GOLOSO/A
Questa volta è stato il
caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
in che modo si possa rendere in napoletano al maschile ed al femminile
la voce italiana in epigrafe. Provvedo
illico et immediate cominciando con l’elencazione in ordine alfabetico delle
voci napoletane esaminandole singolarmente.
Alliccapiatte agg.vo m.le e femm.le che ad litteram è
lecca-piatti inteso nel senso di colui/colei tanto goloso/golosa di rimandare il piatto in cui à consumato
una pietanza particolarmente gradita, quasi nettato avendo provveduto a pulirlo
a fondo [iperbolicamente con la lingua, ma piú spesso con uno o piú pezzi di
pane] di ogni traccia o residuo del desinato.
Appojalibbarda agg.vo m.le e solo m.le che ad litteram
è che poggia l’alabarda e fa riferimento
al goloso inveterato che, da scroccone, dovesse comportarsi alla manier di chi vuole scroccare qualcosa o, piú
genericamente, intende profittare di una
situazione per conseguire risultati favorevoli, ma non espressamente previsti
per lui. Temporibus illis, al tempo del viceregno spagnolo (1503 e ss.) i soldati iberici, di stanza in quelli che
poi sarebbero stati chiamati quartieri (spagnoli) a monte della strada di
Toledo, erano usi aggirarsi all’ora dei pasti per le strade della città
di Napoli e fermandosi presso gli usci là dove annusavano odore di cibarie
approntate, lí poggiavano la propria alabarda
volendo significare con detto gesto di aver conquistato la posizione;
entravano allora nelle case e si accomodavano a tavola per consumare a scrocco
i pasti. Da questa abitudine prese vita la locuzione appujià ‘a libbarda (poggiare l’alabarda [donde l’appojalibbarda
a margine]) cioè appoggiare l’alabarda
che valse dapprima : scroccare, profittare a spese altrui di un pasto e poi estensivamente profittare di una qualsivoglia situazione opportuna per conseguirne risultati favorevoli. Poiché
all’epoca i militi che si comportavano in siffatto modo erano tutti maschi
l’aggettivo [come il successivo di analogo significato] si attagliò agli uomini
e pertanto non ne fu attestata una lezione al femminile.
appujatore agg.vo m.le e solo m.le equivalante al
precedente.
cannaruto/a agg.vo m.le o f.le usato in riferimento a
colui/colei che mangi avidamente ed
abbondantemente, quasi divorando il cibo il tutto in correlazione alla, per iperbole, vastità
della propria canna della gola, strozza, gargarozzo. Va da sé che figuratamente
l’agg.vo a margine configuri la golosità,la ghiottoneria ed ancór piú l’ingordigia,
la voracità, la voglia, la brama,
l’avidità. Etimologicamente la voce a margine è un denominale del latino/greco kanna e questo dal semitico
qaneh) dove ovviamente con canna si
intende il canale della gola).
cannecchia agg.vo m.le e solo m.le equivalante al
precedente etimologicamente marcato sul
latino/greco kanna addizionato del suffisso ecchio, correlativo di acchio
suffisso alterativo peggiorativo di
sostantivi ed aggettivi ecchio corrispondente al lat. –aculu-m→aclu-m→ acchio;
di per sé poco diffuso, ma espressivo). Di per sé il suff. M.le è ecchio, ma
qui si è preferita la forma femm.le in –a
perché i napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se
maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile et versa vice ;
abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a
tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú
grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a
‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú
piccolo ), ),‘a ‘rasera (piú grande rispetto a ‘o ‘rasiere piú piccolo )fanno
eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a
caccavella.
cannecchione forma
accrescitiva m.le [cfr. il suff. -one] del pregresso.
