MMERZO & DINTORNI
Questa volta è stato il caro amico P. L. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato ed uso del lemma partenopeo in epigrafe.
Gli rispondo subito dicendogli che il termine mmerzo è un avverbio che significa verso, circa, all’incirca, grossomodo, pressappoco, piú o meno, suppergiú e nell’eloquio napoletano è usato, quasi del tutto, in locuzioni temporali per indicare un orario non precisissimo e mi spiego con un esempio : chi volesse fissare con un conoscente un appuntamento per mezzodí e parlasse in napoletano non direbbe mai “Ce vedimmo a mmiezejuorno” ma “Ce vedimmo mmerzo miezejuorno” o anche “Ce vedimmo â via ‘e miezejuorno” volendo significare che c’è una qualche elasticità nell’indicazione dell’ora in cui vedersi, ora che non deve essere tassativamente le dodici, ma è sufficiente che le sia prossima quasi mettendo in conto piccoli intoppi, sopravvenuti imprevisti che possono comportare risibili anticipi o comprensibili ritardi. Nel primo esempio si fa ricorso all’avverbio mmerzo [adattamento espressivo del lat. versus], mentre nel secondo esempio si ricorre alla locuzione â via ‘e [cioè “sulla strada di” (accostarsi all’ora desiderata]. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.L. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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