CAPUZZIELLO
Anche questa volta raccolgo una richiesta del mio caro amico
N.C.(i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali
di nome e cognome) che mi à sollecitato a parlare della voce in epigrafe udita
dalla bocca di alcuni ragazzi ed indirizzata ad uno di essi che teneva un
atteggiamento prepotente,
arrogante,sgarbato, tracotante protervo, insolente, impudente, sfrontato;
l’amico m’à chiesto di analizzarla
compiutamente chiarendone significato e portata, atteso che l’amico mi à
riferito d’ averla invano cercata su alcuni calepini del napoletano che ànno il torto d’esser
compilati attingendo soltanto negli scritti dei classici e non anche nel
vivo parlato.
Comincio súbito con il confermare che questa significativa voce
napoletana è difficilmente riscontrabile
sui
dizionari in uso, poi che questi in genere sono colpevolmente compilati attingendo non
anche al parlar popolare, ma soltanto a gli
scritti soprattutto classici e, nella fattispecie nussun classico à mai usato
il termine capuzziello in alcuna delle sue accezioni; mi arrogo perciò
(contendando l’amico N.C. ed interessando, spero!, qualcuno dei miei
ventiquattro lettori) il merito di parlarne io per il primo dicendo che la voce a margine significa quale
s.vo m.le 1piccola gugliata es: 'nu capuzziello 'e cuttone, ‘nu capuzziello
‘e spavo(una piccola gugliata di filo, di spago); in tale accezione
etimologicamente è voce formata addizionando al termine capo/a il doppio
suffisso diminutivo uzzo ed iello: uzzo è un collaterale di uccio suffisso che continua il lat. -uceu(m)
e serve a formare diminutivi di sostantivi e aggettivi, con valore sia
dispregiativo sia vezzeggiativo; mentre iello←ĕllo
è un suffisso alterativo di sostantivi e
aggettivi, con valore diminutivo e spesso vezzeggiativo (mariunciello, sciummetiello)
il termine capo/a è usato in napoletano sia per indicare la parte del corpo umano unita al
torace dal collo e in cui ànno sede gli organi che governano le facoltà
intellettive e la vita sensitiva ed in senso piú ristretto, la zona del cranio
rivestita di capelli, sia per indicare chi esercita un comando o dirige
imprese, attività sia ancóra (estens.) chi à un ruolo preminente o
esercita una funzione direttiva, godendo di particolare prestigio e
autorevolezza, ma è pure usato per indicare una gugliata di cotone,di spago, di
filo, di refe o anche un rocchio di salsiccia (‘nu capo ‘e cuttone, ‘nu capo ‘e saciccia o ‘na capa ‘e saciccia) e viene usato in tale accezione perché
allorché una gugliata di cotone,di spago, di filo venga staccata dal suo
gomitolo o rocchetto di pertinenza, ecco che la successiva gugliata si troverà
all’inizio, al capo del gomitolo o rocchetto; ugual cosa capita con la
salsiccia che è un trito di carne di suina aromatizzato ed insaccato in un budello lungo tra i 40 ed i 50 cm.; tale
lunga salsiccia viene poi divisa in porzioni (rocchi) mediante successive legature; poiché quando dalla salsiccia
cosí suddivisa ne viene staccato un pezzo (rocchio) il successivo si troverà
comunque sempre in testa, in capo alla salsiccia residua, ecco che in
napoletano il rocchio italiano si dice capo o capa ‘e saciccia;
la
voce in esame significa altresí come nel
caso che ci occupa quale agg.vo o sost.vo
persona arrogante e prepotente dall'aria e modi
guappeschi ma in tale accezione è voce derivata dal s.vo capoccio/a (s.vo m.le 1 capo di una
famiglia di contadini;
2 sorvegliante di una squadra di lavoranti, di pastori o di vaccari;3
( furbescamente) chi fa da capo, da
guida anche in azioni delittuose o criminase;4 (scherzosamente)
il capo di casa; voce derivata da capo);
la morfologia seguíta per giungere a capuzziello, partendo da capoccio è stata: capoccio→capozzo→capuzzo
addizionato del solito suffisso
diminutivo masch.: iello.
E
cosí penso d’avere esaurito l’argomento, contentato l’amico N.C. ed interessato
qualcuno dei miei soliti ventiquattro lettori. Faccio perciò punto fermo; satis
est.
Raffaele
Bracale
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