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25 LOCUZIONI 25.3.21
1.COPPOLA PE CCAPPIELLO E CCASA A SSANT'ANIELLO.
Ad litteram:Berretto per cappello, ma casa a sant'Aniello (a Caponapoli). Id
est: vestirsi anche miseramente, ma prendere alloggio in una zona salubre ed
ariosa, poiché la salute viene prima dell'eleganza, ed il danaro va speso per
star bene in salute, non per agghindarsi.
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2. TENÉ TUTTE 'E VIZZIE D''A ROSAMARINA.
Ad litteram: avere tutti i vizi del rosmarino. Id est: avere tutti i difetti
possibili, essere cioè cosí poco affidabile ed utile alla stregua del
rosmarino, l'erba aromatica che serve a molto poco; infatti oltre che per
dare un po' di aroma non serve a nulla: non è buona da ardere, perché brucia
a stento, non fa fuoco, per cui non dà calore, non produce cenere che - olim
- serviva per il bucato, se accesa, fa molto, fastidioso fumo...
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3.SI 'O SIGNORE NUN PERDONA A 77, 78 e 79, LLA 'NCOPPA NCE
APPENNE 'E PUMMAROLE.
Ad litteram: Se il Signore non perdona ai diavoli(77), alle prostitute(78) e
ai ladri(79), lassú (id est: in paradiso ) ci appenderà i pomodori. Id est:
poiché il mondo è popolato esclusivamente da ladri, prostitute e cattivi
soggetti (diavoli), il Signore Iddio se vorrà accogliere qualcuno in
paradiso, dovrà perdonare a tutti o si ritroverò con uno spazio enormemente
vuoto che per riempirlo dovrebbe coltivarci pomodori.
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4.CHILLO SE METTE 'E DDETE 'NCULO E NE CACCIA 'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si mette le dita nel culo e ne tira fuori anelli. Id est: la fortuna di
quell'essere è cosí grande che è capace di procurarsi beni e ricchezze anche
nei modi meno ortodossi o possibili.
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5.AVIMMO PERDUTO 'APARATURA I 'E CENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i chiodini. Anticamente, a Napoli
in occasione di festività, specie religiose, si solevano addobbare i portali
delle chiese con gran drappi di stoffe preziose; tali addobbi erano chiamati
aparature; accaddeva però talvolta che - per sopravvenuto mal tempo, il vento
e la pioggia scompigliasse, fino a distruggere gli addobbi ed a svellere
drappi e chiodini usati per sostenerli; la locuzione attualmente viene usata
per dolersi quando, per sopravvenute, inattese cause vengano distrutti o
vanificati tuttti gli sforzi operati per raggiungere un alcunché.
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6.'A FEMMENA È CCOMME Â CAMPANA: SI NUN 'A TUCULJE, NUN SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non l'agiti non suona; id est:
la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar fuori i propri sentimenti,
ma pure i propri istinti.
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7. 'A
TONACA NUN FA 'O MONACO, 'A CHIERECA NUN FA 'O PREVETO, NÈ 'A VARVA FA 'O
FILOSEFO.
Ad litteram: la tonaca non fa un monaco, la tonsura non fa un prete né la
barba fa il filosofo; id est: l'apparenza può ingannare: infatti non sono
sufficienti piccoli segni esteriori per decretare la vera essenza o personalità
di un uomo.
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8. ME
PARENO 'E CCAPE D''A VECARIA.
Ad litteram: mi sembrano le teste della Vicaria. Lo si suole dire di chi
è smagrito per lunga fame, al segno di averne il volto affilato e scavato
quasi come le teste dei giustiziati, teste che nel 1600 venivano esposte
per ammonimento infilzate su lunghe lance e tenute per giorni e giorni
all'esterno dei portoni del tribunale della Vicaria, massima corte del
Reame di Napoli.
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9. ARIA
NETTA NUN AVE PAURA 'E TRONNELE.
Ad litteram: aria pulita non teme i tuoni; infatti quando l'aria è tersa
e priva di nuvole, i tuoni che si dovessero udire non sono annunzio di
temporale. Per traslato: l'uomo che à la coscienza pulita non teme che
possa ricevere danno dalle sue azioni, che - improntate al bene - non
potranno portare conseguenze negative .
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10.ASCÍ
'A VOCCA Ê CANE E FERNÍ 'MMOCCA Ê LUPE
Ad litteram: scampare alla bocca dei cani e finire in quella dei lupi.
Maniera un po' piú drammatica di rendere l'italiano: cader dalla padella nella
brace: essere azzannati da un cane è cosa bruttissima, ma finire nella
bocca ben piú vorace di un lupo, è cosa ben peggiore.
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11.
RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CCUNFESSORIO.
Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non vanno riferite in confessione.
Id est: il peccato di gola... non è da ritenersi un gran peccato, a malgrado che la gola sia uno
dei vizi capitali, il popolo napoletano, atavicamente perseguitato dalla
fame, non riesce a comprendere
come sia possibile ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in
maniera eccessiva.
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12.CU
LL'EVERA MOLLA, OGNUNO S'ANNETTA 'O CULO.
Ad litteram: con l'erba tenera, ognuno si pulisce il sedere; per
traslato: chi è privo di forza morale o di carattere non è tenuto in
nessuna considerazione , anzi di lui ci si approfitta, delegandogli
persino i compiti piú ingrati
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13.T'AMMERETAVE
'A CROCE GGIÀ 'A PARICCHIO...
