19 ICASTICHE LOCUZIONI
1. AÍZA,
CA VENONO ‘E GGUARDIE
Ad
litteram: alza (la merce e portala via
giacché possono giungere i
rappresentanti della forza,(sequestrarti la merce e contravvenzionarti.)
Locuzione usata un tempo quando a Napoli era vivo e fiorente il contrabbando
d’ogni genere e si volesse consigliare il venditore a portar via la merce per
non incorrere nei rigori della legge rappresentata dai suoi tutori che qualora fossero
intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che elevare pesanti
contravvenzioni.
Oggi
la locuzione è usata per convincere un inopportuno interlocutore a liberarci della sua presenza anche se
costui non abbia merce da portar via né
si paventi reale intervento di polizia
municipale o altri tutori della legge.
2. ARRICIETTE
‘E FIERRE E GHIAMMUNCENNO
Ad
litteram: raccogli i ferri del mestiere ed andiamo via. Locuzione
usata a mo’ di perentorio comando dagli
artieri e rivolta ai propri, meglio al proprio garzone affinché raccolti i
ferri usati per svolgere il lavoro, li riponga in un contenitore da asporto e
ci si possa allontanare dal luogo, ove si lavori o si sia lavorato, per far
ritorno alla bottega. Il verbo arricettà,
reso con l’italiano raccogliere
deriva originariamente dal termine
ricietto che significa tregua, pace
e nella locuzione vorrebbe quasi intendere che ai ferri occorre dare,dopo una
giornata di lavoro, finalmente tregua, non tenendoli piú sparsi a dritta e
mancina, ma raccolti nel loro
contenitore.
Modernamente la locuzione è usata all’incirca
con la stessa valenza della
precedente quando si voglia sollecitare
un importuno a lasciarci liberandoci della sua sgradita presenza.
3. A
PPESIELLE PAVAMMO
oppure NE PARLAMMO.
Ad
litteram: al tempo dei piselli pagheremo
oppure ne parleremo. Locuzione con
la quale si tenta di rimandare la soluzione dei debiti o dei problemi a
tempi migliori. In tempi remoti la
locuzione posta sulla bocca di un contadino voleva dire: pagherò i miei debiti
al tempo della raccolta dei piselli, quando farò i primi guadagni della
stagione; posta invece sulla bocca di un
medico o peggio d’un becchino aveva l’aria di una minaccia vvolendo
significare: al tempo dei piselli ti necessiterà la mia opera o perché cadrai
in preda di coliche che l’ortaggio ti
procurerà, o - peggio ancora - ne
decederai!
4. AVUTÀ FUOGLIO
Ad
litteram: girare il foglio ovverossia:
mutare argomento, cambiare discorso, soprattutto quando lo si faccia
repentinamente acclarata la
impossibilità di sostenere piú oltre
proprie argomentazioni chiaramente prive di forza e vuote di corposo
sostrato dialettico.
5. AVUTÀ ‘O SCIAVECHIELLO
Ad litteram: girare il rastrello ovverossia: mutare posizione, girare le spalle,
dar le terga ad argomenti o a stati, momenti sgraditi. La locuzione è mutuata
dal comportamento dei pescatori di telline o altri piccoli molluschi che si
raccolgono rastrellando la battigia umida, dove essi si annidano,con una sorta
di rastrello munito di reticella che di solito viene faticosamente spinto in
avanti per smuovere l’arena bagnata e trarne i molluschi. Allorché l’operazione
diventa troppo faticosa i pescotori spostano il rastrello alle spalle ed invece
di spingerlo, lo trascinano ottenendo, con minore fatica, ugualmente buoni
risultati (si lavora di piú a spingere
che a tirare o trascinare!). La voce sciavechiello= rastrello con rete è
un s.vo diminutivo maschilizzazione del femm.le sciaveca = sciabica che è
grossa rete a strascico munita di ampio sacco centrale ed ali laterali sorrette
da sugheri galleggianti, che viene calata in mare in prossimità della
battigia e poi faticosamente tirata a
riva a forza di braccia dai pescatori che per poterlo piú agevolmente fare sogliono entrare in acqua fino a restare
a mollo con il fondoschiena donde l’espressione: stà cu ‘e ppacche dint’ a ll’acqua id est: star
con le natiche in acqua per
significare oltre che lo star lavorando
faticosamente anche lo star in grande miseria nella convinzione
(sia pure erronea) che il mestiere di pescatore non sia mai abbastanza remunerativo.
