RANCORE, ASTIO, LIVORE,& dintorni
Raccolgo qui di sèguito
l’ennesima sfida/ provocazione del mio
carissimo amico N.C. (i consueti problemi di privatezza mi impongono
l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome)che mi chiede di parlare delle voci
dell’italiano in epigrafe, di altri
sinonimi e delle corrispondenti voci del
napoletano. L’accontento súbito e
comincio con il parlare di
rancore s.vo m.le
astr. moderato sentimento di odio nascosto; debole,
ma continuo risentimento, malanimo: avere, nutrire, serbare
rancore contro, verso qualcuno; dimenticare i vecchi rancori;
lasciarsi senza rancore. Quanto all’etimo la voce è dal lat. tardo rancore(m),
propr. 'rancidezza', deriv. di rancíre 'essere rancido'; semanticamente
il collegamento tra rancore (forte risentimento) e la rancidezza è da trovarsi
proprio nel fatto che come la rancidezza si dice di sostanza grassa che si è
alterata ed à preso un odore e un sapore forte o pungente e sgradevole, cosí l’odio nascosto, il risentimento, il malanimo son
da accreditarsi di sgradevolezza e figuratamente di duraturo sapore forte o pungente;
astio, s.vo m.le
astr. moderato rancore,contenuto
malanimo: provare, nutrire astio verso, contro qualcuno; guardare,
rispondere con astio. Voce derivata dal got. haifsts 'lite'
livore, s.vo m.le
astr.
1 sentimento di aspra e sorda invidia; intenso astio,
forte rancore: animo pieno di livore
2 (ant.) lividezza, aspetto livido.
2 (ant.) lividezza, aspetto livido.
Voce dal lat. livore(m),
deriv. di livíre 'essere livido'
animosità, s.vo f.le
astr.
1 in primis vale coraggio
2 per
ampiamento semantico come nel caso che ci occupa: malanimo duraturo, ostilità fattiva e progettuale, rancore concreto:
giudicare onestamente senza animosità
Voce derivata dal lat. tardo animosita(tem) 'coraggio'
odio s.vo m.le astr. ed è la piú
generica delle voci italiane esaminate. 1 sentimento di grandissima ostilità ed avversione per cui si desidera il male altrui: odio
cieco, feroce, mortale, implacabile; parole di odio;
nutrire odio contro qualcuno; portare odio a qualcuno; covare
un odio profondo; essere accecato dall'odio; aizzare, fomentare
gli odi | avere in odio, odiare | essere in odio a qualcuno,
essere odiato da lui | venire in odio a qualcuno, diventargli odioso | odio
di classe, ostilità tra le classi sociali, e in partic. della classe
sfruttata contro gli sfruttatori
2 senso di ripugnanza, di contrarietà, d'intolleranza per qualcosa: avere in odio le chiacchiere, i convenevoli, i compromessi.
2 senso di ripugnanza, di contrarietà, d'intolleranza per qualcosa: avere in odio le chiacchiere, i convenevoli, i compromessi.
Voce derivata dal lat. odiu(m), deverbale di odisse
'odiare'.
A questo punto occorre fare una precisazione e
dire che nella lingua italiana le voci
fin qui esaminate sono spessissimo usate
quali sinonimi, essendo ormai invalso l’uso (anche per colpevole neghittosità
(per evitar di parlare di ignoranza…) della classe insegnante) di non far
distinzioni e di non insegnare ai discenti che esistono sottili differenze tra
i significati termini suddetti,
differenze che invece esistono e sono sostanziali attesa la graduazione e/o
intensità del sentimento o sensazione che accompagna or l’uno or l’altro
termine; uguale se non maggiore è la graduazione e/o intensità del sentimento
o sensazione che connotano le voci napoletane che ripetono quelle
dell’epigrafe. Vediamole:
àsteo s.vo m.le astr. contenuto
sentimento di malanimo e di rancore covato verso persona da cui si ritiene
d’avere ricevuto gravi torti, o causato da invidia o gelosia; è voce derivata
per adattamento locale dal prov. àstiu;
arzillo s.vo m.le
astr. sentimento di
pungente intensa e durevole invidia;è voce
desueta che etimologicamente deriva dal lat. asilu(m)”tafano” di cui semanticamente richiama il pungente
fastidio con epitesi di una erre
eufonica e raddoppiamento espressivo della consonante laterale alveolare (l)
secondo il percorso asilu(m)→arsilu(m)→arsillu(m)→arzillo;
encía – encíaría – ingiaría (angiaría)
s.vi f.li astr.
