giovedì 28 maggio 2020

FÀ ‘NA VERNIA


FÀ ‘NA VERNIA
Questa volta è stato il  caro amico N. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato ed etimologia dell’ espressiona partenopea   in epigrafe. Gli ò risposto illico et immediate:
La locuzione di cui mi chiedi,sufficientemente datata  e che si può cogliere ormai solo sulle labbre di qualche napoletano d’antan, ad litteram è da tradursi con: Fare un frastuono,uno strepito,un caos,un trambusto,un putiferio e popolarescamente  una caciara  tutti ugualmente molesti; si può tuttavia rendere anche con un: dare fastidio ed infine con altra accezione del sostantivo vernia: comportarsi in modo osceno. E ciò per quanto attiene ai significati del termine e su questo si è un po’ tutti d’accordo.Dove l’accordo manca e c’è diversità di vedute  è quando si cerca l’etimologia di vernia; esistono vale scuole di pensiero che riporto per amor di completezza quantunque per me l’etimo sia tranquillo e vi leggo [soprattutto tenendo presente l’ultima accezione riportata] un neutro plurale, poi inteso e reso femm.le singolare latino: *vernia,  aggettivo sostantivato  di “verna”[=schiavo nato in casa] (cioè: cose/comportamenti da schiavi).Vediamo i pareri altrui, tutti poco convincenti: 1)vernia,voce dal francese berne = mezz’asta; 2)vernia voce dall’iberico bernia = sorta di mantello. Ora trascurando che la mia etimologia fu accettata dal compianto Carlo Iandolo, ognuno vede che nè l’una, nè l’altra ipotesi proposta  riconduce ai significati del termine e risultano ambedue semanticamente inconferenti. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico N.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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