domenica 20 giugno 2021

19 LOCUZIONI 20.6.21

19 LOCUZIONI 20.6.21

1.    AÍZA, CA VENONO ‘E GGUARDIE

Ad litteram: alza (la merce e portala via giacché possono giungere  i rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti.) Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge rappresentata  dai suoi tutori che qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti contravvenzioni.

Oggi la locuzione è usata per convincere un inopportuno interlocutore  a liberarci della sua presenza anche se costui non abbia merce da portar via  né si paventi  reale intervento di polizia municipale o altri tutori della legge.

2.    ARRICIETTE ‘E FIERRE E GHIAMMUNCENNO

Ad litteram: raccogli i ferri  del mestiere ed andiamo via. Locuzione usata a mo’ di perentorio comando  dagli artieri e rivolta ai propri, meglio al proprio garzone affinché raccolti i ferri usati per svolgere il lavoro, li riponga in un contenitore da asporto e ci si possa allontanare dal luogo, ove si lavori o si sia lavorato, per far ritorno alla bottega. Il verbo arricettà, reso con l’italiano raccogliere deriva originariamente dal termine ricietto che significa tregua, pace e nella locuzione vorrebbe quasi intendere che ai ferri occorre dare,dopo una giornata di lavoro, finalmente tregua, non tenendoli piú sparsi a dritta e mancina, ma raccolti nel loro  contenitore.

 Modernamente la locuzione è usata all’incirca con la stessa valenza  della precedente  quando si voglia sollecitare un importuno  a lasciarci  liberandoci della sua sgradita presenza.

3.    A PPESIELLE PAVAMMO oppure NE PARLAMMO.

Ad litteram: al tempo dei piselli pagheremo oppure  ne parleremo.  Locuzione con la quale  si tenta di rimandare  la soluzione dei debiti o dei problemi a tempi migliori. In tempi remoti  la locuzione posta sulla bocca di un contadino voleva dire: pagherò i miei debiti al tempo della raccolta dei piselli, quando farò i primi guadagni della stagione; posta invece sulla bocca  di un medico o peggio d’un becchino aveva l’aria di una minaccia vvolendo significare: al tempo dei piselli ti necessiterà la mia opera o perché cadrai in preda  di coliche che l’ortaggio ti procurerà, o - peggio  ancora - ne decederai!

4.    AVUTÀ FUOGLIO

Ad litteram: girare il foglio ovverossia: mutare argomento, cambiare discorso, soprattutto quando lo si faccia repentinamente  acclarata la impossibilità di sostenere piú oltre  proprie argomentazioni chiaramente prive di forza e vuote di corposo sostrato dialettico.

5.  AVUTÀ ‘O SCIAVECHIELLO

Ad litteram: girare il rastrello ovverossia: mutare posizione, girare le spalle, dar le terga ad argomenti o a stati, momenti sgraditi. La locuzione è mutuata dal comportamento dei pescatori di telline o altri piccoli molluschi che si raccolgono rastrellando la battigia umida, dove essi si annidano,con una sorta di rastrello munito di reticella che di solito viene faticosamente spinto in avanti per smuovere l’arena bagnata e trarne i molluschi. Allorché l’operazione diventa troppo faticosa i pescotori spostano il rastrello alle spalle ed invece di spingerlo, lo trascinano ottenendo, con minore fatica, ugualmente buoni risultati    (si lavora di piú a spingere che a tirare o trascinare!). La voce sciavechiello= rastrello con rete è un s.vo diminutivo maschilizzazione del femm.le sciaveca = sciabica che è grossa rete a strascico munita di ampio sacco centrale ed ali laterali sorrette da sugheri galleggianti, che viene calata in mare in prossimità della battigia  e poi faticosamente tirata a riva a forza di braccia dai pescatori che per poterlo piú agevolmente  fare sogliono entrare in acqua fino a restare a mollo con il fondoschiena donde l’espressione: stà cu ‘e ppacche dint’ a ll’acqua  id est: star con le natiche in acqua  per significare oltre che lo star lavorando faticosamente  anche lo star in grande miseria nella convinzione (sia pure erronea) che il mestiere di pescatore non sia mai  abbastanza remunerativo.

Etimologicamente la parola sciaveca pervenuta nel toscano come sciabica  è derivata al napoletano (attraverso lo spagnolo xabeca) dall’arabo shabaka da cui  anche il portoghesejabeca/ga. Rammento al proposito che essendo lo sciavechiello (rete/rastrello) notevolmente piú piccolo della rete sciaveca, si è resa necessaria la maschilizzazione del nome (al di là del diminutivo) dovuta al fatto che in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso, se maschile, piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella.

