giovedì 29 settembre 2016
MACCARONE
MACCARONE
Pur avendo già trattato dell’argomento in epigrafe alibi sotto il titolo:”MAGNARSE ‘E MACCARUNE”, su precisa richiesta del caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome)vi torno su, per chiarire quali siano i motivi della mia scelta etimologica. Accontento l’amico e chi leggesse dicendo in primis che la voce maccarone che al plurale metafonetico diventa mmaccarune indica in primis una generica pasta alimentare, piú nota con varie specifiche denominazioni giusta il formato di détta pasta: lunga o corta, bucata e non; per traslato vale sciocco, stupido, melenso ed addirittura babbeo [nel caso di maccarone senza pertuso]il tutto in riferimento alla semplicità, alla pochezza di significato o di consistenza del semplice impasto di cui è fatto il maccherone, che, nell’inteso comune, è migliore se è doppio e forato come nella locuzione: Meglio unu maccarone ca ciento vermicielle! (meglio un solo maccherone, che cento vermicelli!); quanto all’etimologia il termine maccarone deriverebbe,secondo alcuni, dal greco makaría= piatto di fave e fiocchi di avena,che però d’acchito, come ognuno può arguire, non ànno nulla da spartire con i maccheroni vuoi di farina, vuoi di semola, cosa che mi fa respingere l’ipotesi etimologica; ugualmente è da respingere l’altra ipotesi che chiama in causa il greco makariòs= beati o pasto funebre, atteso che – per quanto ben cucinati o conditi – i maccheroni mai possono attagliarsi al significato di beatitudine, che –lessico alla mano - è:” lo stato di piena, perfetta e costante felicità, specialmente quella delle anime elette in paradiso, conseguente al possesso del Sommo Bene” cosa che – con ogni buona volontà –non si può riferire ad o pretendere da un piatto di pasta; a mio avviso perciò è molto piú convincente l’etimologia che chiama in causa il latino maccare = impastare e comprimere tenendo presente infatti che originariamente i maccarune della latinità furono essenzialmente della pasta casalinga ( sorta di gnocchi) ricavata dall’impasto di farina, sale ed acqua; tale impasto veniva schiacciato (maccatus) e tagliato in pezzetti poi compressi come accadeva anche (vedi alibi) per i greco -napoletani strangulaprievete .
E qui penso di poter far punto convinto d’avere chiarito la mia posizione, esaurendo l’argomento, soddisfacendo l’amico A.M. ed interessandoo qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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