PIGLIÀ o AIZÀ
PAPPAVIENTO
Questa volta è stato il
caro amico G. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato e portata delle due espressioni partenopee in epigrafe. Gli ò testualmente risposto:
È il modo napoletano di rendere un
duplice concetto:
a) darsi delle arie ( ed in tal
caso s’usa dire: aizà pappaviento); b)
profittare d’una occasione per primeggiare boriandosi ( ed in tal caso s’usa
dire: piglià pappaviento);ambedue le
espressioni: piglià pappaviento ed aizà pappaviento sono di conio recente al
segno che il termine pappaviento manca in ognuno dei numerosi calepini del napoletano in mio possesso e che
ò potuto consultare. Tuttavia posso dire che il termine, intraducibile ad litteram, è da
ritenersi una corruzione dell’espressione Viento
‘e Poppa, vento che favorisce la velocità d’una barca a vela e che viene attinto innalzando una particolare,
spettacolare vela molto colorata [spinnaker], che viene
issata quando l’andatura della barca è "portante", quindi quando il vento colpisce la barca al
giardinetto o appunto di poppa e cioè
nelle andature di lasco e poppa.
Per cui semanticamente come la vela détta spinnaker una volta che sia innalzata
ed attinga vento favorisce il procedere della navigazione, cosí
chi piglià pappaviento, si boria nel primeggiare o se aizà pappaviento, si dà delle arie, anche se
non sta primeggiando in nulla. E
qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto
l’amico G.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú
genericamente chi dovesse imbattersi in
queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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