mercoledì 15 maggio 2013

SFRANTUMMATO

SFRANTUMMATO Questa volta prendendo spunto da una richiesta formulatami dall’amico L.M. (al solito, motivi di riservatezza m’impongono di limitarmi alle sole iniziali del nome)che mi à chiesto dell’aggettivo sfrantummato usato, probabilmente impropriamente, dall’ ex-sindaco sig.ra Rosa Russo Jervolino, (anzi piú correttamente Rosa Iervolino in Russo) in riferimento a taluni assessori della giunta comunale napoletana,(assessori che, fortunatamente e sia pure con ritardo, à provveduto – passannose ‘a mana p’’a cuscienza - a mettere ‘mmiezo a ‘na via… parlerò delle seguenti voci del napoletano. Cominciamo con il dire che in pretto napoletano l’aggettivo sfrantummato letteralmente (con derivazione quale participio passato dal verbo sfrantummà che è dalla protesi di una esse intensiva al verbo frantummà denominale di frantumma ( derivato da franto p.p. di frangere + il suff.collettivo uma che nel napoletano comporta il raddoppiamento espressivo della labiale m), dicevo che letteralmente l’aggettivo sfrantummato vale frantumato,smantellato, diroccato, spianato;devastato (détto di case, muri etc.) e per traslato (détto di persona) rovinato,squattrinato,spiantato e mai è attestato nel senso di incapace, smidollato etc. come nell’inteso del sindaco. Ahimé è certo che il sindaco Rosa Iervolino in Russo si è espressa impropriamente atteso che non mi pare proprio che gli assessori comunali partenopei risultino rovinati,squattrinati,spiantati tanto da giustificar per loro l’epiteto di sfrantummati, né trattandosi di persone e non di palazzi si possa accreditarli di essere frantumati,smantellati, diroccati, spianati,devastati. Avesse voluto, il sindaco correttamente rendere in napoletano le voci smidollato o incapace, avrebbe dovuto dire scatamellato (smidollato) o per indicare l’incapace, l’inetto avrebbe potuto scegliere tra chiachiello agg.vo e sost. m voce quasi desueta che indicò in primis un uomo di bassa statura e poi per estensione semantica lo sciocco credulone, il babbeo di nessuna personalità, il mancator di parola, il bonaccione, il banderuola aduso a mutar continuamente parere ed intenti e pertanto un essere inetto,spregevole, persona di scarsa serietà; quanto all’etimo si può supporre una base lat. cloac(u)la + il suff.masch. iello oppure, ma meno probabilmente, da collegarsi al greco kophòs=babbeo voce che però già diede il seguente chiafèo morfologicamente piú rispondente alla derivazione dalla voce greca ; chiafèo agg.vo e sost. m. antichissima voce, quasi desueta che indica lo sciocco, il grullo, il melenso, l’incapace etimologicamente da collegarsi al greco kophòs = babbeo, attreverso l’aggettivo kophàîos; fogliamolla non ci si lasci ingannare dalla desinenza femminile: la parola è un aggettivo sostantivato invariabile e lo si riferisce, senza alcuna variazione desinenziale, sia all’uomo che alla donna: ‘nu fogliamolla o ‘na fogliamolla nel significato di persona sciocca, neghittosa, gaglioffa, inetta, buona a nulla nonché molle tal quale la tenera foglia da cui deriva ed a cui è rassomigliata ; etimologicamente dai tardo latini: folia + molle(m); fúceto/a agg.vo e sost. m.le o f.le antichissima voce, quasi desueta che indica l’impotente, il floscio, il vacuo e dunque lo sciocco,ilgrullo,ilmelenso,l’incapace,l’inetto; etimologicamente da collegarsi ad un tardo lat. fúngidu(m)= fungoso che semanticamente spiega il floscio, il vacuo tipico della vescia (fungo biancastro di forma globosa) normale il passaggio della dentale d a t in sillaba finale di parola sdrucciola (cfr. fòmeto = caldo da fúmidu(m), fràceto =fradicio da fràcidu(m),úmmeto= umido da umidu(m); schiappa sost. m. e f. persona inetta, incapace (nel lavoro, nello sport, nel gioco ecc.); etimologicamente deverbale di un ant. schiappare 'spaccare legna', forse di origine onom.che diede