mercoledì 1 aprile 2020

PIGLIÀ o AIZÀ PAPPAVIENTO


PIGLIÀ o AIZÀ  PAPPAVIENTO
Questa volta è stato il  caro amico G. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato e portata delle due espressioni partenopee   in epigrafe. Gli ò testualmente risposto:
È il modo napoletano di rendere un duplice concetto:
a) darsi delle arie ( ed in tal caso s’usa dire: aizà  pappaviento); b) profittare d’una occasione per primeggiare boriandosi ( ed in tal caso s’usa dire: piglià  pappaviento);ambedue le espressioni: piglià pappaviento ed aizà pappaviento sono di conio recente al segno che il termine pappaviento manca in ognuno dei numerosi  calepini del napoletano in mio possesso e che ò potuto consultare. Tuttavia posso dire che  il termine, intraducibile ad litteram, è da ritenersi una corruzione dell’espressione Viento ‘e Poppa, vento che favorisce la velocità d’una barca a vela e  che viene attinto innalzando una particolare, spettacolare  vela molto colorata [spinnaker], che viene issata quando l’andatura della barca è "portante", quindi quando il vento colpisce la barca al giardinetto o appunto  di poppa e cioè nelle andature di lasco e poppa. Per cui semanticamente come la vela détta spinnaker una volta che sia innalzata ed attinga vento favorisce il procedere della navigazione, cosí chi piglià pappaviento, si boria nel primeggiare o se  aizà pappaviento, si dà delle arie, anche se non sta primeggiando in nulla.  E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico G.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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