19 LOCUZIONI [26.10.20]
1.'Amice e vino ànno 'a essere viecchie!
Ad litteram: gli amici ed il vino (per essere
buoni) devono essere di antica data.
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2.'A meglia vita è cchella d''e vaccarepecché, tutta 'a
jurnata, manejano zizze e denare.
Ad litteram: la vita migliore è quella degli
allevatori di bovini perché trascorrono l'intera giornata palpando mammelle
(per la mungitura delle vacche)e contando il denaro (guadagnato con la
vendita dei prodotti caseari); per traslato: la vita migliore è quella che si
trascorre tra donne e danaro.
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3.'O turco fatto crestiano, vo' 'mpalà tutte chille ca
ghiastemmano.
Ad litteram: il turco diventato cristiano
vuole impalare tutti i bestemmiatori. Id est: I neofiti sono spesso troppo
zelanti e perciò pericolosissimi.
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4.'O Pataterno addó vede 'a culata, lla spanne 'o sole
Ad litteram: il Padreterno dove vede un bucato
sciorinato, lí invia il sole. Id est: la bontà e la provvidenza del Cielo
sono sempre presenti là dove occorre.
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5.'O galantomo appezzentúto, addiventa 'nu chiaveco.
Ad litteram: il galantumo che va in miseria,
diventa un essere spregevole. In effetti la disincantata osservazione della
realtà dimostra che chi perde onori e gloria, diventa il peggior degli uomini
giacché si lascia vincere dall'astio e dal livore verso coloro che il suo
precedente status gli consentiva di tenere sottomessi e che nella nuova
situazione possono permettersi di alzare la testa e contrattare alla pari con
lui.
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6.'E fravecature, cacano 'nu poco pe parte e nun pulezzano
maje a nisciunu pizzo.
Ad litteram: i muratori defecano un po' per
parte, ma non nettano nessun luogo che ànno imbrattato. Il proverbio, oltre
che nel suo significato letterale è usato a Napoli per condannare l'operato
di chi inizia ad occuparsi di cento faccende, ma non ne porta a compimento
nessuna, lasciando ovunque le tracce del proprio passaggio.
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7. 'E vruoccole so' bbuone dint’ô lietto.
Letteralmente: i broccoli sono buoni nel
letto. Per intendere il significato del proverbio bisogna rammentare che a
Napoli con la parola vruoccole si intendono sia la tipica verdura che per
secoli i napoletani mangiarono,tanto da esser ricordati come
"mangiafoglie", sia le moine, le carezze che gli innamorati son
soliti scambiarsi specie nell'intimità; il proverbio sembra ripudiare ormai
la verdura per apprezzare solo i vezzi degli innamorati.
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8. Statte bbuono ê sante: è zumpata 'a vacca 'ncuollo ô vojo!
Letteralmente: buonanotte!la vacca ha montato
il bue. Id est: Accidenti: il mondo sta andando alla rovescia e non v'è rimedio:
ci troviamo davanti a situazioni così contrarie alla norma che è impossibile
raddrizzare.
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9.Quanno 'o vino è ddoce, se fa cchiú forte acìto.
Letteralmente: quando il vino è dolce si muta
in un aceto piú forte, più aspro.Id est: quando una persona è d'indole buona
e remissiva e paziente, nel momento che dovesse inalberarsi, diventerebbe
cosí cattiva, dura ed impaziente da produrre su i terzi effetti devastanti.
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10. 'O dulore è de chi 'o sente, no 'e chi passa e tène mente.
Letteralmente: il dolore è di chi lo avverte,
non di coloro che assistono alle manifestazioni del dolente.Id est:per aver
esatta contezza di un quid qualsiasi - in ispecie di un dolore - occorre
riferirsi a chi prova sulla propria pelle quel dolore, non riferirsi al
parere, spesso gratuito e non supportato da alcuna pratica esperienza, degli
astanti che - per solito - o si limitano ad una fugace commiserazione del
dolente , o - peggio! - affermano che chi si duole lo fa esagerando le
ragioni del proprio dolere.
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11. 'O fatto d''e quatte surde.
Letteralmente: il racconto dei quattro sordi.
Il raccontino che qui di seguito si narra, adombra il dramma della
incomunicabilità e la locuzione in epigrafe viene pronunciata a Napoli a
sapido commento in una situazione nella quale non ci si riesca a capire alla
stregua di quei quattro sordi che viaggiatori del medesimo treno, giunti ad
una stazione, così dialogarono: Il primo: Scusate simmo arrivate a Napule?
(Scusate, siamo giunti a Napoli?) Il secondo: Nonzignore, cca è
Napule!(Nossignore, qua è Napoli!) Il terzo: I' me penzavo ca stevamo a
Napule (Io credevo che stessimo a Napoli). Il quarto concluse: Maje pe
cumanno, quanno stammo a Napule, m'avvisate? (Per cortesia, quando saremo a
Napoli, mi terrete informato?).
