venerdì 29 marzo 2019

UNA DESUETA PAROLA: BACARINA


UNA DESUETA PAROLA: BACARINA
Questa volta è stato il  caro amico C. D. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) non avendo trovato alcun riscontro nei lessici  dell’idioma napoletano in uso,   a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato ed origine della desueta parola    in epigrafe, usata [sebbene in una strana forma maschilizzata: “bacarino” da Libero Bovio in un suo gustoso sonetto: ‘O zi’ ‘e ll’America. Gli ò risposto che à cercato invano la voce perché in quella forma declinata al maschile la usò solo Bovio e nessun altro. Anzi, a lume di naso, ritengo che il poeta l’avesse usata correttamente al femminile:”bacarina” e con ogni probabilità il suo autografo fu interpretato malamente da chi stampò il sonetto talché ci pervenne l’endecasillabo: “‘nu bacarino cu ‘o cammenatore” in luogo di “‘na bacarina cu ‘o cammenatore”    dove con “cammenatore” si intese il cavallo, mentre con “bacarina” lètto “bacarino” si indicò un calessino a due posti essendo bacarina/o il diminutivo di “bàcara” prestito siciliano etimologicamente  marcato sull’arabo bakara di analogo significato.   E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico C.D. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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