sabato 23 marzo 2019

GOLOSO/A


GOLOSO/A
Questa volta è stato il  caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  in che modo si possa rendere in napoletano al maschile ed al femminile la voce italiana   in epigrafe. Provvedo illico et immediate cominciando con l’elencazione in ordine alfabetico delle voci napoletane esaminandole singolarmente.

Alliccapiatte agg.vo m.le e femm.le che ad litteram è lecca-piatti inteso nel senso di colui/colei tanto goloso/golosa   di rimandare il piatto in cui à consumato una pietanza particolarmente gradita, quasi nettato avendo provveduto a pulirlo a fondo [iperbolicamente con la lingua, ma piú spesso con uno o piú pezzi di pane] di ogni traccia o residuo del desinato.
Appojalibbarda agg.vo m.le e solo m.le che ad litteram è  che poggia l’alabarda e fa riferimento al goloso inveterato che, da scroccone, dovesse comportarsi  alla manier di chi  vuole scroccare qualcosa o, piú genericamente, intende profittare  di una situazione per conseguire risultati favorevoli, ma non espressamente previsti per lui. Temporibus illis, al tempo del viceregno spagnolo (1503 e ss.)   i soldati iberici, di stanza in quelli che poi sarebbero stati chiamati quartieri (spagnoli) a monte della strada di Toledo,  erano usi aggirarsi  all’ora dei pasti per le strade della città di Napoli e fermandosi presso gli usci là dove annusavano odore di cibarie approntate, lí poggiavano la propria alabarda  volendo significare con detto gesto di aver conquistato la posizione; entravano allora nelle case e si accomodavano a tavola per consumare a scrocco i pasti. Da questa abitudine prese vita la locuzione appujià ‘a libbarda  (poggiare l’alabarda [donde l’appojalibbarda a margine]) cioè appoggiare l’alabarda  che valse dapprima : scroccare, profittare a spese altrui di  un pasto e poi estensivamente profittare  di una qualsivoglia  situazione opportuna  per conseguirne risultati favorevoli. Poiché all’epoca i militi che si comportavano in siffatto modo erano tutti maschi l’aggettivo [come il successivo di analogo significato] si attagliò agli uomini e pertanto non ne fu attestata una lezione al femminile.

