sabato 20 febbraio 2016

MALATICCIO & dintorni



MALATICCIO & dintorni


Ancóra una volta prendo  spunto da una richiesta fattami dal caro amico N.C.,del quale per problemi di riservatezza posso solo indicare le iniziali di nome e cognome, amico  che è uno dei miei abituali ventiquattro lettori  e che spesso si sofferma a leggere le mie paginette sparse qua e la ed ancóra piú spesso mi sfida a dimostrare la maggior ricchezza del lessico napoletano a petto di quello nazionale; questa volta la sfida/richiesta che mi lancia è dovuta forse a deformazione professionale perché l’amico (medico) mi à chiesto se in napoletano esistono piú voci per rendere quello che in italiano è malaticcio; atteso che nel lessico partenopeo ci sono a dir poco piú di  venti voci che lo rendono, gli ò già dimostrato la maggior ricchezza del napoletano a petto dell’italiano e  risposto positivamente alla sfida/richiesta e quindi  mi accingo a  parlare della  voce italiana in epigrafe,dei suoi pochi sinonimi   per poi  illustrare  quelle che le rendono in napoletano e mi dico  molto contento della richiesta perché mi darà modo di spiegare alcune parole napoletane antiche e disusate, ma grandemente icastiche.
Inizio ordunque con il dire che in italiano la voce malaticcio non à che pochissimi  sinonimi che illustrerò ultra; per ora soffermiamoci su
malaticcio/a agg.vo m.le o f.le cagionevole di salute; predisposto alle malattie; affetto da malanni ricorrenti o cronici, ma non gravi: un bambino malaticcio; un soggetto malaticcio. voce derivata da malato (dal lat. male habitu(m)→male(habi)tu(m)→malatu(m)→malato, che ricalca il gr. kakôs écho¯n 'che sta male') con l’aggiunta del suffisso iccio/a suffisso derivativo e alterativo di aggettivi, che continua il lat. -iciu(m)/ icia(m)  ed esprime diminuzione, imperfezione, approssimazione e sim., per lo piú con valore peggiorativo e spregiativo (bruciaticcio, gialliccio, malaticcio, raccogliticcio, rossiccio); si ritrova anche in alcuni sostantivi con valore piú o meno limitativo. Posto che in italiano, come ò détto non è dato riscontrare che pochi sinonimi di malaticcio,e sono soltanto  tre voci: malandato/a, macilento/a, cagionevole  che son però  molto piú generici e di piú ampio campo applicativo (i primi due infatti non riguardando  prettamente la salute), passerò súbito ad illustrare le molte voci del lessico partenopeo, dopo d’aver – per completezza – reso ragione anche di malandato/a, macilento/a e di cagionevole;
malandato/a agg.vo m.le o f.le
mal ridotto, in cattivo stato: essere assai malandato in salute; un libro, un mobile malandato. etimologicamente è il part. pass. di malandare ( composto di mal ed andare);
 macilento/a agg.vo m.le o f.le
 magro, emaciato: una figura sparuta e macilenta.
(per ampiamento semantico) cagionevole di salute; si presume infatti che chi sia magro, emaciato lo debba essere a causa di malattia;
voce dal lat. macilentu(m), deriv. di macies 'magrezza'.
cagionevole agg.vo m.le e f.le che è di costituzione debole, gracile, facilmente soggetta a malattie: salute cagionevole, di salute malferma, di debole complessione, facile ad ammalarsi: una giovinetta gracile e cagionevole. etimologicamente è voce denominale di cagione che nel significato di ciò che è  origine,causa, occasione,ragione, motivo  di qual cosa tra cui  anche malanno o malattia  è dal lat. (oc)casione(m)→cagione.
