SCIACCÀ E SCIACCATA
Questa volta è stato ancóra una volta
il caro amico A. M. (i consueti
problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e
cognome) a chiedermi via e-mail di
chiarirgli significato e portata del
sostantivo partenopeo in epigrafe. Per la verità egli à usato una
morfologia alquanto italianizzata ed in luogo di chiedermi di sciaccata, mi à
chiesto di parlargli di ciaccata. Ò intuito che l’amico era incorso in un
qui-pro-quo ed intendeva riferirsi proprio al s.vo in epigrafe, diretto
discendente [ quale participio passato f.le sostantivato ] del verbo sciaccà
cosí come in epigrafe. Di per sé il verbo sciaccà vale colpire con una pietra o un corpo
contundente sino a ferire a sangue il colpito; conseguentemente sciaccata quale
(come ò détto e qui ripeto, participio passato f.le sostantivato del verbo sciaccà) vale ferita, percossa
violenta,grave lesione traumatica
di una parte del corpo, in genere della testa, causata da un'arma vera o impropria o altro oggetto tagliente o contundente,
spaccatura invalidante, con versamento ematico. E vengo alla
questione morfologica precisando che la voce in esame va vergata come sciaccata
e non come ciaccata atteso che il verbo sciaccare donde la sciaccata che
ci occupa, il verbo sciaccare etimologicamente
è dritto per dritto dal lat. flaccare
= ferire, invalidare ed il digramma latino fl à il suo costante esito nel napoletano sci (cfr. sciore←flore-m - sciummo←flumen –sciato ←flatu-m - scioccele←flacce-s ). E qui penso di poter far punto convinto
d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun
altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste
paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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