 

6.    ‘A MADONNA V’ACCUMPAGNA

Ad litteram: La Madonna vi accompagni Locuzione augurale che si suole rivolgere a chi, dopo d’averci fatto visita,   ci stia lasciando per fare ritorno al proprio domicilio , perché nell’affrontare la strada non incorra in pericoli inattesi, ma sia protetto nel suo andare dalla vigile compagnia della Vergine.Talvolta però quando la compagnia  del visitatore sia stata noiosa ed importuna e la visita si sia protratta eccessivamente è facile che colui che congeda il visitatore all’accomiato augurale  riportato in epigrafe aggiunga tra i denti un molto meno augurale: e ‘o diavulo ve porta (e il diavoli vi porti via).

7.    ‘A MAL’ORA ‘E CHIAIA

Ad litteram: la cattiva ora di Chiaia. Detto, ancóra oggi, quale caustica apposizione di ogni momento in cui si devono svolgere incombenze  che non si  possono delegare ad altri e che, obtorto collo, occorre portare a compimento. Storicamente la locuzione nacque a significare  quel cattivo orario (tardo pomeridiano ) durante il quale  le donne abitanti nei pressi della zona di Chiaia, si recavano insieme sulla vicina spiaggia ( in latino: plaga, da cui Chiaia) per sversare in mare il contenuto dei graveolenti vasi di comodo detti in napoletano canteri in cui le famiglie depositavano i propri esiti fisiologici.

8.    A MMORTE ‘E SÚBBETO

Ad litteram: subitaneamente, repentinamente  Locuzione avverbiale che viene usata soprattuto  quando si voglia significare ad un proprio sottoposto che l’ordine ricevuto deve esser eseguito in maniera subitanea, repentina, senza por tempo in mezzo tra l’ordine e la sua esecuzione  che deve avvenire con la stessa celerità con cui avviene una morte  repentina.

9.    APPUJÀ ‘A LIBBARDA

Ad litteram: appoggiare l’alabarda  id est: scroccare, profittare a spese altrui. Locuzione antichissima risalente al periodo viceregnale, ma che viene tuttora usata quando  si voglia commentare il violento atteggiamento di chi  vuole scroccare qualcosa o, pi ú genericamente, intende profittare  di una situazione per conseguire risultati favorevoli, ma non espressamente previsti per lui. Temporibus illis i soldati spagnoli erano usi aggirarsi  all’ora dei pasti per le strade della città di Napoli e fermandosi presso gli usci là dove annusavano odore di cibarie approntate, l í poggiavano la propria alabarda  volendo significare con detto gesto di aver conquistato la posizione; entravano allora nelle case e si accomodavano a tavola per consumare a scrocco i pasti.

10. ‘A SOTTO P’’E CHIANCARELLE!

Ad litteram: Di sotto, a causa dei panconcelli! o meglio  Attenti, voi che state di sotto, ai panconcelli È l’avvertimento che usano gridare dall’alto ai passanti  gli operai che  provvedono alla demolizione di edifici, affinchè i passanti stiano attenti ad eventuali cadute di materiali; nella fattispecie stiano attenti alla caduta dei panconcelli, strette doghe , per solito, di stagionato legno di castagno  che poggiate trasversalmente sulle travi portanti  facevano da sostrato e sostegno ai solai delle abitazioni; l’improvviso cedimento di detti panconcelli  avrebbe potuto comportare grossi danni.

Oggi, per traslato, la locuzione viene usata  quando si voglia  avvertire che ci si trova davanti ad una situazione  grave o foriera di pericolo, o quando ci si vuole dolere di non aver fatto a tempo  ad avvertire gli altri  dell’approssimarsi d’un danno  e il danno stesso si sia già manifestato.

11. ALLERTA, ALLERTA

Ad litteram: all’impiedi, all’impiedi id est: sbrigativamente e celermente; detto di cose portate a termine  con grandissima rapidità, rinunciando ad ogni comodità - quale ad es. quella di sedere - pur di concludere l’intrapreso il pi ú presto possibile; va da sé che una cosa fatta allerta allerta può comportare il rischio che non venga fatta  secondo i canoni previsti e dovuti, ma - al contrario -  in modo rabberciato.La locuzione è usata spessissimo in riferimento ad un veloce, inatteso e disimpegnato rapporto sessuale che altrove è indicato con l'espressione: farse 'na basulella. (vedi qui di seguito).