sceppalegna/scippalegna= 'taglialegna', poi 'uomo rozzo, inetto'; sciacqualattuca agg.vo e sost. m e f. letteralmente guattero di cucina addetto alla lavatura delle verdure e dunque persona da poco, incapace, inetto, di nessun conto; etimologicamente voce formata dall’agglutinamento della voce verbale sciacqua (3° p. sg. ind. pres. dell’infinito sciacquare= lavare sommariamente o rilavare dal lat. tardo exaquare, deriv. di aqua 'acqua') + il sostantivo lattuca che in italiano è lattuga = pianta erbacea coltivata negli orti, le cui foglie larghe e tenere si mangiano in insalata; la voce napoletana, come la corrispondete italiana deriva dal lat. lactuca(m), deriv. di lac- lactis 'latte', per il liquido lattiginoso che secerne;da notare come la lattuca napoletana conservi l'occlusiva velare sorda c originaria del latino, mentre l’italiano à optato per l'occlusiva velare sonora g e non se ne comprendono i motivi; sciaddeo/a –sciardeo/a agg.vo e s.vo m. o f. esattamente lo sciocco, l’incapace buono a nulla ; rammenterò qui che sciaddeo/a -sciardeo/a son la medesima parola: nella seconda si è verificato il fenomeno del parlato popolare di rotacizzare la prima d, ma la parola è la stessa; per quanto riguarda l’ etimologia di sciaddeo escludo a priori che la si debba riferire al nome dell’apostolo Giuda Taddeo che con sciaddeo à solo una tenua assonanza, non risultando da nessuna sacra scrittura (vangeli – atti degli apostoli – lettere etc.) che il suddetto Giuda Taddeo fosse uno sprovveduto o un incapace, e propendo per il verbo greco skedao= comportarsi da sbandato e/o sprovveduto; ancora ricorderò che dal femm. di sciardeo,cioè da sciardea si trasse il diminutivo sciardella nel significato di donna inetta, di casalinga incapace di fare i donneschi lavori di casa con attenzione e secondo i crismi dovuti; a Napoli è 'na sciardella la casalinga che lavi le stoviglie, facendosele scappare di mano e rompendole, che lavi i pavimenti con poca acqua, che spolveri superficialmente, che riponga gli abiti in modo raffazzonato, cosí che riprendendoli uno li trovi stazzonati e gualciti al punto di non poterli indossare, una donna insomma inetta ed inaffidabile, una sbadata patentata. Esiste anche un peggiorativo del termine ed è sciuazza, peraltro addolcimento – attraverso l’epentesi di una facoltativa u – di un’originaria sciazza (che è dal latino ex-apta=inadatta) voce intesa troppo dura o volgare. Scatamellato/a agg.vo m. o f. smidollato/a (fig.) privo di energie, snervato; debole, fiacco di carattere, privo di forza morale; etimologicamente p.p. del verbo scatamellà= cavare il midollo che è da un lat. volgare catamuellare con la protesi di una s distrattiva. Proseguiamo dicendo che se invece il sindaco avesse voluto,per uno strano caso, esattamente accreditare i suoi assessori d’essere rovinati,squattrinati,spiantati, il sindaco avrebbe potuto, se non dovuto usare ad libitum uno dei seguenti aggettivi evitando fuorvianti traslati, scartando cioè quelli che potessero ingenerare confusione semantica, e scegliere tra addecuotto/addecuttato- addecotta/addecottata agg.vo m. o f. letteralmente fallito,decotto: come chi è nello stato di decozione, quello nel quale si trova un imprenditore incapace di pagare con regolarità i propri debiti; è il presupposto della dichiarazione di fallimento. e quindi la voce a margine vale squattrinato, spiantato,rovinato; etimologicamente p. p.*addecoctus del tardo lat. *ad+decoquere; arrojenato/a- arruinato/a agg.vo m. o f. . letteralmente rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un lat. *ad+ ruinare→ arruinare/arroinare v. intr. [aus. essere];denominale di ruina (rovina):1 essere in o arrecare rovina a qualcuno o qualcosa; danneggiare/rsi, guastare/rsi, distruggere/rsi: arruinarse ‘a salute; l'ummeto arruina ‘e mure 2 crollare o far crollare; demolire, abbattere: ‘a furia ‘e ll’acqua à arruinato ‘o ponte 3 (fig.) essere o mandare in miseria, in fallimento: ‘o juoco mm’ à arruinato Derrupato/a agg.vo m. o f.