domenica 26 gennaio 2020

ARRASSUSIA! ed altro


ARRASSUSIA! ed altro
Tipica, usatissima locuzione avverbiale esclamativa partenopea che vale Lontano sia!, Non sia mai!   formata dall’aggettivo arrasso  e dal congiuntivo ottativo sia; etimologicamente,a mio avviso l’espressione parte – come ò detto – da un aggettivo/avverbio: arrasso  (derivato dall’arabo arah/arasa = lontano), aggettivo cui è agglutinato il congiuntivo ottativo sia (che è dal lat sit).
Per amor di completezza ricorderò che il compianto amico prof. Carlo Iandolo  nel suo Dizionario Etimologico Napoletano ipotizza per arrassusia una derivazione dal lat. abrasum-sit= sia cancellato!  Tuttavia l’ipotesi non mi convince  e mi dispiace non esser d’accordo con l’amico Iandolo,ma me lo impongono due considerazioni: 1) semanticamente è pressoché impossibile (o almeno io non ci riesco!) stabilire  o cogliere un punto di contatto tra il “sia cancellato!”del latino ed i  lontano sia!, non sia mai!” del napoletano; 2) morfologicamente poi trovo un po’ troppo macchinoso il passaggio da abrasum ad arrasso: nulla da eccepire sulla probabile  assimilazione regressiva br→rr  ma mi  lascia molto perplesso quella geminazione della iniziale sibilante (s) scempia che normalmente in napoletano mi pare evolva nella palatalizzazione ( s+vocale → sci  cfr. simia→scigna – semum→scemo) e non nel raddoppiamento.
Analoga alla locuzione or ora esaminata è l’espressione: MANCO ê CANE!,analoga sí, ma permeata di un maggior sostrato apotropaico. L’espressione infatti va tradotta ad litteram: Neppure ai cani!e la si puó cogliere sulle labbra di chi, in presenza di un fatto increscioso, deplorevole, deprecabile, fastidioso, imbarazzante,increscevole, o nell’ipotesi di un accadimento che possa rivelarsi  scocciante, seccante, sgradevole, spiacevole fa voti che quel fatto e/o accadimento che si preannuncia troppo importuno, molesto, noioso non   accada  né a lui, ma addirittura neppure ai cani. Rammento in chiusura che la locuzione testé esaminata va opportunamente scritta cosí come ò fatto e cioè: “manco ê cane!” e non – come, purtroppo, in taluni sprovveduti autori mi è occorso di leggere  “manco ‘e cane!” che andrebbe tradotta : neppure i cani e non renderebbe l’esatta idea che la locuzione (nella quale i cani sono destinatari e non attori agenti ) vuol dare atteso che in napoletano la‘E(pronunzia chiusa)  rappresenta gli art. determ. m.le e f.le plurale i, gli, le e  si premette ai vocaboli maschili o femminili plurali; deriva dal lat.  (ill)ae(s), 'quelli 'di influsso osco; la  caduta per aferesi della prima sillaba (ill) comporta la doverosa indicazione di un segno diacritico (‘);la particolarità di questo articolo è che quando sia posto innanzi ad un vocabolo femminile , ne comporta la geminazione della consonante iniziale (ad es.: ‘e pate voce maschile, ma ‘e mmamme  voce femminile, ‘e figlie= i figli voce maschile, ma ‘e ffiglie= le figlie voce femminile etc.); la geminazione è ovviamente  prevista quando la consonante iniziale del vocabolo femminile sia seguita da una vocale e non da un’altra consonante (ad es. ‘e ppatane= le patate, ma ‘e stanze= le stanze); mentre la “ê”( sempre pronunzia chiusa) rappresenta le preposizioni articolate plurali ai, a gli , alle ed è  crasi della preposizione  a + l’articolo  ‘e (i, gli, le). Satis est
Raffaele Bracale


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