Etimologicamente
la parola sciaveca pervenuta nel toscano come sciabica è derivata al napoletano (attraverso lo
spagnolo xabeca) dall’arabo shabaka da cui anche il portoghesejabeca/ga. Rammento al proposito che essendo lo sciavechiello
(rete/rastrello) notevolmente piú piccolo della rete sciaveca, si è resa
necessaria la maschilizzazione del nome (al di là del diminutivo) dovuta al
fatto che in napoletano un oggetto (o
cosa quale che sia) è inteso, se maschile, piú piccolo o contenuto del
corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande
rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande
rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande
rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande
rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o
caccavo piú grande de ‘a caccavella.
6. ‘A MADONNA V’ACCUMPAGNA
Ad litteram: La Madonna
vi accompagni Locuzione augurale che si suole rivolgere a chi, dopo
d’averci fatto visita, ci stia lasciando
per fare ritorno al proprio domicilio , perché nell’affrontare la strada non
incorra in pericoli inattesi, ma sia protetto nel suo andare dalla vigile
compagnia della Vergine.Talvolta però quando la compagnia del visitatore sia stata noiosa ed importuna
e la visita si sia protratta eccessivamente è facile che colui che congeda il
visitatore all’accomiato augurale
riportato in epigrafe aggiunga tra i denti un molto meno augurale: e ‘o diavulo ve porta (e il diavoli vi porti via).
7. ‘A MAL’ORA ‘E CHIAIA
Ad litteram: la cattiva ora di Chiaia. Detto, ancóra oggi, quale caustica
apposizione di ogni momento in cui si devono svolgere incombenze che non si
possono delegare ad altri e che, obtorto collo, occorre portare a
compimento. Storicamente la locuzione nacque a significare quel cattivo orario (tardo pomeridiano )
durante il quale le donne abitanti nei
pressi della zona di Chiaia, si recavano insieme sulla vicina spiaggia ( in
latino: plaga, da cui Chiaia) per sversare in mare il contenuto dei graveolenti
vasi di comodo detti in napoletano canteri in cui le famiglie
depositavano i propri esiti fisiologici.
8. A MMORTE ‘E SÚBBETO
Ad litteram: subitaneamente, repentinamente Locuzione
avverbiale che viene usata soprattuto
quando si voglia significare ad un proprio sottoposto che l’ordine
ricevuto deve esser eseguito in maniera subitanea, repentina, senza por tempo
in mezzo tra l’ordine e la sua esecuzione
che deve avvenire con la stessa celerità con cui avviene una morte repentina.
9. APPUJÀ ‘A LIBBARDA
Ad litteram: appoggiare l’alabarda id
est: scroccare, profittare a spese altrui. Locuzione antichissima risalente al
periodo viceregnale, ma che viene tuttora usata quando si voglia commentare il violento atteggiamento
di chi vuole scroccare qualcosa o, pi ú
genericamente, intende profittare di una
situazione per conseguire risultati favorevoli, ma non espressamente previsti
per lui. Temporibus illis i soldati spagnoli erano usi aggirarsi all’ora dei pasti per le strade della città
di Napoli e fermandosi presso gli usci là dove annusavano odore di cibarie
approntate, l í poggiavano la propria alabarda
volendo significare con detto gesto di aver conquistato la posizione;
entravano allora nelle case e si accomodavano a tavola per consumare a scrocco i
pasti.
10. ‘A SOTTO P’’E CHIANCARELLE!
Ad litteram: Di sotto, a causa dei panconcelli! o meglio Attenti, voi che state di sotto,
ai panconcelli È l’avvertimento che usano gridare dall’alto ai
passanti gli operai che provvedono alla demolizione di edifici,
affinchè i passanti stiano attenti ad eventuali cadute di materiali; nella
fattispecie stiano attenti alla caduta dei panconcelli, strette doghe , per
solito, di stagionato legno di castagno
che poggiate trasversalmente sulle travi portanti facevano da sostrato e sostegno ai solai
delle abitazioni; l’improvviso cedimento di detti panconcelli avrebbe potuto comportare grossi danni.
Oggi, per traslato, la locuzione viene
usata quando si voglia avvertire che ci si trova davanti ad una
situazione grave o foriera di pericolo,
o quando ci si vuole dolere di non aver fatto a tempo ad avvertire gli altri dell’approssimarsi d’un danno e il danno stesso si sia già manifestato.
11. ALLERTA, ALLERTA
Ad
litteram: all’impiedi, all’impiedi id
est: sbrigativamente e celermente; detto di cose portate a termine con grandissima rapidità, rinunciando ad ogni
comodità - quale ad es. quella di sedere - pur di concludere l’intrapreso il pi
ú presto possibile; va da sé che una cosa fatta allerta allerta può comportare
il rischio che non venga fatta secondo i
canoni previsti e dovuti, ma - al contrario -
in modo rabberciato.La locuzione è usata spessissimo in riferimento ad
un veloce, inatteso e disimpegnato rapporto sessuale che altrove è indicato con
l'espressione: farse 'na basulella. (vedi
qui di seguito).