appujatore agg.vo m.le e solo m.le equivalante al precedente.
cannaruto/a agg.vo m.le o f.le usato in riferimento a colui/colei che mangi avidamente  ed abbondantemente, quasi divorando il cibo il tutto  in correlazione alla, per iperbole, vastità della propria canna della gola, strozza, gargarozzo. Va da sé che figuratamente l’agg.vo a margine configuri la golosità,la ghiottoneria ed ancór piú  l’ingordigia,  la voracità, la voglia, la  brama, l’avidità. Etimologicamente la voce a margine è un denominale del  latino/greco kanna e questo dal semitico qaneh) dove ovviamente  con canna si intende il canale della gola). 
cannecchia agg.vo m.le e solo m.le equivalante al precedente etimologicamente marcato  sul latino/greco kanna addizionato del suffisso ecchio, correlativo di acchio suffisso alterativo peggiorativo  di sostantivi ed aggettivi ecchio corrispondente al lat. –aculu-m→aclu-m→ acchio; di per sé poco diffuso, ma espressivo). Di per sé il suff. M.le è ecchio, ma qui si è preferita la forma femm.le in –a  perché i napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile et versa vice ; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), ),‘a ‘rasera (piú grande rispetto a ‘o ‘rasiere piú piccolo )fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella.
cannecchione  forma accrescitiva m.le [cfr. il suff. -one] del pregresso.
Gavetella agg.vo f.le e solo f.le [non è attestata una forma m.le “gavetiello”] ghiottona smodata adusa a mangiare a quattro palmenti  cosí come presuppone la semantica del nome da cui trae; infatti etimologicamente è il diminutivo di   gàveta [che è dal lat. volg. gabĭta] indica il grosso recipiente di legno usato per contenere l’acqua da distribuire alle bestie ed anche il canaletto che raccoglie e convoglia le acque piovane ai margini delle strade. Se ne deduce che iperbolicamente  la ghiottona smodata à un comportamento simile a quello di una una gàveta e convoglia cibo in maniera esagerata, eccessiva, sproporzionata, enorme, abnorme, incontrollata.
gliutto/a agg.vo m.le e femm.le che ad litteram è l’ insaziabile,avido/a inteso nel senso di colui/colei cosí tanto ingordo/a da non por freno all’assunzione di cibo anche quando ne abbia assunto oltre il lecito. Voce che continua il lat. glǔttu-m con dittongazione della  ǔ→iu.
gliuttone/a agg.vo m.le e femm.le che  è l’accrescitivo del precedente.
guliuso/vuliuso-osa agg.vo m.le e femm.le che nella doppia lezione  ad litteram è in primis: voglioso/a, bramoso/a ed estensivamente avido/a, ingordo/a e connatura colui o colei che è cosí fremente per il desiderio di gustare  appetitose vivande, da starne in continua ricerca e/o richiesta. Ò parlato di doppia lezione  atteso che la voce in esame etimologicamente è un denominale di golio/volio per il passaggio metaplasmatico di g a v cfr. gunnella/vunnella – golpe/volpe – gallina/vallina etc.).\
guzzo agg.vo m.le e solo m.le [non è attestata una forma f.le “guzza”] ghiottone inveterato ed eccessivo la cui fame smodata lo fa tenere un comportamento riconducibile a quello della gozza [sostantivo, forma abbreviata di gor-gozza da cui trae etimologicamente] il tubo dell’apparato digerente aduso a convogliar cibo nello stomaco.
leccardo/a agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in primis: crapulone/a aduso/a a leccare i cibi prima ancora di assumerli per prolungare il piacere con l’attesa; per estensione mangione/a. Voce etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre  addizionato del suff. "ardo/a” suff. peggiorativo di origine germanica (-ard),usato per formare  agg.vi. o s.vi.;   in origine fu  -adro, poi –ardo, suffisso presente in aggettivi e sostantivi spesso giunti in italiano e nel napoletano  attraverso il francese (gagliardo,testardo,  vegliardo).
leccarulo agg.vo m.le che come il pregresso  è in primis: crapulone/a aduso/a a leccare i cibi prima ancora di assumerli per prolungare il piacere con l’attesa; per estensione mangione/a. Voce etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre  addizionato del suff. “ulo suffisso aggettivale che continua il lat. olus/ola  e che unito ad aggettivi o sostantivi forma alterati con valore diminutivo, o vezzeggiativo (bestiola), oppure stabilisce una relazione, una provenienza, un’abitudine.Nella forma ulo è suffisso anche di sostantivi: ess.: fasulo, pennarulo.
 Leccaressa agg.vo f.le che è usato quale femminile sel pregresso   ed è in primis la crapulona adusa a leccare i cibi prima ancora di assumerli per prolungare il piacere con l’attesa; per estensione: mangiona Voce etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre  addizionato del suff. f.le “essa” suffisso femminile  che continua il greco iσσα (issa)  pervenuto attraverso la Bibbia nel lat. volg. per formare parole femminili indicanti titoli, dignità e poi professioni o mestieri o comportamenti [in voci deverbali].
lupone/a agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in primis: sperecchia-mense aduso/a a non lasciare con gli altri il desco su cui à mangiato, ma procrastinare l’uscita di sala per cibarsi di eventuale  cibo residuale nei piatti altrui  tenendo ad un dipresso, per iperbole  il comportamento di un lupo affamato  che continui a frugare, rovistando là dove i suoi pari si sono rimpinzati; per estensione ingordo/a. Voce etimologicamente accrescitivo di lupu-m.
sbudellone/ona agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in primis: mangiatore/trice avido/a  aduso/a a stripparsi senza ritegno; per estensione golosone/a. Voce etimologicamente deverbale di  sbudellà  che è da budello [voce dal lat. botĕllus, dim. di botŭlus «salsiccia»].
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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