizzazione del termine passato da verrizza a verrizzo adattamento resosi necessario per indicare un difetto (che comunque comportando una manifestazione d’ardore si intende maschile).Partendo da verr-izzo si è pervenuti a verr-uto addizionando la radice verr con il suff. uto
suffisso deriv. dal lat. -utu(m), usato per formare aggettivi che esprimono la natura o la forma caratteristica di una persona o di una cosa.
E qui giunto mi fermo convinto
d’avere esaurito l’argomento, d’aver
adeguatamente risposto al quesito dell’amico P.G. e sperando d’avere interessato i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis
est.
R.Bracale Brak
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