lunedì 8 aprile 2019

IL VERBO SPOSARE ED I SUOI CORRISPONDENTI NELL’IDIOMA NAPOLETANO


IL VERBO SPOSARE ED I SUOI CORRISPONDENTI  NELL’IDIOMA  NAPOLETANO

Comincio sùbito col dire che la voce toscana in epigrafe è voce (etimologicamente dal lat. sponsare 'fidanzarsi', deriv. di sponsus, part. pass. di spondìre 'promettere') che può essere usata indifferentemente riferita sia all’uomo che alla donna, mentre nell’idioma  napoletano, d’uso corrente, abbiamo due verbi che traducono lo sposare italiano e sono:
‘nzurà/’nzurarse che si usa riferito all’uomo, mentre riferito alla donna occorre usare ‘mmaretarse.
Analizziamo le singole voci;
- nzurà/’nzurarse esattamente è prendere in moglie e dunque sposare/sposarsi; il verbo a margine infatti quanto all’etimo è dal latino in + uxorare = prendere in moglie;
- ‘mmaretà/mmaretarse è invece prendere marito; va quindi riferito alla donna che sposandosi prende marito; quanto all’etimo è dal latino in + maritus 'marito'; e già il latino ebbe maritare, derivato di maritus 'marito';
Rammenterò ora che nell’idioma  napoletano, oltre alle voci indicate vi fu un tempo una voce (peraltro non più in uso, né nel parlato, né nello scritto) che ebbe carattere generico (simile allo sposare toscano ) tanto da fare usare la voce sia riferita all’uomo che alla donna; tale voce fu ‘nguadià/’nguadiarse che significò esattamente prometter nozze ed estensivamente sposare, prender marito o prender moglie, [con etimo dal lat. med. inguadiare = dare garanzie].
Raffaele Bracale

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