10 LOCUZIONI [12.10.20]
1.FA’ COMME T’ È FFATTO, CA NUNN’ È PPECCATO.
Ad litteram: Rendi ciò che ti è fatto, ché non è peccato Id est: render pan
per focaccia non è peccato, per cui si è autorizzati anche a vendicarsi dei
torti subìti, usando i medesimi sistemi; locuzione che, stranamente per la
morale popolare napoletana, adusa ad attenersi, quasi sempre, ai dettami
evangelici si pone agli antipodi dell’evangelico: porgi l’altra guancia, ma
in linea con l’antico principio romano: vim, vi repellere licet (è giusto
respingere la forza con la forza).
|
2.‘E SCIABBULE STANNO APPESE I ‘E FODERE CUMBATTONO.
Ad litteram: le sciabole stanno inoperosamente al chiodo ed i foderi
combattono Id est: chi dovrebbe combattere o - fuor di metafora - operare
fattivamente, nicchia e si defila, lasciando che altri prendano il suo posto;
locuzione usata nei confronti di tutti coloro che per inettitudine o
negligenza non compiono il proprio dovere, delegandolo pretestuosamente ad
altri.
|
3.FOSSE ANGIULO ‘A VOCCA TOJA!
Ad litteram: sia (di) angelo la tua bocca Locuzione che viene usata con un
sostrato scaramantico ottativo, quando - fatti segno di un augurio - ci si
augura altresí che quanto profferito si realizzi certamente e a breve tenendo
la bocca di colui che ci à fatto l’augurio come bocca di veritiero messaggero
( ciò etimologicamente significa il termine angiolo) per cui - ritenuto
proveniente da bocca di autentico messaggero - ciò che ci viene augurato si è
certi che si realizzerà concretamente o - almeno - lo si spera .
|
4.FRIJERE ‘O PESCE CU LL’ACQUA.
Ad litteram: friggere il pesce con l’acqua; locuzione usata per significare
situazioni di così marcata indigenza da non potersi permettere l’uso
dell’olio per friggere il pesce e doversi accontentare dell’acqua per
compiere l’operazione con risultati evidentemente miseri, non essendo
chiaramente l’acqua l’elemento adatto alla frittura; per traslato la
locuzione è usata per significare qualsiasi situazione in cui predomini
l’indigenza se non l’inopia più marcata.
|
5.FÀ ‘NA BBOTTA, DDOJE FUCETOLE*.
Ad litteram:fare [cioè:centrare] con un sol colpo due beccafichi. Id est:
conseguire un grosso risultato con il minimo impegno; locuzione un po’ più
cruenta, ma decisamente più plausibile della corrispondente italiana: prender
due piccioni con una fava: una sola cartuccia, specie se caricata di un
congruo numero di pallini di piombo, può realmente e contemporaneamente
colpire ed abbattere due beccafichi; non si comprende invece come si possano
catturare due piccioni con l’utilizzo di una sola fava, atteso che quando
questa abbia fatto da esca per un piccione risulterà poi inutilizzabile per
un altro... *fucetola= beccafico dal lat.ficedula(m)
|
6.ESSERE ‘NU BBABBÀ A RRUMMA.
Ad litteram: essere un babà irrorato di rum Locuzione dalla doppia valenza,
positiva o negativa. In senso positivo la frase in epigrafe è usata per fare
un sentito complimento all’avvenenza di una bella donna assimilata alla
soffice appetitosa preparazione dolciaria partenopea; in senso negativo la locuzione
è usata per dileggio nei confronti di ragazzi o adulti ritenuti piuttosto
creduloni e bietoloni, eccessivamente cedevoli sul piano caratteriale al pari
del dolce menzionato che è morbido ed elastico.
|
7.ESSERE ‘E TENTA CARMUSINA.
Ad litteram: essere di tinta cremisi (rossiccia) id est: essere inaffidabile
come il colore cremisi che anticamente, prodotto con metodi artigianali ed
empirici, era di scarsa consistenza e poco sopportava le ingiurie del tempo;
con altra valenza la locuzione sta ad indicare sia le persone di malaffare di
cui diffidare e da cui tenersi alla larga, sia le persone ad esse equiparate
e si ricollega al fatto che al tempo dei romani le prostitute erano aduse a
vestirsi di rosso, a truccarsi con il carminio e ad indossare vistose
parrucche fulve.
|
8.ESSERE ‘NU VOCCAPIERTO ‘E SAN GIUANNE.
Ad litteram: essere un bocca aperta di san Giovanni. Espressione riferita a
tutti coloro che sono pettegoli e linguacciuti al segno di tener sempre la
bocca aperta per riferire fatti ed avvenimenti che, per altro, non li
riguardano e non sarebbero perciò tenuti a propalare. Qualcuno erroneamente
pensa che la locuzione si riferisca agli abitanti di san Giovanni a Teduccio,
zona periferica di Napoli, abitanti ritenuti ( però gratuitamente ), linguacciuti
e pettegoli; la località invece è da considerarsi solo perché in contrada Leucapetra adiacente la detta zona
esistette un tempo una sontuosa villa fatta edeficare nel 1535 da Bernardino
Martirano, segretario del regno ( Cosenza
1490,† Portici (NA) 1548) villa sulle cui pareti esterne erano collocati
grandissimi mascheroni apotropaici rappresentanti dei volti con occhi
spiritati ed a bocca spalancata.
|
9.ESSERE MASTO A UNU FUOGLIO.
Ad litteram: esser maestro ad un solo foglio. Locuzione che si usa a mo’ di
dileggio nei confronti di coloro che son ritenuti o si autoritengono maestri,
ma siano di limitatissime conoscenze e di competenze molto ristrette, ai
quali è inutile chiedere che vadano al di là di ciò che essi stessi
propongano o facciano, come si diceva di un tal violinista, bravissimo
esecutore, quasi virtuoso, ma di un unico pezzo, violinista che si scherniva
davanti alla richiesta di eseguire altri brani musicali.
|
10.ESSERE CCHIÙ FFESSO ‘E LL’ACQUA CAURA.
Ad litteram: essere più sciocco dell’acqua calda. Così si dice di chi sia,
per innata insipienza o acclarata stupidità, talmente sciocco e vuoto ed
insignificante al punto di non aver alcun gusto e/o sapore al pari di una
pentola d’caqua riscaldata cui difettino ogni aggiunta di aromi e/o
condimenti e pertanto sia incolore ed insapore.
Brak
|
Nessun commento:
Posta un commento