3.'AMICE E VINO ÀNNO 'A ESSERE VIECCHIE!
Ad litteram: gli amici ed il vino (per essere buoni) devono essere di antica
data.Va da sé che il vino stagionato sia migliore di quello novello, tal
quali gli amici di vecchia data che abbiano già dato piú prove dei loro
sentimenti amicali.
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4.'A MEGLIA VITA È CCHELLA D''E VACCARE PECCHÉ, TUTTA 'A
JURNATA, MANEJANO ZIZZE E DENARE.
Ad litteram: la vita migliore è quella degli allevatori di bovini perché
trascorrono l'intera giornata palpando mammelle (per la mungitura delle
vacche)e contando il denaro (guadagnato con la vendita dei prodotti caseari);
per traslato: la vita migliore è quella che si trascorre tra donne e danaro.
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5.'O TURCO FATTO CRESTIANO, VO' 'MPALÀ TUTTE CHILLE CA
GHIASTEMMANO.
Ad litteram: il turco diventato cristiano vuole impalare tutti i
bestemmiatori. Id est: I neofiti sono spesso troppo zelanti e perciò
pericolosissimi.
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6.'O PATATERNO ADDÓ VEDE 'A CULATA, LLA SPANNE 'O SOLE
Ad litteram: il Padreterno dove vede un bucato sciorinato, lí invia il sole.
Id est: la bontà e la provvidenza del Cielo sono sempre presenti là dove
occorre.
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7.'O GALANTOMO APPEZZENTÚTO, ADDIVENTA 'NU CHIAVECO.
Ad litteram: il galantumo che va in miseria, diventa un essere spregevole. In
effetti la disincantata osservazione della realtà dimostra che chi perde
onori e gloria, diventa il peggior degli uomini giacché si lascia vincere
dall'astio e dal livore verso coloro che il suo precedente status gli
consentiva di tenere sottomessi e che nella nuova situazione possono
permettersi di alzare la testa e contrattare alla pari con lui.
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8.'E FRAVECATURE, CACANO 'NU POCO PE PPARTE E NUN PULEZZANO
MAJE A NNISCIUNU PIZZO.
Ad litteram: i muratori defecano un po' per parte, ma non nettano nessun
luogo che ànno imbrattato. Il proverbio, oltre che nel suo significato
letterale è usato a Napoli per condannare l'operato di chi inizia ad
occuparsi di cento faccende, ma non ne porta a compimento nessuna, lasciando
ovunque le tracce del proprio passaggio.
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9. 'E VRUOCCOLE SO' BBUONE DINT’Ô LIETTO.
Letteralmente: i broccoli sono buoni nel letto. Per intendere il significato
del proverbio bisogna rammentare che a Napoli con la parola vruoccole si
intendono sia la tipica verdura che per secoli i napoletani mangiarono,tanto
da esser ricordati come "mangiafoglie", sia le moine, le carezze
che gli innamorati son soliti scambiarsi specie nell'intimità; il proverbio à
tutta l’aria d’esser nato quando i napoletani dismisero di esser mangiatori
di foglia diventando mangiamaccheroni lasciando ai provinciali e/o cafoni il
titolo di"mangiafoglie", quando cioè i cittadini napoletani ripudiarono ormai la verdura (‘e vruoccole) per
apprezzare solo i vezzi degli innamorati.
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10. STATTE BBUONO Ê SANTE: È ZUMPATA 'A VACCA 'NCUOLLO Ô VOJO!
Letteralmente: buonanotte!la vacca ha montato il bue. Id est: Accidenti: il
mondo sta andando alla rovescia e non v'è rimedio: ci troviamo davanti a
situazioni così contrarie alla norma che è impossibile raddrizzare.
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11.QUANNO 'O VINO È DDOCE, SE FA CCHIÚ FORTE ‘ACÍTO.
Letteralmente: quando il vino è dolce si muta in un aceto piú forte, più
aspro.Id est: quando una persona è d'indole buona e remissiva e paziente, nel
momento che dovesse inalberarsi, diventerebbe cosí cattiva, dura ed
impaziente da produrre su i terzi effetti devastanti.
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12. 'O DULORE È DE CHI 'O SENTE, NO 'E CHI PASSA E TÈNE MENTE.
Letteralmente: il dolore è di chi lo avverte, non di coloro che assistono
alle manifestazioni del dolente.Id est:per aver esatta contezza di un quid
qualsiasi - in ispecie di un dolore - occorre riferirsi a chi prova sulla
propria pelle quel dolore, non riferirsi al parere, spesso gratuito e non
supportato da alcuna pratica esperienza, degli astanti che - per solito - o
si limitano ad una fugace commiserazione del dolente , o - peggio! -
affermano che chi si duole lo fa esagerando le ragioni del proprio dolere.
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13. 'O FATTO D''E QUATTE SURDE.
Letteralmente: il racconto dei quattro sordi. Il raccontino che qui di
seguito si narra, adombra il dramma della incomunicabilità e la locuzione in
epigrafe viene pronunciata a Napoli a sapido commento in una situazione nella
quale non ci si riesca a capire alla stregua di quei quattro sordi che
viaggiatori del medesimo treno, giunti ad una stazione, così dialogarono: Il
primo: Scusate simmo arrivate a Napule? (Scusate, siamo giunti a Napoli?) Il
secondo: Nonzignore, cca è Napule!(Nossignore, qua è Napoli!) Il terzo: I' me
penzavo ca stevamo a Napule (Io credevo che stessimo a Napoli). Il quarto
concluse: Maje pe cumanno, quanno stammo a Napule, m'avvisate? (Per cortesia,
quando saremo a Napoli, mi terrete informato?).