12. FARSE ‘NA BASULELLA.

Espressione intraducibile ad litteram con la quale si indica il portare a compimento un veloce, disimpegnato e forse inatteso rapporto sessuale, condotto a termine alla meno peggio, magari per istrada, all’impiedi  o pi ú precisamente allerta allerta.

 

13. ARROSTERE ‘O CCASO CU ‘A CANNELA

Ad litteram: arrostire il cacio con la candela  piú consonamente affumicare il cacio con la candela  id est:  cercare di ottenere qualcosa con mezzi inadeguati come sarebbe tentare di ottenere l’affumicatura di un formaggio  con l’ausilio di una candela; impresa impossibile stante la scarsità dei mezzi usati.

14. ASSECCÀ ‘O MARE CU ‘A CUCCIULELLA

Ad litteram: prosciugare il mare  servendosi della minuscola valva di una arsella

Locuzione che, come la precedente significa: tentare un’impresa disperata, qui con l’aggravante di voler conseguire una cosa inutile oltreché impossibile: nessuno riuscirebbe, anche avendo a disposizione  grandissimi mezzi, a vuotare il mare.

15. ACCATTARSE ‘O CCASO.

Ad litteram: portarsi via il formaggio. Per la verità nell’idioma napoletano  il verbo accattà significa innanzitutto: comprare, ma nella locuzione in epigrafe  bisogna intenderlo nel suo significato etimologico  di portar via  dal latino: adcaptare iterativo di capere (prendere).

La locuzione non à legame alcuno con il fatto di acquistare in salumeria o altrove del formaggio; essa si riferisce piuttosto al fatto  che i topi che vengono attirati nelle trappole da un minuscolo pezzo di formaggio, messo come esca, talvolta riescono a portar via l’esca senza restar catturati; in tal caso si usa dire ca ‘o sorice s’è accattato ‘o ccaso ossia che il topo à subodorato il pericolo  ed è riuscito a portar via il pezzetto di formaggio, evitando però di esser catturato. Per traslato, ogni volta che uno fiuti un pericolo incombente  o una metaforica esca approntatagli, ma se ne  riesce a liberare, si dice che s’è accattato ‘o ccaso.

16. AÍZA ‘NCUOLLO E VATTÉNNE

Ad litteram: alza addosso  e va’ via; id est: caricati indosso quanto di tua competenza ed allontanati. Robusto modo di invitare qualcuno, probabilmente perché importuno, ad  allontanarsi avendo cura di portar via con sé quanto di sua spettanza, per modo che non abbia a scusante, per ritornare, il fatto di dover recuperare il suo. Anticamente era, sia pure limitatamente alla prima parte della locuzione l’ordine che si impartiva ai facchini, affinché principiassero sollecitamente la loro incombenza di trasportar merci  o altro issandole sulle loro robuste spalle; oggi, limitatasi la locuzione ad un invito, sia pure perentorio ad  allontanarsi  che viene rivolto agli importuni, l’aiza ‘ncuollo della locuzione è pletorico e viene mantenuto per non guastare  il sapore di antico di cui è pervasa  l’espressione.

17. AVIMMO FATTO ASSAJE!

Ad litteram: abbiamo fatto molto! Ironica locuzione, da intendersi in senso chiaramente antifrastico, che viene pronunciata  come amaro commento da chi voglia far intendendere  ad un suo ipotetico compagno di ventura di aver completamente mancato il comune centro prefissosi, e di non aver concluso nulla dell’intrapreso, anzi di essersi affaticati inutilmente in quanto il risultato del loro operato è stato completamente nullo e non si è ottenuto alcun risultato concreto, che se pure ci fosse, sarebbe cosí piccola cosa rispetto all’impegno profuso, da non esser tenuto in alcun conto.

18. A LA SANFRASÒN oppure SANFASÒN

Ad litteram: alla carlona; detto di tutto ciò che venga fatto  alla meno peggio, senza attenzione e misura, in modo sciatto  e volutamente  disattento, con superficialità e senza criterio.La voce avverbiale  sanfrasòn/sanfasòn è, pari pari, corruzione del francese sans façon (senza misura).

19. AZZUPPARSE ‘O PPANE.

Ad litteram: intinger per sé il pane id est: godere delle altrui difficoltà, compiacersene commentandole malevolmente con cattiveria ed acrimonia, al fine di peggiorare la situazione morale di chi si trovi in difficoltà, quasi intingendo metaforicamente un pezzo di pane nelle disgrazie del malcapitato, per assaporare fino in fondo  il patimento di chi si trova a percorrere un duro cammino.

Brak

 

 

 

 

 

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