CUMPARE
‘E FAZZULETTO
Questa volta è stato il
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli quali siano le ragioni per le quali
colui che è il testimone alle nozze della sposa che in tutta la penisola è détto
compare di matrimonio o d’anello, in tutta la provincia napoletana
prende il nome di “cumpare ‘e fazzuletto”,cosí come in epigrafe.
Mette conto in primis soffermarsi sui termini usati nella
locuzione:
cumpare s.vo m.le [dal
lat. tardo compatre-m, composto di cum-
e pater «padre»]. – 1. A. Chi tiene a battesimo o a cresima il figlio altrui,
sia rispetto a questo, sia rispetto ai genitori di lui. Figuratamente: essere
un soggetto indispensabile in qualche
faccenda. B. Come ò anticipato Il
testimone alle nozze della sposa (e reciprocamente lo sposo rispetto al
testimone o alla testimone), detto anche, per distinzione da quello precedente,
compare di matrimonio o compare d’anello per il compito che gli è, o era,
riservato di consegnare gli anelli agli sposi nel corso della cerimonia
nuziale, spesso come suo personale regalo. 2. estensivamente A.Titolo che si dà
a un vecchio amico o a chi, anche occasionalmente, si considera come tale; B.
Chi aiuta più o meno copertamente qualcuno in una brutta azione, in un
imbroglio, o gli tien mano in giochi di prestigio, o finge a suo favore
d’essere un acquirente in una vendita all’asta, e analoghe.
Fazzuletto s.vo m.le [da un lat. volg.:*facjolu-m con
cj>z addizionato del suff.diminutivo m.le etto]. – Quadrato di tela (per lo
più di lino, seta o cotone), bianco o
colorato, variamente ricamato o rifinito, adoperato per soffiarsi il naso,
asciugarsi il sudore e per altri simili usi.
Tanto premesso veniamo al perché della locuzione che si
spiega tenendo presente che sino a tutto il principio del 1900 a Napoli ed in
tutta la sua provincia la sposa soleva ricambiare il dono degli anelli per le
nozze con un fazzoletto di batista bianca ricamato con le iniziali degli sposi
e chi lo riceveva invece di intascarlo per servirsene personalmente preferí
adoperarlo per farne il supporto delle vere da presentare per la benedizione
dando cosí vita ad una tradizione che sebbene obsoleta [oggi le fedi vengono
poggiate su di un vassoietto o un minuscolo cuscino approntati ad hoc] à
lasciato l’espressione che ancóra perdura nel parlato del napoletano verace.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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