E veniamo demum al napoletano dove troviamo:
acciaccato/a agg.vo m.le o f.le  ammalato in preda ad acciacchi, tormentato, afflitto  da frequenti e fastidiosi malesseri e malanni; etimologicamente è il part. pass. di acciaccare ( denominale di acciacco che è dallo sp. achaque,marcato  sull'ar. s-aka'afflizione');

acciaccuso/acciaccosa agg.vo m.le o f.le sinonimo del precedente, ma d’uso piú letterario che del parlato; etimologicamente è un  denominale di acciacco  addizionato del suffisso di pertinenza uso/osa che continuano i lat. osus/osa→uso/osa;  
acceputo e  acceppecuto/a agg.vo m.le o f.le doppia morfologia d’un unica voce; la seconda è ottenuta con un’epentesi sillabica espressiva (pec) sulla prima voce che etimologicamente è il part. pass. di accepí (che è ricavato quale denominale da cippus→cip(p)us con prostesi di un ad intensivo); il significato delle voci in esame è
in primis stremato, debole,immobile;
poi per estensione semantica raggricciato per malessere fisico, gracile, delicato, indebolito, languido, deperito atteso che chi non abbia la forza di muoversi e resti immobile tal quale un ceppo deve – con ogni probabilità – questa sua mancanza di forze,  questa debolezza generale dell'organismo ad un malessere, una indisposizione, un malore,una  malattia;
ammaluto/a agg.vo m.le o f.le
in primis sfiancato, sfinito, spossato, fiaccato, stracco;
poi per ampiamento  semantico malfermo/a di salute, infermo, ammalato, sofferente,invalido atteso che chi sia spossato, fiaccato etc. lo deve quasi certamente a malattia, infermità, male, malanno, morbo, invalidità etc. etimologicamente è il part. pass. di ammalí verbo denominale di male con prostesi di un ad intensivo: ad male→ammale→ammalí;    
appagliaruto/a agg.vo m.le o f.le
in primis sfiancato, sfinito;
poi per ampiamento  semantico deperito, emaciato, pallido,isterilito,sfiorito, seccato tal quale la paglia secca, cioè dell'insieme degli steli disseccati dei cereali già mietuti e battuti che non ànno piú la forza della spiga; etimologicamente è il part. pass. di appagliarí verbo denominale di pagliapalea(m) con prostesi di un ad intensivo: ad palea(m)→appaglia→appagliarí;       
cachetteco/a agg.vo m.le o f.le
in primis  affetto da cachessia, da grave deperimento fisico  poi per estensione semantica e figuratamente, come nel caso che ci occupa privo di forza, debole, malalridotto,sfiancato, sfinito; etimologicamente è voce dal lat. tardo cachectĭcus, (gr. καχεκτικός)con raddoppiamento espressivo per assimilazione regressiva della   consonante occlusiva dentale sorda (t); alla radice   cachect→cachett è stato aggiunto il suff.-icus→ico/a/ oppure eco/a  suffisso di aggettivi di origine latina (-icum) o tratti in italiano da sostantivi, che indica genericamente relazione, appartenenza;
dellicato/a agg.vo m.le o f.le
1 che dà un'impressione di finezza, di morbidezza, di piacevole leggerezza: ‘na pella dellicata(una pelle delicata); ‘nu panno, ‘nu suono, n’addore, ‘nu culore dellicato(un tessuto un suono, un profumo,un colore delicato; magnà dellicato(cibo delicato), leggero, facile da digerire;
2 facile a guastarsi, ad alterarsi: ‘nu cungegno dellicato (un congegno delicato) |
3 (per estensione come nel caso che ci occupa)gracile, cagionevole: tené ‘o vernecale dellicato(avere lo stomaco delicato); essere dellicato ‘e salute(esserecagionevale  di salute).
