venerdì 3 aprile 2020

POVERA/POVERU MARONNA & POVERA/POVERU CRISTO


POVERA/POVERU MARONNA & POVERA/POVERU CRISTO
Questa volta è stato il  caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato e portata delle due espressioni partenopee   in epigrafe.L’accontento qui di sèguito augurandomi di non deluderlo ed eventualmente interessare qualcun altro dei miei ventiquattro lettori.
Innanzi tutto cominciamo con il dire che le due espressioni non sono assolutamente blasfeme o irriverenti, ma nella loro icasticità vengono usate per definire in maniera colorita la deprecabile condizione del soggetto maschile o femminile cui vengono attagliate e che non ci siano intenzioni ingiuriose contro la divinità o ciò che è sacro si evince già dal fatto che l’aggettivo che accompagna i sostantivi Maronna e Cristo sono usati sia al maschile  che al femminile senza badare se il s.vo Maronna e Cristo sia maschile o femminile,ma solo tenendo di vista il soggetto, maschile [poveru] o femminile [povera] cui si intendano riferire le locuzioni. Tanto premesso faccio notare come le due locuzioni un tempo furono[anche fra importanti addetti ai lavori e cito per tutti Eduardo De Filippo (in nota al testo del suo  lavoro teatrale:Bene mio e core mio), un tempo furono ritenuti dei sinonimi da potersi usare alternativamente per indicare una persona sventurata o di aspetto umile e misero.
Nulla di piú errato. Come ò già détto piú volte i napoletani nel coniare vocaboli o locuzioni sono sempre precisi e circostanziati e non perdono mai di vista la semantica. Nella fattispecie con l’espressione  Povera/Poveru Maronna (Povera/povero Madonna) non ci si intende ovviamente riferire alla divina Vergine Maria, Madre del Signor nostro Gesú Cristo,né ad una persona genericamente  sventurata, ma esattamente ci si intende collegare   ad un individuo (di sesso femminile o maschile), persona sventurata che sia vittima dell’accanimento e/o malvagità del proprio prossimo, cosí come fu per la divina Vergine Maria che patí e soffrí per la malvagità del prossimo che condannò, malmenò ed uccise sulla croce il Suo divino figliolo conficcandoLe  nel materno Suo cuore le famose sette spade.
  Ben diversa l’espressione  Povera/Poveru Cristo (Povera/povero Cristo) con la quale non ci si intende ovviamente riferire al Signor nostro Gesú Cristo, né ad una persona genericamente  umile e dimessa ,  ma esattamente ci si intende riallacciarsi    ad un individuo (di sesso femminile o maschile),persona sventurata che sia vittima del proprio destino, della propria sorte come appunto il  Signor nostro Gesú Cristo incarnatosi per volontà del Padre e destinato perciò ad  esser vittima del proprio fato, quello di riscattar l’umanità prendendo su di Sé i peccati del mondo e morendo in croce.
Madonna  o anche Maronna s.vo f.le di doppia morfologia nella seconda, usata piú spesso nel parlato della città bassa, è presente la rotacizzazione osco-mediterranea d→ r;  sostantivo usato per indicare  la divina Vergine Maria, Madre del Signor nostro Gesú Cristo; è voce   che etimologicamente viene  dal latino mea+domina= mia signora; è titolo d’onore che un tempo si dava alle donne e che oggi è riservato esclusivamente alla Madre di Cristo; in Abruzzo e in taluni paesini del Piemonte è titolo di rispetto usato dal popolino ed in particolare dalle nuore rivolto alle suocere.
Cristo  appellativo riservato a Ns. Signore Gesú; Unto dal lat.  Christu(m), traslitterazione del gr. Christós, che traduce l'ebr. mashiah =Messia e cioè Unto (dal Signore).
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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