FRANCO
‘E VOZZOLA E CCAPPIELLO
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal
caro amico M. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per
illustrare significato e portata della locuzione in epigrafe.
Gli ò cosí risposto: la datatissima locuzione partenopea di
cui mi chiedi è pressoché desueta e la si puó cogliere ormai solo sulle labbra dei napoletani d’antan
della città bassa, dove nacque; ad litteram suona:[Esser] libero, esonerato, dispensato, sciolto, esente [dal
procurarsi il necessario per] il vitto e l’abbigliamento e venne usata, in
origine, nei riguardi di ogni persona, soprattutto giovane, che fósse
apparentato e vivesse in casa ed alle
spalle di un sacerdote, e pertanto non lavorasse per
procurarsi il necessario a vivere; in seguito la locuzione fu riferita ad ogni
scroccone e cosí è giunta sino a noi.
Esaminiamo i termini usati:
franco/a agg.vo m.le o f.le
1 (ant.) si diceva di persona o cosa non sottomessa
politicamente:
2 (estens.) si dice di chi è libero da doveri e prestazioni
| guardia franca, marenaro franco, membro dell'equipaggio che, libero dal
servizio, può scendere a terra | franco tiratore, chi compie azioni di
guerriglia nelle retrovie di un esercito invasore;
3(fig.) parlamentare che, nelle votazioni a scrutinio
segreto, si sottrae alla disciplina di partito
4 libero dal pagamento di dazi, di spese di trasporto ecc.
| mercanzia franca ‘e puorto (merce franca di porto), spedita a spese del
mittente | franco frabbeca, franco dumicilio, a spese del mittente fino ai
luoghi indicati | città franca, puorto franco, località in cui si introducono
merci senza pagare i dazi doganali | farla franca, (fig.) compiere un'azione
illecita e riprovevole senza essere sorpresi
5 (come nel caso
dell’espressione in esame )libero,
esonerato, dispensato, sciolto, esente da spese o da condizionionamenti;
6(come nel caso dell’espressione sub 2)leale, schietto,
sincero:
7 sicuro di sé, disinvolto; spedito: purtamento franco;
prucedere cu ‘o passo franco |
8(estens.) libero da pregiudizi, sfrontato.
s.vo m.le nelle costruzioni, distanza minima di
sicurezza da un elemento sospeso o sporgente | in un'opera idraulica, la
distanza fra il livello massimo a cui l'acqua può arrivare e quello che non
deve raggiungere.
Etimologicamente è voce dal fr. ant. frank, propr.
'libero'.
vozza/vozzola, s.vo
f.le in primis vistosa tumefazione, rigonfiamento nella parte anteriore del
collo, dovuta all'ingrossamento della tiroide, gozzo; per traslato
(fam.) gola, stomaco di una persona: regnerse ‘a
vozzola(riempirsi il gozzo), mangiare esageratamente | tené coccosa dint’â
vozza(aver qualcosa nel gozzo), (fig.) non riuscire a mandar giú un'offesa, un
affronto o a tollerare qualcosa di sgradito | me sta ‘ncopp’â vozza ( mi sta
sul gozzo), (fig.) si dice di cosa o persona che non si sopporta | nun tenerse
niente dint’â vozza (non tenere nulla nel gozzo), (fig.) dire tutto quello che
si à da dire; la voce a margine nella doppia morfologia (la seconda non è che
una sorta di diminutivo della prima attraverso l’aggiunta del suff. ola che continua il lat. olus/ola e che unito ad aggettivi o sostantivi forma
alterati con valore diminutivo o vezzeggiativo) la voce a margine, dicevo, nella
doppia morfologia è un derivato del lat. tardo gargăla «trachea», da una radice
*garg- assai diffusa in lingue romanze e in altre lingue indoeuropee antiche:
da gargăla→gargozza donde (gar)gozza→gozza→vozza con la tipica alternanza partenopea di g e v
o v e g/c (cfr. volpe/golpe, vunnella/gunnella, vongola←concula –gallo/vallo – vappa→guappo etc.).
Cappiello
s.vo m.le
1. nome generico di qualsiasi copricapo; in particolare, il
copricapo con cupola e tesa o falda; 2. qualsiasi oggetto che, per forma o
funzione, ricordi un cappello: cappello del lume; cappello di un fungo
|cappello della tromba, del trombone, sordina
3. breve introduzione ad uno scritto, ad un discorso
4. corona, ghirlanda
5. (come nel caso che ci occupa) nome usato quale emblema
dell’abbigliamento specialmente se ricercato.
Voce etimologicamente dl lat. mediev. cappĕllu(m),[con dittongazione ie
della breve] deriv. di căppa ‘copricapo’.
E qui penso di poter
far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico M. A. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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