= . letteralmente dirupato = gettato da una rupe ||| v. intr. [aus. essere], 1 precipitare da una rupe o dall'alto; 2 per traslato: sciupare, essere rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un lat. *de+ab +rupare→ derrupare denominale di rupes; ‘nnabbessato/a agg.vo m. o f.= . letteralmente inabissato, caduto in un abisso, sprofondato e quindi per traslato squattrinato, spiantato, rovinato; etimologicamente p. p. di (i)nabissare denominale di abisso (dal lat. abyssu(m), che è dal gr. ábyssos, comp. di a- priv. e byssós 'fondo'); in napoletano abisso diventa abbisso con tipico raddoppiamento espressivo della labiale esplosiva b e da abbisso con il raddoppiamento conservato anche nel verbo che se ne trae, per cui inabissare diventa (i)nnabbissare→’nnabbessà; paccariato/a agg.vo m.le o f.le= letteralmente percosso,schiaffeggiato (dall’indigenza) perciò misero, estremamente spiantato;etimologicamente è il part. pass. di paccarià =schiaffeggiare con riferimento semantico a gli schiaffi che la sorte si diverte a dare ai poveri, ai miserabili; paccarià a sua volta è un denominale di pàccaro = sberla, schiaffo; rammento al proposito che pàccaro o pàcchero è lo schiaffo a mano aperta e tesa indirizzato al volto, colpo che quando sia cosí violento da lasciare il segno è detto pàccaro a ‘ntorzafaccia; percossa violenta in tutto simile al mascone esaminato alibi; da non confondere con la pacca della lingua toscana che è un colpo amichevole assestato solitamente sulle spalle, colpo che – contrariamente al pàccaro – non connota intenzioni proditorie e/o aggressive; va da sé che il pàccaro napoletano non possa etimologicamente derivare dalla suddetta pacca toscana attesa la gran diversità delle funzioni e scopi dei due colpi; infatti mentre la pacca toscana à una derivazione probabilmente onomatopeica, il pàccaro napoletano è da collegarsi al termine pacca (natica) addizionato del suffisso di pertinenza arius→aro: la pacca di riferimento non è ovviamente quella onomatopeica toscana, bensí quella che viene da un basso latino pacca(m) forgiato su di un longobardo pakka che indica appunto la natica, ma pure la quarta parte ricavata in senso longitudinale di una mela o pera; con ogni probabilità, originariamente il pàccaro/pàcchero fu la sberla con cui si colpivano le natiche, una sorta di sculacciata cioè e da ciò ne derivò il nome che fu mantenuto, accanto ad altri, quando il colpo, lo schiaffo mutò destinazione; una gran copia di pàccare/i assestati in veloce combinazione prende il nome di paccariàta che oltre a sostanziare un’offesa è da intendersi anche quale forma di dileggio; pezzente agg.vo e s.vo m.le e f.le= mendicante, straccione; persona che vive in condizioni di estrema miseria; voce etimologicamente part. pres. di pezzire 'chiedere l'elemosina', che è dal lat. volg. *petire, per il class. petere 'chiedere'; sbriscio/a agg.vo m. o f. esattamente sbriciolato e poi squattrinato, privo di danaro, spiantato, messo male, misero costruito etimologicamente partendo dalla protesi di una s questa volta intensiva sul verbo lat. volg. *brisare 'rompere' denominale di brisa= briciola, pezzetto, frantume; da notare il passaggio della sibilante di brisare dal suono normale a quello palatale per cui s + a→sci+a come spessissimo nel napoletano ottenendosi da brisare, brisciare e poi sbrisciare; la voce or ora esaminata à anche una forma collaterale d’ uso ed estrazione popolare in sgriscio/a di identico significato ed etimo; scarrupato/a oppuresgarrupato/a agg.vo m. o f. letteralmente abbattuto, demolito, rovesciato e poi rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un ipotizzabile verbo greco -lat. formato partendo da una s(qui intensiva) + katá=giú + rupe(m) fino ad ottenere uno *sca(t)rupare→scarrupare; sfasulato/a agg.vo m. o f. letteralmente privo di fagioli e dunque povero, squattrinato, spiantato; rammento che il termine fasule= fagioli è uno dei numerosissimi modi napoletani di indicare il danaro quasi certamente perché un tempo ‘efasule (dal t. lat. phasèolu(m))= fagioli furono usati, a mo’ di moneta o merce di scambio al pari dei ciceri (ceci) altro nome del danaro; la voce a margine si è dunque formata partendo da una s(qui distrattiva) +il s.vo fasule + il suff. aggettivale ato; sfessato/a agg.vo m.le o f.le letteralmente stanco/a, debole,svigorito/a e per ampliamento semantico moltorovinato, povero, squattrinato, spiantato etimologicamente la voce a margine risulta essere il p.p. del verbo sfessà= bastonare, ridurre male, fiaccare, indebolire che va connesso all’acc.vo fessu(m)= stanco part. pass. di fatisci= 1 aprirsi, fendersi, sgretolarsi, dissolversi 2 (trasl.) mancare, cessare, stancarsi, esaurirsi, venir meno. Sfrantummato della voce a margine ò già détto prima smagliato/a agg.vo m. o f. letteralmente privo di monete, privo di danaro e dunque povero, squattrinato, spiantato; etimologicamentela voce a margine si è dunque formata partendo da una s(qui distrattiva) +il s.vo maglia che è dritto per dritto dal francese: maille=moneta + il suff. aggettivale ato; rammentado che chi è sprovvisto di danaro s’usa indicarlo come: sfasulato (con riferimento ai pregressi fasule or ora esaminati ) oppure – giustappunto: smagliato; spullecone/a agg.vo m. o f. letteralmente chi sbaccella i legumi freschi e poi privo di danaro, spiantato e dunque povero, squattrinato, rammento che il termine a margine deriva quanto all’etimo dal verbo spullecà (verbo denominale di pullum= pollone, germoglio, per il tramite di un lat. volg. *spulicare→spullicare=sbucciare, sbaccellare in cui si avverte la protesi di una s distrattiva); a spullecà è stato aggiunto il suff. qualitativo/accrescitivo one; semanticamente la faccenda dell’accostamento tra chi sbaccella i legumi freschi e chi è privo di danaro, spiantato, oltre a richiamare ad un dipresso la precedente voce riguardante i fagioli, si spiega piú chiaramente col fatto che un tempo agli addetti (per solito poveri ed indigenti servi) che provvedevano all’operazione della sbaccellatura di fagioli freschi e/o piselli veniva accordato di trattenere i baccelli con cui preparare, in luogo di conferirli al nutrimento dei maiali, delle povere zuppe con cui sfamarsi, onde lo sbaccellatore (spullecone/a) divenne sinonimo di povero, indigente, squattrinato; trentapagnotte agg.vo m.le e f.le = povero/a,indigente, squattrinato/a servitorello/fantesca addetto/a ai lavori piú umili cui veniva dato quale ricompensa del lavoro un’unica pagnotta giornaliera; voce formata dall’agglutinazione funzionale dell’agg.vo numerale card. trenta con il s.vo pl. pagnotte (voce dal provenz. panhota, deriv. del lat. panis 'pane'); zeffunnato/a agg.vo m. o f. letteralmente chi sia precipitato in un baratro, un abisso,chi sia andato completamente in rovina e dunque sia diventato privo di danaro, spiantato, povero, squattrinato; il termine a margine deriva quanto all’etimo quale p.p. dal verbo zuffunnà =sprofondare, inabissare, mandare in rovina ma pure ammucchiare, stipare, ammassare nascondeno derivato dall’ ant. spagnolo sofondar (con tipica assimilazione progressiva nd→nn ) a sua volta dal lat. volg. *suffundare collaterale del class. suffundere. E qui mi fermo dichiarandomi sin d’ora immodestamente a disposizione (ma non per una qualche comunanza o vicinanza politica!) della sig.ra Rosa Iervolino in Russo se mai in avvenire avesse bisogno di qualcuno che - evitandole di incorrere in imprecisioni o strafalcioni - le desse un po’ di luce sulla parlata napoletana. Raffaele Bracale

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