POVERA/POVERU MARONNA & POVERA/POVERU CRISTO
Questa volta è stato il
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato e portata delle due espressioni partenopee in epigrafe.L’accontento qui di sèguito
augurandomi di non deluderlo ed eventualmente interessare qualcun altro dei
miei ventiquattro lettori.
Innanzi tutto cominciamo con il dire che le due espressioni
non sono assolutamente blasfeme o irriverenti, ma nella loro icasticità vengono
usate per definire in maniera colorita la deprecabile condizione del soggetto
maschile o femminile cui vengono attagliate e che non ci siano intenzioni
ingiuriose contro la divinità o ciò che è sacro si evince già dal fatto che
l’aggettivo che accompagna i sostantivi Maronna e Cristo sono usati sia al
maschile che al femminile senza badare
se il s.vo Maronna e Cristo sia maschile o femminile,ma solo tenendo di vista
il soggetto, maschile [poveru] o femminile [povera] cui si intendano riferire
le locuzioni. Tanto premesso faccio notare come le due locuzioni un tempo
furono[anche fra importanti addetti ai lavori e cito per tutti Eduardo De
Filippo (in nota al testo del suo lavoro
teatrale:Bene mio e core mio), un
tempo furono ritenuti dei sinonimi da potersi usare alternativamente per
indicare una persona sventurata o di aspetto umile e misero.
Nulla di piú errato. Come ò già détto piú volte i napoletani
nel coniare vocaboli o locuzioni sono sempre precisi e circostanziati e non
perdono mai di vista la semantica. Nella fattispecie con l’espressione Povera/Poveru Maronna (Povera/povero Madonna) non ci si intende ovviamente riferire alla
divina Vergine Maria, Madre del Signor nostro Gesú Cristo,né ad una persona
genericamente sventurata, ma esattamente
ci si intende collegare ad un individuo
(di sesso femminile o maschile), persona sventurata che sia vittima
dell’accanimento e/o malvagità del proprio prossimo, cosí come fu per la divina
Vergine Maria che patí e soffrí per la malvagità del prossimo che condannò,
malmenò ed uccise sulla croce il Suo divino figliolo conficcandoLe nel materno Suo cuore le famose sette spade.
Ben diversa
l’espressione Povera/Poveru Cristo (Povera/povero Cristo) con la quale non
ci si intende ovviamente riferire al Signor nostro Gesú Cristo, né ad una persona
genericamente umile e dimessa , ma esattamente ci si intende riallacciarsi ad un individuo (di sesso femminile o
maschile),persona sventurata che sia vittima del proprio destino, della propria
sorte come appunto il Signor nostro Gesú
Cristo incarnatosi per volontà del Padre e destinato perciò ad esser vittima del proprio fato, quello di
riscattar l’umanità prendendo su di Sé i peccati del mondo e morendo in croce.
Madonna o anche Maronna s.vo f.le di doppia morfologia nella seconda, usata piú
spesso nel parlato della città bassa, è presente la rotacizzazione
osco-mediterranea d→ r; sostantivo usato per indicare la divina Vergine Maria, Madre del
Signor nostro Gesú Cristo; è voce che
etimologicamente viene dal latino mea+domina=
mia signora; è titolo d’onore che un tempo si dava alle donne e che oggi è
riservato esclusivamente alla Madre di Cristo; in Abruzzo e in taluni paesini
del Piemonte è titolo di rispetto usato dal popolino ed in particolare dalle
nuore rivolto alle suocere.
Cristo appellativo
riservato a Ns. Signore Gesú; Unto dal lat. Christu(m), traslitterazione del gr. Christós, che
traduce l'ebr. mashiah =Messia e cioè Unto (dal Signore).
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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