“TENÉ
MENTE” E “TENÉ A MMENTE”
Sovente le due espressioni napoletane in epigrafe,che a
tutta prima sembrano uguali, ma sono solo simili, soprattutto da chi non è
avvezzo all’idioma partenopeo vengono confuse ed usate a sproposito, cosí come
faceva, uno per tutti, il tenore Luciano Pavarotti e qualche suo imitatore che
interpretando la notissima Torna a Surriento usava articolare: “Tiene a mmente”
laddove il poeta, Giambattista De Curtis aveva scritto “Tiene mente”.
Tento di fare chiarezza. Le due espressioni: tené mente” e “tené a mmente” sono ambedue
costruite con il verbo tenér/tènere [che
è dal lat. teníre, corradicale di tendere 'tendere'] ed il sostantivo mente; il
verbo mantiene nelle due espressioni il significato di tenere, avere, mantenere
mentre il sostantivo mente [dal lat. mente-m] nella espressione “tené mente”
vale sguardo attenzione, cioè porre attenzione(a qualcuno/qualcosa) oppure
posare lo sguardo (su qualcuno/qualcosa) e cioè, succintamente, l’espresione
sta per guardare, vedere; invece nell’espressione “tené a mmente” [con la
geminazione consonantica della emme [dovuta alla preposizione semplice a] mente
vale ricordo, memoria (di qualcuno/qualcosa) e, succintamente l’espressione
vale ricordare, rammentare. Va da sé che se qualcuno sta guardando
qualcuno/qualcosa non sta frugando nella propria mente, ma tutt’al piú, sta immagazzinando un dato. Ecco perché è
errato confondere il “tené mente” con
il “tené a mmente”. Satis est.
R.Bracale
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