giovedì 14 maggio 2020

TROCOLA/TROCCOLA/TROCIOLA


TROCOLA/TROCCOLA/TROCIOLA
Il chiarissimo professore, amico  S.V. [i consueti problemi di riservatezza mi impongono di indicarne le generalità con le sole iniziali] mi à chiesto di spendere qualche parola per illustrare il termine in epigrafe,che mi risulta attestato con tripla morfologia di cui nella seconda è previsto il raddoppiamento espressivo della C, mentre la terza  è caratterizzata dall’infisso durativo -i- nella voce di partenza. L’accontento qui di sèguito rammentando che a Napoli e provincia con la voce in esame si fa riferimento ad una sorta di strumento estemporaneo; esso è costituito da una tabella di legno d’abete dello spessore di circa tre centimetri, lunga cinquanta centimetri e larga quindici centimetri, provvista di un taglio superiore in funzione di manico e caratterizzata da dieci o dodici maniglie di ferro avvitate su due file, ma libere piegarsi per modo che scuotendo vigorosamente e ruotando a dritta e mancina   la tabella,  le maniglie battendo alternativamente in alto e in basso sul piano ligneo producano un secco rumore; la trocola/troccola/trociola viene usata esclusivamente durante la settimana santa (cioè dal lunedí dopo la domenica delle palme al sabato antecedente la Pasqua) in sostituzione di campane e/o campanelli che sono vietati e spesso legati per essere sciolti solo la domenica di Pasqua);  tale strumento in italiano è reso con i termini  raganella oppure  battola. E veniamo all’etimologia della voce napoletana che nella sua morfologia originaria di trocola deriva dal greco kròtalon [marcato sul verbo kròtalizo=scuotere] con la tipica metatesi napoletana che qui muta di posto alla T ed alla K intesa C.
Mi pare non ci sia altro da aggiungere. Penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico S.V. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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