4 che richiede tatto, prudenza, abilità: ‘na facenna dellicata,’nu fatto dellicato (una questione delicata;un impegno delicato) | ‘nu tasto dellicato (un tasto delicato), (fig.) un argomento che va trattato con discrezione, con tatto | ‘nu mumento dellicatoun momento delicato, una situazione difficile, critica
5 discreto, fine, gentile: ‘nu penziero dellicato(un pensiero delicato);’na dimanna poco dellicata ( una domanda indiscreta) ' palato dellicato(palato delicato), dotato di particolare sensibilità; etimologicamente
è voce dal lat. delicatu(m), influenzato dal pl. deliciae 'delizia'al cui tema delic(i) è aggiunto il suff. ato suffisso, che continua il lat. -atus, proprio del part. pass. dei verbi in -are, spesso usato anche come aggettivo e sostantivo, e inoltre presente in aggettivi e sostantivi derivati, come nel caso che ci occupa,  da altri sostantivi; da notare il raddoppiamento espressivo (tipico del parlato) dellaconsonante laterale alveolare (l);
jetteco/a agg.vo m.le o f.le malaticcio, deperito, prostrato; stentato tisico, etico; perdonatemi il piglio polemico, ma mi corre l’obbligo di dire súbito  che etimologicamente il verbo jettà = gettare, buttare non c'entra nulla con il sostantivo in esame  checché ne dica qualche sprovveduto che indegnamente  si arroga il diritto di stare tra gli addetti ai lavori o afferma di meritare un posto fra gli esperti del napoletano; e ciò perché  il termine in esame nel significato di malaticcio, tisico, etico deriva dritto per dritto dal greco  hektikòs 'continuo, abituale' (con riferimento alla febbre che continuamente tormenta l’etico, il tisico); a sua volta hektikòs  è da héxis 'stato, condizione abituale' (da échein 'avere');
malepatuto/a agg.vo m.le o f.le
che,  chi vive stentatamente, di salute assai cagionevole per effetto di privazioni, debole, malaticcio, delicato, fragile, vulnerabile a causa di stenti, ristrettezza, povertà, indigenza; etimologicamente è il part. pass. di malepaté/malepàtere ( derivato dall’agglutinazione  di male con l’infinito pàtere/paté=patire dal lat. volg. *patíre→pàtere(con ritrazione dell’accento) , per il class. pati 'soffrire, subire';
mazzacuoglio o mazzacuogno/mazzacogna s.vo ed agg.vo m.le o f.le  
in primis quale s.vo, peneo, grosso gambero commestibile che pur vivendo in fondali fangosi è solito attestarsi spesso  a non eccessiva profondità in prossimità degli scogli
 lasciandosi  pescare abbastanza facilmente;
per traslato come agg.vo  del caso che ci occupa  debole, malaticcio, delicato, fragile, vulnerabile esposto, indifeso; per la verità la voce resiste solo nel significato primitivo di crostaceo (ed in tal senso è attestato anche come  mazzancuoglio/mazzancuogno/mazzancogna), mentre nel significato traslato la voce è del tutto desueta e                nell’accezione riportata di debole etc. non è presente se non nel vecchio, ma preziosissimo calepino di Raffaele D’Ambra. Al proposito dirò che è difficile (infatti nessuno,neppure quelli piú versati tra gli addetti ai lavori sul napoletano,si è mai peritato di affrontare l’argomento),  ma non impossibile cogliere il rapporto semantico tra i  significati di  mazzacuogno/mazzacogna= grosso gambero commestibile e quello dimazzacuogno/mazzacogna= malaticcio, delicato, fragile, vulnerabile esposto, indifeso; il rapporto semantico tra tali diversi  significati è da cercarsi, a mio fermo avviso (e ne ò ricevuto il consenso incondizionato,per le vie brevi dall’amico avv.to Renato de Falco, famoso esperto del napoletano e della napoletanità in genere), dicevo che il rapporto semantico tra tali diversi  significati è da cercarsi,   nel fatto che come il grosso gambero commestibile si lascia pescare abbastanza facilmente,una volta che improvvidamente sia asceso dai fondali a gli scogli, dimostrandosi troppo vulnerabile, esposto ed indifeso,ugualmente esposto, indifeso  e vulnerabile è colui/colei che sia malaticcio/a, delicato/a, fragile; etimologicamente la voce è un’agglutinazione di mazza+ cuogno  (che di per sé dal lat. congius varrebbe barile, ma) che qui è solo una storpiatura/corruzione di  cuollo→cuoglio poi cuogno e ciò perché il gambero à una  cresta molto pronunciata con  punta cefalica triangolare al sommo del carapace tale da apparire fornito d’un’arma (mazza) portata poggiandola sull’ipotetico collo;