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14. A 'NU CETRANGOLO SPREMMUTO, CHIAVECE 'NU CAUCIO 'A COPPA.
Schiaccia con una pedata una melarancia premuta.Id est: il danno e la beffa;
la locuzione cattivissima nel suo enunciato, consiglia di calpestare un
frutto già spremuto; ossia bisogna vilipendere e ridurre a mal partito chi
sia già vilipeso e sfruttato, per modo che costui non abbia né la forza, nè
il tempo di risollevarsi e riprendersi.Il tristo consiglio è dato nel
convincimento che se si lascia ad uno sfruttato la maniera o l'occasione di
riprendersi, costui si vendicherà in maniera violenta e allora sarà
impossibile contrastarlo; per cui conviene infeierire e non dar quartiere,
addirittura ponendoselo sotto i tacchi come un frutto spremuto ed inutile
ormai.
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15.CHI VA PE CHISTI MARE, CHISTI PISCE PIGLIA.
Letteralmente: chi corre questi mari può pescare solo questo tipo di pesce.
Id est: chi si sofferma a compiere un tipo di operazione difficile e/o
pericolosa, non può che sopportarne le conseguenze, né può attendersi
risultati diversi o migliori.
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16. AMMORE, TOSSE E RROGNA NUN SE PONNO ANNASCONNERE.
Amore, tosse e scabbia non si posson celare; le manifestazioni di queste tre
situazioni sono così eclatanti che nessuno può nasconderle; per quanto ci si
ingegni in senso opposto amore, tosse e scabbia saranno sempre palesi; la
locuzione è usata sempre che si voglia alludere a situazioni non celabili.
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17.'MPÀRATE A PARLÀ, NO A FATICÀ.
Letteralmente: impara a parlare, non a lavorare. Amaro,ironico ma ammiccante
proverbio napoletano dal quale è facile comprendere la disistima tenuta dai
napoletani per tutti coloro che non si guadagnano da vivere con un serio e
duro lavoro, ma fondono la propria esistenza sul fumo dell'eloquio, ritenuto
però estremamente utile al conseguimento di mezzi di sussistenza, molto piú
dell'onesto e duro lavoro (FATICA).
In fondo la vita è dei furbi di quelli capaci di riempirti la
testa di vuote chiacchiere e di non lavorare mai vivendo ugualmente
benissimo.
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18. 'A SOTTO P''E CHIANCARELLE.
Letteralmente:(Prestate attenzione, voi che siete) di sotto, ai panconcelli;
id est: Attenti ai panconcelli!
Esclamazione usata a sapido commento di una narrazione di fatti paurosi o
misteriosi un po' piú colorita del toscano: accidenti!Essa esclamazione
richiama l'avviso rivolto dagli operai che demoliscono un fabbricato affinché
i passanti stiano attenti alle accidentali cadute di
panconcelli(chiancarelle)le sottili, ma resistenti assi trasversali di legno
di castagno, assi che poste di traverso sulle travi portanti facevano olim da
supporto ai solai e alle pavimentazione delle stanze.Al proposito a Napoli è
noto l'aneddoto relativo al nobile cavaliere settecentesco Ferdinando
Sanfelice che fattosi erigere un palazzo nella zona dtta della Sanità, vi
appose un'epigrafe dittante: eques Ferdinandus Sanfelicius fecit(il cav.
Ferdinando Sanfelice edificò) ed un bello spirito partenopeo per irridere il
Sanfelice paventando il crollo dello stabile, aggiunse a lettere cubitali
Levàteve 'a sotto! (toglietevi di sotto! ).
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19. A 'STU NUNNO SULO 'O CÀNTERO È NICESSARIO.
Letteralmente: la sola cosa necessaria a questo mondo è il pitale. Id est:
niente e - soprattutto - nessuno sono veramente necessarii alla buona
riuascita dell'esistenza la sola cosa che conta è nutrirsi bene e digerire
meglio. In effetti con la parola cantero - oggetto destinato ad accogliere
gli esiti fisiologici - si vuole proprio adombrare la buona salute indicata
da una buona digestione, che intanto avviene se si è avuta la possibilità di
nutrirsi. Si tenga presente che la parola cantero non à l'esatto
corrispettivo in italiano essendo il pitale(con la quale parola si è reso in
italiano) destinato ad accogliere gli esiti prettamente liquidi, mentre il
cantaro era destinato ad accogliere quelli solidi.
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20.SPARTERSE 'A CAMMISA 'E CRISTO.
Letteralmente: dividersi la tunica di Cristo. Cosí a Napoli si dice di chi,
esoso al massimo,profitti di una situazione e
si accanisca a fare proprie porzioni o parti di cose già di per sé
esigue, come i quattro soldati che spogliato il Cristo sul Golgota , ne divisero, per
appropriarsene, in quattro parti l'unica tunica di cui era ricoperto il
Signore.
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21. ESSERE AURIO 'E CHIAZZA E TRIBBULO 'E CASA.
Letteralmente: aver modi cordiali in piazza e lamentarsi in casa. Cosí a
Napoli si suole dire - specie di uomini che in piazza si mostrano divertenti
e disposti al colloquio aperto simpatico, mentre in casa sono musoni e
lamentosi dediti al piagnisteo continuo, anche immotivato.
brak
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