1.Jirsene carreco ‘e meraviglie
Ad litteram: andarsene carico di meraviglia. id est: allontanarsi stupefatto, in preda alla massima meraviglia, da un luogo dove si è assistito o dove si è partecipato - magari involontariamente -ad avvenimenti sconvolgenti o grandemente allibenti; per traslato si usa dire di chi si allontani dopo d’aver subíto una dura reprimenda o rampogna.
2. Jirsene muro - muro
Ad litteram: andarsene rasentando il muro; id est: allontanarsi alla chetichella, quasi sfiorando un muro allo scopo di non farsi notare, non dando nell’occhio.
3. Jirsene tinco - tinco
Ad litteram: allontanarsi come un tincone; id est: sparire da un luogo rapidamente e con una buona dose di faccia tosta, quasi dando ad intendendere che l’avvenimento cui si è partecipato e da cui ci si allontani non ci riguardi, né chiami in causa.
4. Jammo, ca mo s’aiza
Ad litteram: andiamo, ché adesso si alza; id est: muoviamoci ché il sipario sta per andar su; locuzione usata un tempo dai servi di scena per avvertire gli attori a tenersi pronti essendo prossimo l’inizio dello spettacolo, ed usata oggi per sollecitare chiunque in vista dell’inizio di qualcosa cui debba partecipare.
5. Jirsene ‘nzogna nzogna
Ad litteram: andarsene sugna sugna locuzione che non attiene alla sfera culinaria, ma che è usata per commentare il lento consumarsi o deperirsi di una persona che si sciolga quasi a mo’ di sugna
6. Jettà ll’uosso ô cane
Ad litteram: buttare l’osso al cane id est: fare o far le viste di fare gratuite concessioni; locuzione che si usa a commento delle azioni di chi sembra quasi si conceda magnanimamente, laddove invece è tenuto a quel comportamento; altrove essa è usata a caustico commento dei comportamento di chi ottenuto un chiaro tornaconto da un’azione altrui, mostra di non apprezzarla quanto dovuto .
7. Jirsene a cascetta nell’espressione te ne vaje a cascetta!
Letteralmente: Andarsene a cassetta.nell’espressionete ne vai a cassetta! La cassetta in questione è quella del cocchiere di carrozza padronale o del vespillone : il posto piú alto, ma anche il piú scomodo e il piú faticoso da raggiungere, delle antiche vetture da trasporto passeggeri vivi o morti che fossero. L'espressione viene usata quando si voglia sottolineare la eccessiva dispendiosità o fatica cui si va incontro, impegnandosi in un'azione ritenuta gravosa per cui se ne sconsiglia il porvi mano; infatti l’espressione viene usata a salace consiglio verso chi si accinga a cominciare qualcosa gravosa e probabilmente inutile; spesso la locuzione è preceduta da un imperioso siente a mme, lassa perdere (ascoltami, lascia perdere).
8. Jí a ffranco.
Letteralmente: andare esente/libero id est: comportarsi in modo da essere esente dal rimetterci o danaro o altro, agire in maniera da venir fuori indenni da talune situazioni, senza rimetterci; locuzione usata specialmente in forma di imperativo esortativo quale è: Jammo a ffranco (andiamo esenti!/liberi (da condizionamenti))
9. Jí allicchetto oppure a llicchetto o anche a cciammiello
Letteralmente: andare alla perfezione; locuzione riferita a tutte quelle cose che evolvono positivamente, quasi perfettamente con riferimento al loro stato di tenuta richiamante quello di un valido lucchetto, oppure con riferimento al riuscito stato di forma che richiama una ben costrutta ciambella.Da notare come l’espressione a licchetto si sia fusa in allicchetto trasformandosi in un avverbio modale.
10. Jí a mmare cu tutte ‘e panne
Letteralmente: finire in mare completamente vestito id est: subire un tracollo economico di grandissima portata con tutti i danni relativi, come chi sia finito in mare completamente vestito e corra il rischio di esser trascinato in fondo dal peso dei vestiti imbevuti d’acqua.
BRAK
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