UNA DESUETA PAROLA: BACARINA
Questa volta è stato il
caro amico C. D. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) non avendo trovato alcun riscontro
nei lessici dell’idioma napoletano in
uso, a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato ed origine della desueta parola in epigrafe, usata [sebbene in una strana
forma maschilizzata: “bacarino” da Libero Bovio in un suo gustoso sonetto: ‘O
zi’ ‘e ll’America. Gli ò risposto che à cercato invano la voce perché in quella
forma declinata al maschile la usò solo Bovio e nessun altro. Anzi, a lume di
naso, ritengo che il poeta l’avesse usata correttamente al femminile:”bacarina”
e con ogni probabilità il suo autografo fu interpretato malamente da chi stampò
il sonetto talché ci pervenne l’endecasillabo: “‘nu bacarino cu ‘o cammenatore”
in luogo di “‘na bacarina cu ‘o cammenatore”
dove con “cammenatore” si intese
il cavallo, mentre con “bacarina” lètto “bacarino” si indicò un calessino a due
posti essendo bacarina/o il diminutivo di “bàcara” prestito siciliano
etimologicamente marcato sull’arabo
bakara di analogo significato. E qui penso di poter far punto convinto
d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico C.D. ed interessato qualcun altro
dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste
paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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