sabato 16 maggio 2020

LA PALLA DI PEZZA O PALLA DI ZAZÀ


LA PALLA DI PEZZA O  PALLA DI ZAZÀ
Potrà sembrare strano, ma tra i giochi infantili napoletani ed in genere meridionali degli anni quaranta del millenovecento se ne annoverano almeno un paio addirittura risalenti ai giochi dei  bambini greci che avevano giocattoli semplici e poco significativi; utilizzavano infatti palle di stoffa piene di segatura e di stracci e trottole di legno; della trottola lignea [a Napoli detta “strummolo”] ò trattato alibi, qui spendo qualche parola sulla “palla di pezza” o “palla di Zazà” .Si trattò di una palla usata da bambini e bambine; quella usata dai ragazzi era  ottenuta riempiendo di segatura un sacchetto di stoffa o in mancanza del sacchetto, usando  un calzino da uomo poi avviluppato con uno o più pezzi di stoffa/stracci di risulta fermati da uno spago annodato alla bella e meglio. Si trattò cioè di una palla “seria” ancorché rabberciata; simile ma piú “frivola” quella usata dalle bambine ottenuta riempiendo di segatura un sacchetto di stoffa  poi avviluppato con uno o più pezzi di stoffa di vario colore opportunamente cuciti con ago e filo, palla  spesso ornata di fiocchetti o nappine. Va da sé che la palla di pezza era usata quando non si disponesse di una palla di gomma. I ragazzi usavano la loro palla per giocare, divisi in due squadre, a calcio per istrada o nei cortili; le bambine usavano il loro futile attrezzo per giocarci in casa o sui terrazzi sfidandosi a coppie a lanciarselo ed a prenderlo a volo senza farlo cascare pena il pagamento di una “penitenza”. Di solito i ragazzi giocavano con una palla che avevano approntata con le proprie mani; talora però per non sottrarre tempo al gioco qualcuno sottraeva ad una bambina [sorella o cugina] la sua palla di stoffa e la conferiva al gioco; dal 1944 l’attrezzo frivolo usato dalle bambine non fu piú una “palla di pezza”, ma prese il nome di “palla di Zazà” con riferimento alla vacua protagonista di una nota canzone di Raffaele Cutolo, musicata da Giuseppe Cioffi, proprio in quell’anno portata al successo da Aldo Tarantino.
R.Bracale

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