I vocaboli a margine fanno parte di quel gruppo di parole desuete che è
ormai quasi impossibile cogliere
sulle labbra anche dei napoletani piú anziani ed a stento si ritrovano
nei versi di qualche poeta d’antan e
bisogna far ricorso ad un qualche calepino per intenderne il significato, se
non lo si riesce a cogliere dal contesto.
Cominciamo con lo stabilire
che i primi tre vocaboli qui a margine , (il quarto, messo tra parentesi, è
solo una corruzione dei primi ed è usata dal popolino o dai meno versati
nell’idioma napoletano) come che
derivanti da un’unica radice son quasi dei sinonimi nel significato di: in
primis rabbia dispettosa, puntiglio, e poi grandissimo odio; per vero
tali significati si attagliano precisamente alla parola encía, mentre encíaría ed
ingiaría nonché la corrotta angiaría tutte forgiate su éncia significano piú acconciamente: ingordigia,stizza,soperchieria e solo estensivamente vessazione derivante da odio .
Ciò detto rammenterò che
talvolta mi è occorso di udire, da vecchi napoletani – come ò detto - angiaria patente corruzione dei
termini in epigrafe e non corruzione del toscano angheria che à altro significato ed altra etimologia.
Sgombrato cosí il campo e
precisato che il toscano angheria à
un etimo latino (aggaría dal greco aggaros)
e significa costrizione, dirò che la parola encía deriva dall’antico
francese haenge (odio) e sulla
medesima parola addizionate del suff. di pertinenza aría sono forgiate enciaría, ingiaría nonché la corrotta angiaría.
Purtroppo queste parole sono
scomparse a mano a mano per esser sostituite dalle significate parole toscane
pronunciate naturaliter in modo sciatto
e raffazzonato, per farle apparire dialettali, determinando invece non un
arricchimento dell’idioma locale, ma un suo malinconico, colpevole,
stupido depauperamento;
mpicca s.vo f.le
astr. in primis
1puntiglio dovuto a risentimento, orgoglio, ostinazione; poi
2 per
ampliamento semantico rancore pungente; è voce desueta che etimologicamente è
un deverbale del fr. piquer
'passare con una punta', poi 'punzecchiare', di orig. onomatopeica; da notare
che la voce in origine fu picca passata
poi a mpicca con protesi eufonica d’una
n(diventata
m davanti
all’esplosiva (p)) enne che come tale non necessita di alcun segno diacritico
essendo originariamente solo una consonante
eufonica di comodo e non residuo di un in aferizzato ‘n;
‘nteressía s.vo f.le
astr. in primis
1discordia,malumore, contrasto
ostinato; poi
2 per ampliamento semantico disprezzo, ostilità, acredine, dispetto persistente,
insistente, durevole; è voce desueta che viene quasi esclusivamente usata
nell’espressione mettere ‘nteressía= mettere
zizzania ed è voce etimologicamente
deverbale dell’infinito lat. interesse (=
essere, stare,porsi,
trovarsi in mezzo) con aferesi della i di in→’n ed aggiunta del suffisso
di origine greca (-ía) usato
per
formare sostantivi indicanti
per lo piú una nozione astratta, o
derivati da aggettivi italiani (allegría, filosofía, gelosía); è suffisso checompare anche nei nomi di
grandi regioni geografiche (Bulgaría, Romanía).