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12. A 'nu cetrangolo spremmuto, chiavece 'nu caucio 'a coppa.
Schiaccia con una pedata una melarancia
premuta.Id est: il danno e la beffa; la locuzione cattivissima nel suo
enunciato, consiglia di calpestare un frutto già spremuto; ossia bisogna
vilipendere e ridurre a mal partito chi sia già vilipeso e sfruttato, per
modo che costui non abbia né la forza, nè il tempo di risollevarsi e
riprendersi.Il tristo consiglio è dato nel convincimento che se si lascia ad
uno sfruttato la maniera o l'occasione di riprendersi, costui si vendicherà
in maniera violenta e allora sarà impossibile contrastarlo; per cui conviene
infeierire e non dar quartiere, addirittura ponendoselo sotto i tacchi come
un frutto spremuto ed inutile ormai.
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13.Chi va pe chisti mare, chisti pisce piglia.
Letteralmente: chi corre questi mari può
pescare solo questo tipo di pesce. Id est: chi si sofferma a compiere un tipo
di operazione difficile e/o pericolosa, non può che sopportarne le
conseguenze, né può attendersi risultati diversi o migliori.
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14. Ammore, tosse e rogna nun se ponno annasconnere.
Amore, tosse e scabbia non si posson celare;
le manifestazioni di queste tre situazioni sono così eclatanti che nessuno
può nasconderle; per quanto ci si ingegni in senso opposto amore, tosse e
scabbia saranno sempre palesi; la locuzione è usata sempre che si voglia
alludere a situazioni non celabili.
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15.'Mparate a parlà, no a faticà.
Letteralmente: impara a parlare, non a
lavorare. Amaro, ma ammiccante proverbio napoletano dal quale è facile
comprendere la disistima tenuta dai napoletani per tutti coloro che non si
guadagnano da vivere con un serio e duro lavoro, ma fondono la prapria
esistenza sul fumo dell'eloquio, ritenuto però estremamente utile al
conseguimento di mezzi di sussistenza, molto piú dell'onesto e duro lavoro
(FATICA)in fondo la vita è dei furbi di quelli capaci di riempirti la testa
di vuote chiacchiere e di non lavorare mai vivendo ugualmente benissimo.
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16. 'A sotto p''e chiancarelle.
Letteralmente: attenti ai panconcelli!
Esclamazione usata a sapido commento di una narrazione di fatti paurosi o
misteriosi un po' più colorita del toscano: accidenti!Essa esclamazione
richiama l'avviso rivolto dagli operai che demoliscono un fabbricato affinché
i passanti stiano attenti alle accidentali cadute di panconcelli(chiancarelle)le
sottili assi trasversali di legno di castagno, assi che poste di traverso
sulle travi portanti facevano olim da supporto ai solai e alle pavimentazione
delle stanze.Al proposito a Napoli è noto l'aneddoto relativo al nobile
cavaliere settecentesco Ferdinando Sanfelice che fattosi erigere un palazzo
nella zona detta della Sanità, vi appose un'epigrafe dittante: eques
Ferdinandus Sanfelicius fecit(il cav. Ferdinando Sanfelice edificò) ed un
bello spirito partenopeo per irridere il Sanfelice paventando il crollo dello
stabile, aggiunse a lettere cubitali Levàteve 'a sotto (toglietevi di sotto!
).
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17. A 'stu nunno sulo 'o cantero è nicessario.
Letteralmente: la sola cosa necessaria a
questo mondo è il pitale. Id est: niente e - soprattutto - nessuno sono
veramente necessarii alla buona riuascita dell'esistenza la sola cosa che
conta è nutrirsi bene e digerire meglio. In effetti con la parola cantero -
oggetto destinato ad accogliere gli esiti fisiologici - si vuole proprio adombrare
la buona salute indicata da una buona digestione, che intanto avviene se si è
avuta la possibilità di nutrirsi. Si tenga presente che la parola cantero non
à l'esatto corrispettivo in italiano essendo il pitale(con la quale parola si
è reso in italiano) destinato ad accogliere gli esiti prettamente liquidi,
mentre il cantaro era destinato ad accogliere quelli solidi.
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18.Sparterse 'a cammisa 'e Cristo.
Letteralmente: dividersi la tunica di Cristo.
Cosí a Napoli si dice di chi, esoso al massimo,profitti di una situazione e si accanisca a fare proprie porzioni o parti
di cose già di per sé esigue, come i quattro soldati che spogliato il Cristo sul Golgota , ne divisero, per
appropriarsene, in quattro parti l'unica tunica di cui era ricoperto il Signore.
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19. Essere aurio 'e chiazza e tribbulo 'e casa.
Letteralmente: aver modi cordiali in piazza e
lamentarsi in casa. Così a Napoli si suole dire - specie di uomini che in
piazza si mostrano divertenti e disposti al colloquio aperto simpatico,
mentre in casa sono musoni e lamentosi dediti al piagnisteo continuo, anche
immotivato.
Brak
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