Ad litteram: avresti meritato lo croce già da parecchio tempo. A Napoli,
la locuzione in epigrafe è usata per prendersi gioco di coloro che,
ottenuta la croce di cavaliere o di commendatore, montano in superbia e
si gloriano eccessivamente per il traguardo raggiunto; ebbene a costoro,
con la locuzione in epigrafe, si vuol rammentare che ben altra croce e
già da gran tempo, avrebbero meritato intendendendo che li si ritiene
malfattori, delinquenti, masnadieri tali da meritare il supplizio della
crocefissione quella cui, temporibus illis, erano condannati tutti i
ladroni...
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14.LL'AVVOCATO
À DDA ESSERE 'MBRUGLIONE.
Ad litteram: l'avvocato deve essere imbroglione. A Napoli - terra per
altro di eccellentissimi principi del foro, si è convinti che un buono
avvocato debba esser necessariamente un imbroglione, capace cioè di
trovare argomentazioni e cavilli giuridici tali da fare assolvere anche
un reo confesso o - in sede civilistica - far vincere una causa anche a
chi avesse palesemente torto marcio.
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15.
LL'AVVOCATO FESSO È CCHILLO CA VA A LLEGGERE DINT' Ô CODICE.
Ad litteram: l'avvocato sciocco è quello che compulsa il codice; id est:
non è affidabile colui che davanti ad una questione invece di adoprarsi a
comporla pacificamente consiglia di adire rapidamente le vie legali; ad
ulteriore conferma dell'enunciato in epigrafe, altrove - nella filosofia
partenopea - si suole affermare che è preferibile un cattivo accordo che
una causa vinta, che - certamente - sarà stata piú dispendiosa e
lungamente portata avanti rispetto all'accordo.
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16.
 GGATTA CA ALLICCA 'O SPITO, NUN CE LASSÀ CARNE P'ARROSTERE.
Ad litteram: alla gatta che lecca lo spiedo, non lasciar carne da
arrostire. Id est: non aver fiducia di chi ti à dato modo di capire di
che cattiva pasta è fatto, come non sarebbe opportuno lasciare della
carne buona per essere arrostita, a portata di zampe di un gatto che è
solito leccare gli spiedi su cui la carne viene arrostita...
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17. 'A FEMMENA BBONA SI - TENTATA - RESTA AUNESTA, NUN È STATA
BUONO TENTATA.
Ad litteram: una donna procace, se - una volta che venga tentata - resta
onesta, significa che non è stata tentata a sufficienza. Lo si dice intendendo
affermare che qualsiasi donna, in ispecie quelle procaci si lasciano cadere
in tentazione; e se non lo fanno è perché... il tentatore non è stato
all'altezza del compito...
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18.TRE CCOSE NCE VONNO P''E PICCERILLE: MAZZE, CARIZZE E ZZIZZE!
Ad litteram: tre son le cose che necessitano ai bimbi: busse, carezze e
tette. Id est: per bene allevare i bimbi occorrono tre cose il sano
nutrimento(le tette), busse quando occorra punirli per gli errori compiuti,
premi (carezze)per gratificarli quando si comportano bene.
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19.'E PEJE JUORNE SO' CHILLE D''A VICCHIAIA.
Ad litteram: i peggiori giorni son quelli della vecchiaia; il detto
riecheggia l'antico brocardo latino: senectus ipsa morbus est; per solito, in
vecchiaia non si ànno piú affetti da coltivare o lavori cui attendere, per
cui i giorni sono duri da portare avanti e da sopportare specie se sono
corredati di malattie che in vecchiaia non mancano mai...
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20.DIMMÈNNE N'ATA, CA CHESTA GGIÀ 'A SAPEVO.
Ad litteram: raccontamene un'altra perché questa già la conoscevo; id est: se
ài intenzione di truffarmi o farmi del male, adopera altro sistema, giacché
questo che stai usando mi è noto e conosco il modo di difendermi e vanificare
il tuo operato.
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21.DENARO 'E STOLA, SCIOSCIA CA VOLA.
Ad litteram: denaro di stola, soffia che vola via. Id est: il danaro ricevuto
o in eredità, o in omaggio da un parente prete, si disperde facilmente, con
la stessa facilità con cui se ne è venuto in possesso.
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22.FATTE CAPITANO E MMAGNE GALLINE.
Ad litteram: diventa capitano e mangerai galline: infatti chi sale di grado
migliora il suo tenore di vita, per cui, al di là della lettera, il proverbio
può intendersi:(anche se non è veramente accaduto), fa' le viste di esser
salito di grado, cosí vedrai migliorato il tuo tenore di vita.
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23. 'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE 'E LL'
ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono peggiori degli altri. Id
est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno piú paura dei poveri che
rubano magari per fame o necessità
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24.DICETTE FRATE EVARISTO:"PE MMO, PIGLIATE CHISTO!"
Ad litteram: disse frate Evaristo: Per adesso, prenditi questo!"Il
proverbio viene usato a mo' di monito, quando si voglia rammentare a
qualcuno, che si stia eccessivamente gloriando di una sua piccola vittoria,
che per raggiungerla à dovuto comunque sopportare qualche infamante danno. Il
frate del proverbio fu tentato dal demonio, che per indurlo al peccato
assunse l'aspetto di una procace ragazza discinta; il frate si lasciò tentare
e partí all'assalto delle grazie della ragazza che - nel momento culminante
della tenzone amorosa riprese le sembianze del demonio e principiò a
prendersi giuoco del frate, che invece portando a compimento l'operazione
iniziata pronunciò la frase in epigrafe.
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25.CHI RIDE D''O MMALE 'E LL'ATE, 'O SSUJO STA ARRET' Â PORTA.
Ad litteram: chi ride delle digrazie altrui, à le sue molto prossime; id est:
chi o per cattiveria o per insipienza si fa beffe del male che à colpito
altre persone, dovrebbe sapere che - presto o tardi - il male potrebbe
colpire anche lui...
Brak
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