Gavetella agg.vo f.le e solo f.le [non è attestata una
forma m.le “gavetiello”] ghiottona smodata adusa a mangiare a quattro
palmenti cosí come presuppone la
semantica del nome da cui trae; infatti etimologicamente è il diminutivo
di gàveta [che è dal lat. volg. gabĭta]
indica il grosso recipiente di legno usato per contenere l’acqua da distribuire
alle bestie ed anche il canaletto che raccoglie e convoglia le acque piovane ai
margini delle strade. Se ne deduce che iperbolicamente la ghiottona smodata à un comportamento
simile a quello di una una gàveta e convoglia cibo in maniera esagerata,
eccessiva, sproporzionata, enorme, abnorme, incontrollata.
gliutto/a agg.vo m.le e femm.le che ad litteram è l’
insaziabile,avido/a inteso nel senso di colui/colei cosí tanto ingordo/a da non
por freno all’assunzione di cibo anche quando ne abbia assunto oltre il lecito.
Voce che continua il lat. glǔttu-m con dittongazione della ǔ→iu.
gliuttone/a agg.vo m.le e femm.le che è l’accrescitivo del precedente.
guliuso/vuliuso-osa agg.vo m.le e femm.le che nella
doppia lezione ad litteram è in primis:
voglioso/a, bramoso/a ed estensivamente avido/a, ingordo/a e connatura colui o
colei che è cosí fremente per il desiderio di gustare appetitose vivande, da starne in continua
ricerca e/o richiesta. Ò parlato di doppia lezione atteso che la voce in esame etimologicamente
è un denominale di golio/volio per il passaggio metaplasmatico di g a v cfr.
gunnella/vunnella – golpe/volpe – gallina/vallina etc.).\
guzzo agg.vo m.le e solo m.le [non è attestata una forma
f.le “guzza”] ghiottone inveterato ed eccessivo la cui fame smodata lo fa
tenere un comportamento riconducibile a quello della gozza [sostantivo, forma
abbreviata di gor-gozza da cui trae etimologicamente] il tubo dell’apparato
digerente aduso a convogliar cibo nello stomaco.
leccardo/a agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in
primis: crapulone/a aduso/a a leccare i cibi prima ancora di assumerli per
prolungare il piacere con l’attesa; per estensione mangione/a. Voce
etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre
addizionato del suff. "ardo/a” suff. peggiorativo di origine germanica
(-ard),usato per formare agg.vi. o
s.vi.; in origine fu -adro, poi –ardo, suffisso presente in
aggettivi e sostantivi spesso giunti in italiano e nel napoletano attraverso il francese
(gagliardo,testardo, vegliardo).
leccarulo agg.vo m.le che come il pregresso è in primis: crapulone/a aduso/a a leccare i
cibi prima ancora di assumerli per prolungare il piacere con l’attesa; per
estensione mangione/a. Voce etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre addizionato del suff. “ulo suffisso
aggettivale che continua il lat. olus/ola
e che unito ad aggettivi o sostantivi forma alterati con valore
diminutivo, o vezzeggiativo (bestiola), oppure stabilisce una relazione, una
provenienza, un’abitudine.Nella forma ulo è suffisso anche di sostantivi: ess.:
fasulo, pennarulo.
Leccaressa agg.vo
f.le che è usato quale femminile sel pregresso
ed è in primis la crapulona adusa a leccare i cibi prima ancora di
assumerli per prolungare il piacere con l’attesa; per estensione: mangiona Voce
etimologicamente dal lat. volg. *ligicāre
addizionato del suff. f.le “essa” suffisso femminile che continua il greco iσσα (issa) pervenuto attraverso la Bibbia nel lat. volg.
per formare parole femminili indicanti titoli, dignità e poi professioni o
mestieri o comportamenti [in voci deverbali].
lupone/a agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in
primis: sperecchia-mense aduso/a a non lasciare con gli altri il desco su cui à
mangiato, ma procrastinare l’uscita di sala per cibarsi di eventuale cibo residuale nei piatti altrui tenendo ad un dipresso, per iperbole il comportamento di un lupo affamato che continui a frugare, rovistando là dove i
suoi pari si sono rimpinzati; per estensione ingordo/a. Voce etimologicamente
accrescitivo di lupu-m.
sbudellone/ona agg.vo m.le o femm.le che ad litteram è in
primis: mangiatore/trice avido/a aduso/a
a stripparsi senza ritegno; per estensione golosone/a. Voce etimologicamente
deverbale di sbudellà che è da budello [voce dal lat. botĕllus,
dim. di botŭlus «salsiccia»].
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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