12. FARSE ‘NA BASULELLA.
Espressione intraducibile ad litteram con la
quale si indica il portare a compimento un veloce, disimpegnato e forse
inatteso rapporto sessuale, condotto a termine alla meno peggio, magari per
istrada, all’impiedi o pi ú precisamente
allerta allerta.
13. ARROSTERE ‘O CCASO CU ‘A CANNELA
Ad litteram: arrostire il cacio con la candela piú consonamente affumicare il cacio con la candela id est:
cercare di ottenere qualcosa con mezzi inadeguati come sarebbe tentare
di ottenere l’affumicatura di un formaggio
con l’ausilio di una candela; impresa impossibile stante la scarsità dei
mezzi usati.
14. ASSECCÀ ‘O MARE CU ‘A CUCCIULELLA
Ad litteram: prosciugare il mare servendosi
della minuscola valva di una arsella
Locuzione che, come la precedente significa:
tentare un’impresa disperata, qui con l’aggravante di voler conseguire una cosa
inutile oltreché impossibile: nessuno riuscirebbe, anche avendo a
disposizione grandissimi mezzi, a vuotare
il mare.
15. ACCATTARSE ‘O CCASO.
Ad litteram: portarsi via il formaggio. Per la verità nell’idioma napoletano il verbo accattà
significa innanzitutto: comprare,
ma nella locuzione in epigrafe bisogna
intenderlo nel suo significato etimologico
di portar via dal latino: adcaptare iterativo di capere
(prendere).
La locuzione non à legame alcuno con il fatto
di acquistare in salumeria o altrove del formaggio; essa si riferisce piuttosto
al fatto che i topi che vengono attirati
nelle trappole da un minuscolo pezzo di formaggio, messo come esca, talvolta
riescono a portar via l’esca senza restar catturati; in tal caso si usa dire ca
‘o sorice s’è accattato ‘o ccaso ossia che il topo à subodorato il
pericolo ed è riuscito a portar via il
pezzetto di formaggio, evitando però di esser catturato. Per traslato, ogni
volta che uno fiuti un pericolo incombente
o una metaforica esca approntatagli, ma se ne riesce a liberare, si dice che s’è accattato
‘o ccaso.
16. AÍZA ‘NCUOLLO E VATTÉNNE
Ad litteram: alza addosso e va’ via; id
est: caricati indosso quanto di tua competenza ed allontanati. Robusto modo di
invitare qualcuno, probabilmente perché importuno, ad allontanarsi avendo cura di portar via con sé
quanto di sua spettanza, per modo che non abbia a scusante, per ritornare, il
fatto di dover recuperare il suo. Anticamente era, sia pure limitatamente alla
prima parte della locuzione l’ordine che si impartiva ai facchini, affinché
principiassero sollecitamente la loro incombenza di trasportar merci o altro issandole sulle loro robuste spalle;
oggi, limitatasi la locuzione ad un invito, sia pure perentorio ad allontanarsi
che viene rivolto agli importuni, l’aiza ‘ncuollo della locuzione è
pletorico e viene mantenuto per non guastare
il sapore di antico di cui è pervasa
l’espressione.
17. AVIMMO FATTO ASSAJE!
Ad litteram: abbiamo fatto molto! Ironica locuzione,
da intendersi in senso chiaramente antifrastico, che viene pronunciata come amaro commento da chi voglia far
intendendere ad un suo ipotetico
compagno di ventura di aver completamente mancato il comune centro prefissosi,
e di non aver concluso nulla dell’intrapreso, anzi di essersi affaticati
inutilmente in quanto il risultato del loro operato è stato completamente nullo
e non si è ottenuto alcun risultato concreto, che se pure ci fosse, sarebbe
cosí piccola cosa rispetto all’impegno profuso, da non esser tenuto in alcun
conto.
18. A LA SANFRASÒN oppure SANFASÒN
Ad litteram: alla carlona; detto di tutto ciò che venga fatto alla meno peggio, senza attenzione e misura,
in modo sciatto e volutamente disattento, con superficialità e senza
criterio.La voce avverbiale
sanfrasòn/sanfasòn è, pari pari, corruzione del francese sans façon
(senza misura).
19. AZZUPPARSE ‘O PPANE.
Ad litteram: intinger per sé il pane id est: godere delle altrui difficoltà,
compiacersene commentandole malevolmente con cattiveria ed acrimonia, al fine
di peggiorare la situazione morale di chi si trovi in difficoltà, quasi
intingendo metaforicamente un pezzo di pane nelle disgrazie del malcapitato,
per assaporare fino in fondo il
patimento di chi si trova a percorrere un duro cammino.
Brak
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