miccio s.vo m.le e poi agg.vo m.le e solo m.le quantunque sia ipotizzabile, ma non attestato, come agg.vo  un  un f.le miccia;
come s.vo m.le  lucignolo, stoppino, piccola treccia di fili che, messa nell'olio delle lucerne o nel corpo delle candele, viene accesa e mantiene la fiamma;
come agg.vo m.le  debole, fioco, affilato, macilento,malmesso malaticcio, cagionevole, ammalato; etimologicamente la voce in esame non à nulla da spartire con il s.vo italiano miccio voce espressiva onomatopeica che sta per ciuco, somaro, ma è una derivazione  dal fr. mèche, che è dal lat. volg. micca, per il class. myxa 'luminello, stoppino'); il passaggio semantico tra lucignolo, stoppino ed i significati aggettivali si coglie tenendo presente che sia colui/colei che è malmesso/a malaticcio/a, cagionevole, ammalato/a, sia un lucignolo o uno stoppino sono ugualmente sottili deboli, affilati etc.;
‘ntesecato/a  o ‘ntesato/a agg.vo m.le o f.le  doppia morfologia per un unico vocabolo: la seconda forma è quella originale, mentre la prima (poi però piú usata nel parlato soprattutto della città bassa)nacque – come vedremo parlando dell’etimologia – dall’incrocio della voce originaria (teso) con un’altra voce(tiseco);  
in primis e letteralmente irrigidito, disteso (in terra),
poi debole, intirizzito, rattrappito, gelato, congelato come chi non abbia forze per tirarsi su e mettersi dritto; trattando dell’etimologia mi soffermerò dapprima su‘ntesato/a che – come ò già détto fu la forma originaria quale part. pass. dell’infinito ‘ntesà = tendere, irrigidire; ‘ntesare/à  è un deverbale derivato da in→(i)n→’n (donde l’esigenza del segno d’aferesi() anteposto alla n + il part. pass. teso di tendere (dal lat. tendere, corradicale di teníre 'tenere'); quando poi ‘ntesato/a  si incrociò con tiseco (dal lat. phthisicu(m)→, (ph)thisicu(m),  dal gr. phthisikós) agg.vo che in napoletano vale sia rigido che malato di tisi si pervenne a ‘ntesecato/a e gli  si diedere le medesime accezioni di ‘ntesato/a;
patuto agg.vo e s.vo m.le e solo  m.le quantunque ipotizzabile benché non usato un f.le patuta; voce dai molteplici significati:
come agg.vo come nel caso che ci occupa
1 cagionevole, malaticcio, delicato;
2 fragile, vulnerabile;
come s.vo
1 appassionato di un’arte o di un’attività es.: è patuto p’ ‘a fotografia e p’ ‘o pallone (è appassionato di fotografia e giuoco del calcio);
2 cascamorto;
intuitivo per tutte le accezioni il collegamento semantico tra i varii significati tutti riconducibili alla delicatezza e/o fragilità della salute,e/o il languore e la svenevolezza delle passioni; etimologicamente è il part. pass. di paté/pàtere ( derivato  dal lat. volg. *patíre→pàtere(con ritrazione dell’accento) , per il class. pati 'soffrire, subire';


peliénto/pelènta agg.vo m.le o f.le  
in primis chi sia estremamente magro/a,pallido/a;
per estensione chi sia affetto da malanni ricorrenti o cronici, per il fatto che chi sia estremamente magro/a,pallido/a debba quasi certamente tale magrezza e pallore a malanni reiterati o cronici; etimologicamente è voce dal lat.  pallĕnte(m)→ peliento con riduzione espressiva  a scempia della doppia consonante laterale alveolare (l) e tipica dittongazione della ĕ o intesa tale;
sbrígnulo/sbrígnola antico e desueto agg.vo m.le o f.le  
