ENCÍA – ENCÍARÍA – INGIARÍA (Angiaría)
I vocaboli in epigrafe fanno parte di quel gruppo di parole desuete che è ormai quasi impossibile cogliere sulle labbra anche dei napoletani piú anziani ed a stento si ritrovano nei versi di qualche poeta d’antan e bisogna far ricorso ad un qualche calepino per intenderne il significato, se non lo si riesce a cogliere dal contesto.
Cominciamo con lo stabilire che i primi tre vocaboli in epigrafe, (il quarto, messo tra parentesi, è solo una corruzione dei primi ed è usata dal popolino o dai meno versati nell’ idioma napoletano) come che derivanti da un’unica radice son quasi dei sinonimi nel significato di: in primis rabbia dispettosa, puntiglio, e poi grandissimo odio; per vero tali significati si attagliano precisamente alla parola encía, mentre encíaría ed ingiaría nonché la corrotta angiaría tutte forgiate su éncia significano piú acconciamente: ingordigia,stizza,soperchieria e solo estensivamente vessazione derivante da odio .
Ciò detto rammenterò che talvolta mi è occorso di udire, da vecchi napoletani – come ò detto - angiaria patente corruzione dei termini in epigrafe e non corruzione del toscano angheria che à altro significato ed altra etimologia.
Sgombrato così il campo e precisato che il toscano angheria à un etimo latino (aggaría dal greco aggaros) e significa costrizione, dirò che la parola encía deriva dall’antico francese haenge (odio) e sulla medesima parola addizionate del suff. di pertinenza aría sono forgiate encíaría, ingiaría nonché la corrotta angiaría.
Purtroppo queste parole sono scomparse a mano a mano per esser sostituite dalle significate parole toscane pronunciate naturaliter in modo sciatto e raffazzonato, per farle apparire dialettali, determinando invece non un arricchimento dell’idioma locale, ma un suo malinconico, colpevole, stupido depauperamento.
Raffaele Bracale
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