‘nzammurramiento s.vo m.le
astr. in primis
1discordia,malumore,disamore,indifferenza, disinteresse astioso; poi
2 per ampliamento semantico grande
disprezzo, ostilità continuata, freddezza, disinteresse, antipatia, distacco,
noncuranza, uggia, malevolenza, acrimonia, acredine, asprezza persistente;
durevole; è voce desueta che etimologicamente è denominale di ammore
con il prefisso distrattivo ins→’nz, raddoppiamento espressivo
della consonante liquida vibrante ( r ), ed aggiunta del suffisso iento adattamento locale per dittongazione di un
originario ente/o suffisso del
part. pres. dei verbi in -ere e -ire, molti dei quali aggettivati
o sostantivati (perdente, morente), derivato dal suff. lat. -ĕnte(m)
con cui si formavano i part. pres. della II, III e IV coniugazione;
ruzza/ruzzimma s.vo f.le
concreto nel suo significato primo, astratto in quello traslato che ci occupa;
1 sostanza di colore bruno-rossastro, costituita da
ossidi idrati di ferro, che si forma per ossidazione sulla superficie del ferro
e di leghe ferrose esposte all'aria e all'umidità; la sua formazione è continua
e prosegue sempre più in profondità, disgregando il materiale || Usato anche
come agg. e s.vo m.le invar. ( ruzzo)del colore della ruggine:’nu canciello ruzzo (un cancello color della
ruggine) mela, pera ruzza, con la buccia color ruggine
2 (fig.ed è il ns. caso) malanimo, astio, rancore: tené ‘na ruzza cu quaccuno(avere della ruggine con qualcuno); tra vvuje ddujenun se po’ levà ‘sta ruzza ‘a miezo?(non è possibile eliminare questa ruggine tra di voi?)
3 (agr.) malattia che colpisce i cereali, dovuta a un fungo parassita; si manifesta con macchie rossicce sulle foglie: ‘sta chianta è cchiena ‘e ruzzimma! (questa pianta è piena di ruggine!); etimologicamente le due voci (di cui la seconda è solo un allungamento della prima servendosi del suffisso imma) derivano da un lat. volg. *(ae)rugia(m)→ruggia→ruzza per il class. aerugine(m), deriv. di aes aeris 'rame';
2 (fig.ed è il ns. caso) malanimo, astio, rancore: tené ‘na ruzza cu quaccuno(avere della ruggine con qualcuno); tra vvuje ddujenun se po’ levà ‘sta ruzza ‘a miezo?(non è possibile eliminare questa ruggine tra di voi?)
3 (agr.) malattia che colpisce i cereali, dovuta a un fungo parassita; si manifesta con macchie rossicce sulle foglie: ‘sta chianta è cchiena ‘e ruzzimma! (questa pianta è piena di ruggine!); etimologicamente le due voci (di cui la seconda è solo un allungamento della prima servendosi del suffisso imma) derivano da un lat. volg. *(ae)rugia(m)→ruggia→ruzza per il class. aerugine(m), deriv. di aes aeris 'rame';
‘nsavuorio s.vo m.le
astr.voce ampiamente desueta che un
tempo venne usata quale avverbio (in
odio, a dispetto,), ma che come sostantivo
vale odio intensissimo e duraturo, disgusto spiccato, dispregio deciso di
persona o cosa,pronunciata ripugnanza,marcata antipatia; non semplicissima
la questione etimologica della voce a margine: anticamente il D’Ambra e
successivamente molti epigoni suoi ipotizzò un insan(um)+ŏdiu(m)→insanŏdiu(m)→’nsanuodio→’nzavuorio; orbene se si
possono accettare il normale passaggio
di (i)nsa a ‘nza, la dittongazione uo della
ŏ di ŏdiu(m) e la rotacizzazione
osco-mediterranea d→r che condurebbero ŏdiu(m) a uorio in alcun modo, neppure per dissimilazione si spiega il
passaggio a v della seconda n di insan(um), per cui penso che sia da
scartare l’ipotesi del D’Ambra, come respingo l’idea del D’Ascoli che
fantasiosamente e senza alcun aggancio semantico propose una derivazione da un *’nzawerre che pensò costruito su di un longobardo werra=guerra. A mio sommesso avviso è
piú ragionevole pensare ad un insavore(m)→’nsavore(m)→’nzavuorio
denominale del lat. sapōre(m) con la o lètta breve, deriv. di sapere
'avere sapore' addizionato in posizione protetica di un in→’n distrattivo; la mia
ipotesi si spiegherebbe semanticamente con il fatto che ciò (cosa,o persona)
che manca di sapore può essere disgustoso se non ripugnante ed esser tenuto in
dispregio.
Ed a questo punto penso
d’avere esaurito l’argomento, d’aver contentato
l’amico N.C.e qualche altro dei miei ventiquattro lettori e poter ben
dire Satis est.
Raffaele Bracale
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