in primis e letteralmente detto di pasta e di  fibre tessili quali canapa e  lino:
tritato,percosso,sbriciolato, gramolato;
per estensione macilento/a, pallido/a,emaciato/a, smilzo/a,mingherlino/a smunto/a, scarno/a, denutrito/a, scheletrico/a, gracile, sciupato/a a causa di ripetuti e ricorrenti malanni che percuotono quasi a mo’ di gramola l’individuo rendendolo ad un dipresso,sbriciolato,trito etc.  ; la voce è un deverbale dello spagnolo  desbriznar =sbriciolare, secondo il seguente percorso morfologico: desbriznar→(de)sbriznar→(de)sbrignar→(de)sbrign(ar)→sbrignulo/sbrignola con aggiunta del suffisso olo→ulo/ola  che continuando il lat. olu(s)/a,è l’elemento che unito ad aggettivi o sostantivi forma alterati con valore diminutivo o vezzeggiativo , oppure (come nel caso che ci occupa),  stabilisce una relazione, una provenienza;
scellato/a agg.vo m.le o f.le  
in primis e letteralmente privato delle ali, ferito nelle ali,con le ali rotte o prive di penne;
per estensione chi sia sofferente,  afflitto, dolente  affetto da cronici malanni invalidanti,tal quale un uccello che ferito nelle ali,con le ali rotte o prive di penne perde le sue capacità di librarsi in volo;nell’accezione estensivala voce è accompagnata quasi sempre dall’avverbio bbuono (molto)es.:puveriello, chill’amico sta bbuono scellato!(poverino quell’amico è molto malmesso); etimologicamente è voce denominale di scella = ala (dal lat. axilla(m)→(a)xilla(m)→scilla→scella  con deglutinazione della a iniziale intesa articolo);da notare che la voce conserva la morfologia di un part. pass. quantunque non sia attestato un verbo scellare di cui scellato/a potrebbe essere il participio passato;

síseto/séseta antico e desueto agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente sbreccato, lesionato,inservibile riferito alle stoviglie in coccio;
per estensione sensibile, delicato,fiacco,  cagionevole debole, esile, fragile; etimologicamente piú che da una lettura metatetica del greco seistòs→sisetòs= agitato, scosso,opto con il Rohlfs per una derivazione  da un lat.parlato *sensitu(s)(carens) invece di sensu(s)(carens)=insensibile come che debole, fiacco etc.;
smaciato/a antico e desueto agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente magro, patito, smunto
per estensione macilento, sciupato, scavato a causa di continue malattie; etimologicamente è voce denominale del lat. macies 'magrezza' epperò conserva la morfologia di un
 part. pass. di un non attestato *smaciare da  un lat.parlato exmaciare per il class. emaciare,;
spàlleto/a antico e desueto agg.vo m.le o f.le
 in primis chi sia estremamente pallido/a, smagrito/a;
per estensione chi sia affetto da malanni ricorrenti o cronici,  e sia per ciò stesso pallido ed addirittura terreo in volto; etimologicamente è voce derivata attraverso la prostesi della (s) intensiva partenopea  dal lat.  pallente(m)→spalle(n)te(m)→spàlleto  con ritrazione dell’accento;

spepuliato/a o spapuliato/a. antico e desueto agg.vo m.le o f.le dalla doppia morfologia che chiarirò;
in primis debole, macilento, gracile, debole come il pepe che svaporato, manchi ormai della sua  forza piccante;
per estensione delicato, indebolito, languido, fiacco,privo di vigore poi che affetto da malanni ciclici o cronici etimologicamente è voce in morfologia di part. pass. derivato dall’incontro del verbo spapulià/spappulià=spappolare con il s.vo pepe fornendo un non attestato, ma icastico  spepolare→spapuliare/spepuliare   donde il ns. spepuliato/a o spapuliato/a.
E qui giunto penso proprio d’avere ad abundantiam risposto alla richiesta/sfida dell’amico N.C.,d’averlo accontentato o quanto meno interessato  e con lui anche qualche altro dei miei 24 lettori.
Satis est.
R.Bracale 




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