giovedì 30 gennaio 2020

BRELLOCCO


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BRELLOCCO
Mi è stato chiesto, via e-mail,  dal  caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome), , di spendere qualche parola che sia chiarificatrice  per illustrarne gli esatti  significati e portata del termine in epigrafe  stante la gran confusione che regna intorno al medesimo.Riscontro qui di sèguito,  illico et immediate la richiesta.
Con il sostantivo maschile brellocco (che è dal francese breloque con raddoppiamento espressivo della consonante laterale alveolare [L]) nell’idioma napoletano si intende 1 in primis ed originariamente un ciondolo,  un ninnolo, un pendaglio, un pendente,un  vezzo  prezioso da portare al collo appeso ad una catenina, catenella, collier, collare e simili, 2 per estensione qualsiasi  spilla,  anello, gioiello,monile munito di luccicante pietra preziosa e segnatamente smeraldo, topazio  o soprattutto sfavillante brillante solitario montati su castoni di metalli nobili quali oro o platino; infine 3 per traslato con il termine in esame si fa riferimento, nel linguaggio popolare e familiare a  qualsisi soggetto,[e segnatamente si vuole intere un/una figlio/figlia]  che nella ambiente,nel giro,nella  cerchia domestico/a sia considerato al confronto di suoi omologhi , amato/a, amatissimo/a, caro/a, carissimo/a, beneamato/a, favorito/a, prediletto/a, preferito/a da un o  ambedue i genitori con riferimento soprattutto alla mamma donde la locuzione: essere ‘o brellocco ‘e mammà [essere il ciondolo prezioso di mamma ]ed il riferimento semantico di questa terza accezione sta nel fatto il/la prediletto/a sarebbe portato/a al collo  a guisa di un pendaglio prezioso. A margine e completamento di  quest’ultimo significato   in esame ricordo qui la differenza che intercorre tra  le espressioni tené a uno appiso 'ncanna  e  purtà a uno appiso 'ncanna  che ad litteram valgono rispettivamente : tenere uno appeso alla gola e  portare uno appeso alla gola; la prima locuzione à una  valenza negativa mentre la seconda ne à una  positiva e si usa per significare di avere una spiccata preferenza per una persona, quasi portandola al collo a mo' di preziosa pietra o  medaglia benedetta; nella valenza negativa la locuzione è usata per indicare una situazione completamente opposta a quella testé illustrata, quella cioé in cui una persona generi moti di repulsione e di fastidio a mo' di taluni pesanti, tronfi monili che messi al collo, finiscono per infastidire chi li porti.Chiarisco qui che per meglio determinare la valenza della locuzione, quella positiva è segnalata dall'uso del verbo purtà[ dal lat. pŏrtare = portare] comportante una scelta volontaria, mentre  quella negativa  è connotata dall'uso del verbo tené[ dal lat. tĕnēre =tenére, mantenere, reggere, sostenere ]che include una sorta di sopportazione dovuta ad una imposizione.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A.  ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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